Schizzati alle stelle i prezzi di riso, grano, masi, ecc. i biocarburanti non più così tanto popolari, considerata la massa di popolazione mondiale a rischio-fame.
Tra le cause principali, oltre al prezzo crescente dell'energia e all'impennata nella domanda di derrate alimentari dei paesi emergenti, è emersa la produzione di biocarburanti.
I principali paesi produttori, Brasile e USA in testa (seguiti da Francia e altri paesi occidentali) di bioetanolo e simili contestano l'accusa recentemente avanzata anche al vertice FAO. E le aziende produttrici, con relative lobby e agenzie di comunicazione, si stanno attrezzando al delicato crisis management incombente.
Ad esempio martedì 3 giugno in tanti abbiamo letto il publiredazionale pubblicato sul Sole 24 Ore da Abengoa Bioenergy a sostegno del bioetanolo. L'azienda, maggior produttrice mondiale (presente in 70 paesi) di bioetanolo, oltre a presentare una sezione apposita sul proprio sito, pubblica un quarto di pagina in cui dice:
Falso: Le colture per la produzione di bioetanolo stanno sostituendo le colture ad uso alimentare
Verità: poi una serie di frasi estrapolate da uno studio del 2006 dell'Agenzia Europea dell'Ambiente...
E' la prima mossa che leggo, assieme alle contestazioni americane e brasiliane di questi giorni, di quella che promette di diventare una lunga battaglia sulla definizione del frame biocarburanti-crisi agroalimentare. Vedremo chi la spunterà, tenendo anche conto del non secondario ruolo di altri produttori di carburanti. Oggi il vertice FAO sembra in enpasse proprio sui biocarburanti (oltre che sulle liberalizzazioni di mercato).
Intanto devo dire che l'associazione italiana di produttori di biodiesel (Assobiodiesel) non ha proprio il sito più aggiornato del mondo... Interessante oggi anche un articolo uscito sul Sole24Ore sul fatto che le speculazioni finanziarie di alcuni fondi d'investimento stanno spingendo in alto - anche dal punto di vista finanziario - la domanda dell'agroalimentare.
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