domenica 13 luglio 2014

Accreditamento globale delle Relazioni Pubbliche. Alcune note


E’ stato un summit molto interessante perché ci ha permesso di confrontare stato dell’arte, aspettative, proposte e idee di una ventina di associazioni molto diverse tra loro.
1- Inglesi, canadesi, americani, australiani e neozelandesi convergono sostanzialmente su un modello tradizionale che potrebbe essere riconducibile a quello dell’APR della PRSA (in realtà la CIPR inglese ha il suo), che ha compiuto ormai 50 anni proprio nel 2014 ed è un percorso impegnativo che prevede studio ed esami di verifica (seri - vedi APR su Wikipedia);
2- IABC, che (va ricordato) è un’associazione internazionale ma con una membership prevalentemente nordamericana e ha già un suo accreditamento (denominato ABC – http://www.iabc.com/abc/), ha intrapreso un percorso in partership con l’organizzazione ISO per costruire un sistema di accreditamento globale che possa essere fruito anche da non membri;
3- FEIEA, la federazione europea delle associazioni di comunicazione interni, sta in questi mesi costruendo una sorta di certificazione per la funzione Comunicazione Interna insieme alla società di consulenza Deloitte;
4- i paesi nordeuropei sono un po’ più freddi sul tema dato che i loro soci non esprimono una vera e propria esigenza in questo senso e anzi lo vedono più come un potenziale limite alla libera intrapresa;
5- altri paesi come la Svizzera, ma anche l’Italia, subiscono un po’ di più l’interventismo dello stato.
In definitiva le posizioni sono davvero tante e diverse a seconda della propria storia nazionale e professionale; l’idea di un accreditamento globale – a patto che non appesantisca il lavoro delle associazioni – e/o di un mutuo riconoscimento dei diversi accreditamenti sembrano condivise.

Una posizione pragmatica e realista – ma questo è il mio punto di vista personale – è che il modello IABC, considerati gli investimenti già fatti, la partnership di ISO (che è l’organizzazione mondiale per la definizione degli standard) e lo stato di avanzamento del progetto, sia destinato a posizionarsi come punto di riferimento primario. E forse per tutti quelli che non ce l’hanno sarebbe il più facile da accettare. Ma difficilmente chi ha già un suo accreditamento (PRSA; CIPR) rinuncerà.
NB: l’accreditamento esistente copre una piccola percentuale di professionisti delle associazioni che lo propongono. Immagino sia evidente ai più ma voglio sottolinearlo per evitare fraitendimenti: l’accreditamento è qualcosa di un po’ più impegnativo della qualifica Ferpi di Socio Professionista.

Qualche suggerimento di public speaking


giovedì 10 luglio 2014

European Communication Monitor 2014

Presentazione dello European Communication Monitor 2014. Alcuni insights su come la rivoluzione digitale abbia cambiato ruoli, compiti e routine dei comunicatori:
  • 87% degli intervistati sostiene che i canali online sono i più importanti per le organizzazioni oggi;
  • solo il 57% afferma di sapere come gestire il flusso delle informazioni:
  • 61% delle organizzazioni presenta un sito web per navigazione da mobile, ma solo il 37% ha implementato app;
  • collegare la comunicazione alle strategie di business è la sfida dei prossimi 3 anni;
  • i dipartimenti comunicazione di eccellenza sono quelli allineati al board room;
  • la maggior parte dei comunicatori ama il lavoro che fa, il 73% dei comunicatori sente aumentare la pressione e l'81% lavora oltre l'orario di lavoro;
  • l' 8% dei professionisti europei guadagna più di 150,000 euro all'anno, un buon quarto meno di 30.000 euro
  • le donne sono più brave nell'utilizzare la tecnologia digitale per il lavoro...
Altri dati scaricabili gratuitamente su: http://www.communicationmonitor.eu



Realizzato da European Public Relations Education and Research Association (EUPRERA), da European Association of Communication Directors (EACD) e da Communication Director Magazine, con il supporto di Ketchum.

mercoledì 9 luglio 2014

Change Management: è tempo di occuparsene!

Il cambiamento è il segno del nostro tempo e tutti i settori ne sono toccati. Ha a che fare con la comunicazione, l'engagement, la leadership dell/nell'organizzazione.
Ha a che fare con i responsabili comunicazione e relazioni pubbliche.
E' giusto che le funzioni di relazioni pubbliche e comunicazione siano coinvolte in prima persona (ovviamente in team con altre funzioni manageriali)?
Lo speciale «Change management: è ora di cambiare!» realizzato da Methodos per Harvard Business Review Italia analizza in profondità il mercato e contiene focalizzazioni e opinioni sul cambiamento in alcune delle industry più attive nel nostro Paese, consapevoli della prospettiva globale dello scenario nel quale operano.
Puoi scaricarlo dal sito di Methodos: dal sito:
Il change management? È ora di cambiarlo. I limiti dei sistemi tradizionali di change management risiedono nell’approccio finalistico orientato a «ottenere in fretta i risultati», spesso dettato dall’esclusiva attenzione ai risvolti di natura economico-finanziaria senza un chiaro legame con i sottostanti processi organizzativi e di business.

In un periodo di evoluzioni macroeconomiche, sociali e tecnologiche si rende necessario un nuovo paradigma organizzativo che proponga un change management sociale, responsabile e distribuito. Il moderno change management è quindi una sfida di deontologia e di responsabilità personale e collettiva: diventa fondamentale coinvolgere le persone per cambiare la cultura e migliorare i risultati.

martedì 8 luglio 2014

Gli effetti dell’engagement: turnover interno

Gli effetti dell’engagement sul turnover interno è il terzo della serie di articoli dedicati alle ricadute dell’engagement su diversi temi e ambiti aziendali, a cura di Valeria Mangiaricina...
"I costi del turnover sono costituiti principalmente da quelli di recruitment e training e, se per il Corporate Executive Board (agenzia di consulenza di livello internazionale) equivalgono al salario mensile di un dipendente medio, per Hay Group, società americana di esperti in HR, possono arrivare a superarlo addirittura del 50-150% (come citato nel paper The Evidence di Engage for Success ).

