Sul numero scorso di Internazionale un bellissimo speciale sull'emergenza clima richiamato dal titolo di copertina "Siamo Fritti": La grande industria paga gli esperti per convincere l’opinione pubblica che il cambiamento climatico non esiste. Invece è più grave che mai.
In particolare nell'articolo di Die Zeit (Anita Blasberg e Kerstin Kohlenberg) si descrive mirabilmente la figura di Marc Morano, collega pr, classico sporco lobbista: "diffonde il dubbio con la tastiera... non è un climatologo, non sa calcolare la pressione atmosferica... è un addetto alle pubbliche relazioni (sic: in tedesco PR manager)... è in grado di vendere qualsiasi cosa." L'innegabile fascino del cattivo tipo-Thankyouforsmoking.
Cliccando qua e là il nome di Moreno, ho scoperto DeSmogBlog Clearing the PR Pollution that Clouds Climate Science (a quanto pare famoso, riconosciuto da Time) blog di un collega canadese, Jim Hoggan, che nella presentazione del sito dichiara: "There is a line between public relations and propaganda - or there should be. And there is a difference between using your skills, in good faith, to help rescue a battered reputation and using them to twist the truth - to sow confusion and doubt on an issue that is critical to human survival. And it is infuriating - as a public relations professional - to watch my colleagues use their skills, their training and their considerable intellect to poison the international debate on climate change."
Sergio Vazzoler, proprio questo mese, pubblica su La Nuova Ecologia, rivista di Legambiente, un'interessante riflessione dal punto di vista delle RP su comunicazione ambientale, economia verde e global warming. Mi chiedo (sabato mattina appena alzato, con hangover e tutto il resto in testa) ... se ad attirarmi a questa professione non siano state proprio le mitiche e controverse figure degli sporchi lobbisti; mentre oggi a trattenermi ed a farmi amare questa professione sia l'idea che le RP invece possano contribuire al miglioramento della società e delle sue organizzazioni.
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