martedì 26 febbraio 2013

Il dissolvimento dei soggetti intermedi

Dopo i risultati delle elezioni di ieri è un dato di fatto anche politico-elettorale: i corpi intermedi, i soggetti mediatori, i media e le lobby stanno dissolvendosi.
Che le associazioni di categoria, i sindacati e i ruoli di intermediazione (giornali e partiti) fossero moribondi ce ne eravamo accorti tutti... ma che la disintermediazione fosse in grado di scardinare dalle fondamenta il sistema!
La vittoria di Grillo e il risultato di B. da un lato e la sconfitta dei partiti tradizionali dall'altro offrono alla vista un corpo elettorale che è sconosciuto a chi dovrebbe tentare di leggere la società: dai partiti che dovrebbero rappresentarne gli interessi, ai sondaggisti e agli opinionisti, dai giornalisti agli opinion leader televisivi. 
Sento la mancanza di letture pesanti, di sociologia hard, di riflessioni che vanno in profondità...

Quale è il ruolo dei relatori pubblici? 
Io credo possa rimanere un ruolo importante, se ci sforziamo di spostarci dal ruolo di megafoni a quello di interpreti delle aspettative degli stakeholder. Ma per farlo bisogna capire chi sono gli stakeholder, come si raggruppano, se si raggruppano, come reagisce il corpo schizofrenico della società italiana, quali sono le nuove identità, come ci si relaziona con il multividuo social...
Ma dalla campagna elettorale non emerge alcuna intuizione significativa di comunicazione, alcuna iniziativa degna di rilievo da parte dei relatori pubblici... anzi sembra che i colleghi siano stati completamente assenti nella corsa elettorale e in questo importante passaggio politico.
Oggi - in un momento in cui viene riconosciuto il ruolo dallo stato - scompariamo dalla scena, quasi vittime di un dramma teatrale che rappresenta il dissolvimento del sistema di relazioni cui eravamo abituati.

domenica 10 febbraio 2013

ComuInterna & 2.0

Nella sezione di Impresaperta sono presenti alcuni documenti interessanti (prodotti da Methodos e da Duepuntozero Doxa) che mi sento di consigliare ai comunicatori interni [+esterni=aperti?].
In particolare Verso l'azienda aperta. I dipendenti, cluster o clan? e il Report dell'Osservatorio

Dal mio punto di vista, ho chiuso proprio l'altro giorno una ricerca sulla comunicazione interna, che tra tutti i vari spunti - ovviamente riservati - indica però un paio di fenomeni inaspettati, perlomeno dal sottoscritto:

  • alcuni luoghi/strumenti (gruppi aperti/chiusi su social networks, conversazioni on going su Facebook o siti di informazione locale) siano ormai parte integrante della comunicazione interna (pur non-ufficiale) 
  • altri strumenti come le assemble sindacali vengano interpretati da alcune audiences come canali di comunicazione aziendale, pur non essendolo.

lunedì 4 febbraio 2013

Social Network interno & Intranet(s)


Personalmente ho imparato a apprezzare i benefici di affiancare alla Intranet aziendale un social network (Yammer nel caso della nostra azienda) per alcuni gruppi di lavoro. 
Nel caso di un gruppo comunicazione distribuito geograficamente su tutto il globo, come quello in cui lavoro, è decisamente aumentato il grado di collaborazione e partecipazione ad alcuni processi globali e alla condivisione di risorse intellettuali e scambi di opinione su temi professionali.
Ma la scelta o l'iniziativa sono in capo spesso al dipartimento IT che (perlomeno da quel che percepisco) non valuta l'aspetto di engagement, ma che decide principalmente in base a criteri economici e di infrastrutture IT. 
Le domande che sorgono quindi sono:
Quali strumenti utilizzare per accrescere l'engagement con strumenti tecnologici: secondo voi meglio inserire strumenti social sull'Intranet esistente o affiancare all'Intranet un social network?
Quali strumenti di misurazione e quali criteri di valutazione inserire nella fase di adozione?
Su LinkedIn un novo gruppo sulla Comunicazione Interna lanciato da Impresaperta

sabato 2 febbraio 2013

La Ferpi che vorrei, secondo PRanista. Amen!


Pubblico sul blog il post che riassumeva il mio intervento a Ferpi Talk per la Ferpi che vorrei:

Roberta, purtroppo Ferpinet non funziona bene e quindi è sia letto sia utilizzato poco. Sarà fondamentale nella nuova Ferpi dotarsi anche di piattaforme di social networking adeguate (ad esempio perché non usiamo Yammer?). Comunque a parte questo, che in realtà è un po’ la cartina al tornasole di qualcosa che non funziona internamente, vorrei riportare alcuni punti che sabato ho toccato ma che in 5 minuti era impossibile approfondire.
Compatibilmente con le indicazioni per le associazioni professionali riconosciute, la Ferpi di cui vorrei essere membro attivo tra dieci anni per me dovrebbe essere un soggetto in grado di scrivere un capitolo della storia di questo paese e di questa professione.
Per farlo credo che dovrebbe:
1- essere chi fa “Cultura delle relazioni pubbliche” anzitutto con una formazione interna di ALTA QUALITA’, ma anche organizzando ogni anno un forum delle Relazioni Pubbliche nazionale a pagamento con seminari e conferenze, costruendo insieme alle università percorsi di formazione verso la professione (cfr. modello canadese Pathways to the Profession) e soprattutto tematizzando le grandi questioni sulle quali possiamo dire qualcosa. Ad esempio l’Oscar di Bilancio dovrebbe permetterci di essere protagonisti nel dibattito pubblico su trasparenza, stakeholder governance, rendicontazione, ecc.
2- consolidare e mettere a frutto il credito internazionale di cui Ferpi gode (grazie al lavoro meritorio di nostri soci in passato) partecipando attivamente alla Global Alliance, portando in Italia speaker e esperienze internazionali per confrontarci regolarmente con esse, offrendo ai soci opportunità di internazionalizzazione (incontri di networking, ecc.)
3- dimagrire e diventare una Ferpi LEAN, quindi più snella e flessibile, con meno spese fisse, meno organi sociali (non dovremmo pubblicare internamente almeno l’analisi sulla Governance del socio Luigi Norsa?); portare gradualmente la quota annuale a 100 euro (non subito ma in qualche step); trasformare il mandato del direttore (che è pagato) in un ruolo più strategico e centrale dell’organizzazione (come mi sembrava fosse Vodopivec); dare la possibilità al presidente in carica di essere protagonista del dibattito pubblico oltre che di svolgere le funzioni necessarie per la legge.
Alcune cose non ero riuscito a dirle, altre le ho meglio chiarite (spero).

Pagina originale: http://www.ferpi.it/ferpi/novita/notizie_ferpi/notizie_ferpi/tutti-a-bologna-per-ferpi-talk/notizia_ferpi/45360/11

Nuovo blog

Dal 2 gennaio pubblico i miei post su  https://pranista.blog/