Considerando, quindi, che dai dati emersi da un report del CIPD, dipendenti più coinvolti desiderano restare nella propria azienda molto più di quanto non accada per i dipendenti poco coinvolti, è facile intuire l’interesse che le organizzazioni rivolgono alla tematica in questione. Sempre secondo il CEB, per esempio, le aziende con alti livelli di engagement possono arrivare a ridurre il tasso di turnover dell’87%."

da Impresaperta.it: Gli effetti dell’engagement: turnover interno

domenica 6 luglio 2014

Da Comunicazione Interna a Comunicazione Intera

Ho trovato questa bella presentazione sulla comunicazione interna di Giacomo Mason e Paolo Artuso, presentata nel 2008 a Forum PA. Credo racconti piuttosto bene il modello di comunicazione interna verso cui le grandi organizzazioni avrebbero dovuto spostarsi - dal modello trasmissivo classico al modello dialogico più contemporaneo. 
Allo stesso tempo, questa presentazione sconta un po' la sua età: infatti 6 anni di distanza (2008-2014) sono un epoca comunicativa nell'età dei social media. E' anche per questo che la ripropongo, perché mi dà la possibilità di riprendere in mano il fenomeno principale che ha coinvolto la comunicazione interna negli ultimi anni: da interna a intera.

Oggi il confine comunicazione interna e comunicazione esterna è (quasi) scomparso. O meglio dovrebbe essere scomparso. L'auspicio degli Accordi di Stoccolma del 2010 riguardo l'allineamento comunicazione interna e comunicazione esterna dovrebbe ormai essere realtà. Chi pratica la comunicazione interna sa che oggi le sue strategie per essere efficaci devono essere integrate nella funzione comunicazione e stakeholder management. Building Belief dell'Arthur Page Society e le riflessioni del Melbourne Mandate hanno ribadito questa imprescindibile necessità.
Molte organizzazioni tuttavia scontano ancora la tradizionale separazione funzionale: comunicazione interna in mano al dipartimento HR/personale e comunicazione esterna al dipartimento PR/comunicazione. 
Oggi il primo pubblico sono i dipendenti: i dipendenti, con la loro capacità comunicativa moltiplicata dai social media, sono il primo degli stakeholder. Stakeholder da ascoltare, di cui capire le aspettative, con cui ri-cominciare un dialogo e un processo di engagement fino a pochi anni fa sconosciuto. Da qui occorre partire per questo viaggio che permette all'organizzazione di essere più capace di ascoltare, di interpretare meglio la realtà e di diventare più sostenibile nel lungo periodo.
Per farlo occorre intervenire su prassi organizzative sedimentate e su pregiudizi/paure assai diffusi; ma è un cambiamento che va incoraggiato e argomentato all'interno delle organizzazioni con professionalità manageriali, strumenti di comunicazione, proposte di misurazione e con l'aiuto di altre discipline (psicologia, sociologia, neuroscienze in primis).

giovedì 3 luglio 2014

Sempre più Comunicazione Interna su PRanista

E' strano, ma solamente ieri ho realizzato quanto poco si parli di comunicazione interna in Italia. Sarà perché ormai da tre anni passo metà del tempo lavorativo a occuparmene e quindi davo per scontato che tutti ne parlassero. Sarà perché sono iscritto a varie newsletter e siti internazionali (Melcrum e Ragan su tutte) che mi inondano di tips, tricks and so on...
Ma in realtà a parte Impresaperta in Italia se ne parla davvero poco. Qualche giorno fa peraltro, parlando con alcuni colleghi di misurazioni annuali sulla comunicazione interna, ho visto sgranare gli occhi e chiedermi... ma perché?
In questi tre anni ho imparato ad amare la comunicazione interna, a trovarla un potentissimo strumento organizzativo, un'eccezionale leva di engagement, una potente arma per il crisis management e, anche, uno spazio di sperimentazione davvero interessante. Oltre che uno strumento di legittimazione del comunicatore nei confronti del resto dell'organizzazione.
Ho quindi deciso, a beneficio dei miei 2,5 lettori ma non solo, di focalizzare PRanista principalmente sui temi della comunicazione interna. E' qualcosa che non è particolarmente approfondito; ho l'impressione che chi ne parla, ne parli più che altro a livello teorico mentre i colleghi comunicatori interni italiani mi sembrano (giustamente) riservati e meno inclini di quanto sia io alla conversazione online.
Chi volesse unirsi a questa conversazione lo faccia senza problemi. Penso che il confronto su una specializzazione così rilevante sia molto importante.
Tenendo presente che da qualche anno a questa parte la comunicazione interna è quasi sempre integrata nella comunicazione corporate esterna; sempre meno dominio delle risorse umane; sempre più parte integrante della strategia di comunicazione globale.
Infatti oggi l'allineamento interno/esterno, che negli Stockholm Accords del 2010 veniva invocato per riuscire a costruire l'organizzazione, è una realtà e non è neppure pensabile metterla in discussione.
Mi piacerebbe da oggi provare a tracciare una mappa, post dopo post, in cui possano perlomeno essere indicati i diversi ambiti della comunicazione interna e alcuni protagonisti della scena italiana - magari a partire da bravissimi colleghi ferpini come Maria Cristina Milano.

Nuovo blog

Dal 2 gennaio pubblico i miei post su  https://pranista.blog/