domenica 2 novembre 2014

Glow Worms: sono solo lucciole? L'autobiografia di TMF

Sono un appassionato di biografie di comunicatori e quando ho letto il tweet di Toni Muzi Falconi sull'uscita della sua autobiografia, Glow Worms, non ho potuto trattenermi: dopo aver seguito il link e scaricato l'ebook ho messo da parte le altre letture in corso per divorarmelo in pochi giorni.
Glow Worms, biased memoirs of a public relator, autobiografia in inglese, è una lettura piacevole e piuttosto interessante.
Piacevole per l'atteggiamento disincantato e autoironico dell'autore che non ha scritto un'autocelebrazione, risultando anzi a volte fin troppo autocritico come quando definisce la sua bio onanistic, narcissistic, navel-gazing exercise of consigning my musings to paper...
Interessante perché credo abbia spunti molto stimolanti per noi PR e perché ripercorre una buona parte della storia della nostra professione in Italia. 
Nel libro infatti vengono raccontati oltre 50 anni di attività di TMF a partire dalle prime esperienze in 3M fino ad arrivare alla consulenza, passando per l'attività giornalistica. E poi ancora la mitica SCR e l'attività di volontarismo a favore della comunità nazionale (principalmente in Ferpi) e e internazionale (principalmente in Global Alliance) passando per l'attività accademico-universitaria.
In realtà trattandosi di un autobiografia a 360°, il libro non trascura la vita personale di Toni: dalla famiglia alle relazioni sentimentali, e la passione politica mai spenta che ha attraversato alti e bassi e che (si percepisce) ha comunque fortemente influenzato il pensiero e il percorso di TMF.
La parte iniziale - che a me era totalmente sconosciuta -  parla della gioventù di Toni e le sue avventure di bambino e teenager tra San Francisco, Roma, la Svizzera, la Bulgaria e l'Indonesia, al seguito inizialmente dei genitori diplomatici. Una parte interessante di per sé per la varietà degli incontri e degli accadimenti, quindi a tratti anche divertente...
La mia curiosità è stata comunque decisamente più stimolata dalla narrazione delle esperienze in 3M e delle vicende di SCR (clienti come Banco Ambrosiano e Publitalia, nonché la nascita del Gorel)* oltre che degli incontri (e relative impressioni) con alcuni personaggi come Steve Jobs e del capolavoro di TMF che - a mio avviso - sono gli Stockholm Accords.
Creo valga la pena leggere queste memorie, soprattutto per chi ama le relazioni pubbliche e l'aneddotica correlata, oltre che per conoscere uno dei maestri della nostra professione ancor più da vicino. 
C'è lungo tutto il libro e quindi lungo tutto il racconto della vita di TMF, la sensazione che l'autore abbia sempre cercato di lasciare un segno che rimanesse, al di là della mera esecuzione in sé e della sua temporanea efficacia; l'impressione di una forte connotazione soggettiva e personale in ogni sua attività, come qualcosa che non dovesse limitarsi a luccicare per pochi minuti, ma che potesse rimanere ai posteri (ad esempio nell'attività accademica e in quella volontaristica); qualcosa di più delle effimere lucciole (espressione della madre di TMF che dà il titolo al libro) che diventano una non troppo implicita metafora delle Relazioni Pubbliche, la controversa professione cui il nostro TMF ha dedicato la sua intera bio. Ma non solo: questo bisogno di lasciare il segno, sembra anche il frutto della relazione con l'ingombrante legacy delle famiglie, paterna e materna, con cui l'autore inevitabilmente si confronta lungo tutto il libro... e quindi lungo tutta la sua vita. 
Ai lettori della biografia l'ardua sentenza a questo punto: sono solo lucciole? Io non lo credo, voi che dite?
Il libro è scaricabile dal sito http://www.biasedmemoirs.com o dalla piattaforma Lulu, dove è anche possibile acquistarne copia cartacea. L'ebook è gratuito con l'invito a donare a favore della Cordoba Initiative - per la valorizzazione delle voci dei moderati all'interno del mondo musulmano.


*Tre aneddoti professionali importanti raccontati in questo libro possono essere ascoltati in una conferenza del 2011 in cui TMF raccontò quattro sue worst case histories (skippando i primi 7 minuti si arriva immediatamente al suo racconto): l'errore nella pubblicità di 3M; il caso del banco Ambrosiano; infine il caso di Philip Morris.

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