Eravamo andati a lavorare per far tornare tutto alla normalità, per aiutare tutti a tornare al lavoro e per ricominciare a produrre dispositivi salvavita.
Stamattina poco prima delle nove scherzavamo in sala Giotto. Sono andato da Marco in reparto e gli ho chiesto la macchina fotografica. Dovevo fare le foto dei lavori di ripristino in corso per l'assicurazione....
Mentre andavo verso l'edificio danneggiato della bloodline ho scattato qualche foto ai colleghi che entravano nei containers che avevamo allestito nel piazzale per chi non aveva uffici agibili.
Poi mi son diretto verso la bloodline. La gru veniva mossa, uno dei piani era già statop smantellato con il suo pannello da 12 tonnellate.
Poi tra il magazzino di 40 metri di altezza e la bloodline ho cominciato a camminare... ero senza casco, me lo ero dimenticato in ufficio. Ho cominciato a scattare fotografie. Gli operai dell'impresa edile erano sul tetto, scattavo, scattavo. Nel corridoio tra magazzino e bloodline. Ho incrociato il responsabile sicurezza che andava verso u altro edificio e poi ho scambiato due parole con chi guidava la gru.
Gli operai se ne stavano lì in alto. Ho scattato ancora e poi tutto ha cominciato a tremare. Il magazzino a fianco a me faceva un rumore assordante, ho cominciato a correre e guardavo in alto l'edificio bloodline: si staccavano i pannelli di cemento da 12 tonnellate e piombavano lì a a pochi centimetri. Son caduto, ho recuperato la macchina e poi ho continuato a correre. correre correre.
Son arrivato nel piazzale. Tutti erano lì sconvolti. Alcuni piangevano. Pensavo ai pannelli in volo e agli operai sul tetto. Per fortuna erano imbragati e per fortuna il pilota della gru era salvo.
Ci penso ancora. Son stato fortunato. Molto fortunato. E tutti i miei colleghi erano salvi. Ci siamo contati e ricontati. Eravamo salvi. Fortunati, molto fortunati.
Appunti di viaggio in: #Comunicazione #Geografie #Rappresentazioni #Comunità #Management #Territorio #Advocacy #PublicAffairs °RelazioniPubbliche
martedì 29 maggio 2012
mercoledì 23 maggio 2012
Percezioni distorte
E' vero
Non riesco a capire come mai la percezione esterna di questo terremoto sia così poco drammatica...
è vero non sono tantissime 5.000 persone sfollate;
è vero non sono tanti i morti;
è vero le aziende hanno voglia di riprendersi e tutti ci siamo messi a lavorare per ricostruire e non lamentarci.
Però però
In questi giorni mi pare che il terremoto sia passato in secondo piano rispetto a troppe cose: l'assassinio di Mesagne, la vittoria di Gvillo a Pavma, il G8.
Temi importanti gli altri ma mi pare secondari rispetto a un terremoto che altrimenti viene valutato solo per il numero di vittime: essendo qui 7 le vittime si tratta di un terremoto tot volte meno importante di L'Aquila perché la conta cimiteriale è proporzionalmente inferiore?
Sì può essere a livello media, che la scala di notiziabilità sia inferiore. Però ciò mi fa pensare che l'alluvione in Veneto fosse stata sottovalutata per questo stesso motivo. Ciò denota da parte dei media e dei giornalisti una scarsa capacità di affrontare temi non precotti:
Mesagne – omicidio con rischio strage, polemica fra procure;
Elezioni amministrative – il fenomeno Grillo, le varie dichiarazioni dei partiti, ho vinto io, sì, no non hai vinto tu, però (Bersani dice) noi abbiamo vinto a Garbagnate e Budrio. A Garbagnate e Budrio???
Ma quanto si è intossicato il giornalismo, il sistema media(spettacolo-informazione-politica?
Per capire e raccontare il dramma di un terremoto c'è bisogno di decine/centinaia di morti? C'è bisogno del pianto della gente per strada? C'è bisogno di che?
Oggi sull'home page di Repubblica.it siamo al 23° posto nelle notizie... ma è possibile?
martedì 22 maggio 2012
Terremoto e considerazioni sui media
22 maggio 2012
ore 4.00
Sono le 4 e sta
piovendo a dirotto, mentre la terra continua a ballare. Il pensiero va
ovviamente a chi di noi in questi giorni sta dormendo in macchina e vivendo
fuori di casa: colleghi, amici, conoscenti...
Per l'ennesima volta
oggi mi son arrabbiato con un giornale locale, una giornalista in questo caso,
che citava la nostra azienda facendo almeno un'affermazione e un'insinuazione
sbagliate.
Non che non ci sia
abituato ormai, non che non sappia che se voglio che scrivano le cose giuste
bisogna dettargliele... ma riesco tutte le volte a stupirmi della mancanza di
competenza e capacità di questi qui. Non controllano le fonti: quale dovrebbe
essere la fonte principale in questo caso? L'azienda. O un'istituzione che l'ha
visitata. Punto. Ma niente di tutto ciò.
Quando ho telefonato
alla giornalista per segnalare l'inesattezza mi ha detto che l'aveva sentito
dire dal sindaco di M. (peraltro non citato nell'articolo). Perché non ha
chiamato me? Perché l'azienda è chiusa alla domenica ha risposto!!! Solo
una risposta del genere è già significativa: dopo un terremoto l'azienda è
chiusa??? Premesso che siamo aperti 7 su 7 (do you know ciclo continuo???) e
che in redazione hanno il mio cellulare e che il cellulare e il telefono sono
anche sul sito; premesso tutto questo, il razionale assurdo è che invece di
scrivere qualcosa che sia il più aderente possibile alla realtà, ci si limita a
scrivere per scrivere. Per riempire quattro colonne e ovviamente riuscire a
piazzare un titolo sopra che la spari più grossa possibile: “Aziende in
ginocchio”.
Si badi che domenica
nel primo pomeriggio il sito web esterno era già stato aggiornato con relativo
tweet. La stessa comunicazione l'avevo affissa ai cancelli dello stabilimento,
pubblicata su intranet e spedita via email a tutti i dipendenti.
Ho fatto notare alla
solerte giornalista che al di là delle sue considerazioni personali noi abbiamo
mille dipendenti e collaboratori a M. che meritano rispetto. Persone che in
questi giorni sono perlopiù fuori di casa, in macchina o in tenda, con problemi
enormi a casa e ai quali fin dalle prime ore abbiamo cercato di offrire le
informazioni di base per evitare che fossero lasciati in una situazione di
ignoranza o disinformazione.
Chiaro che se poi un
giornale locale scrive cose erronee chissà che giudizi si formulano nella testa
delle persone.
È per questo che
credo sempre più nella necessità da parte delle organizzazioni di comunicare
direttamente e creare canali disintermediati verso i nostri stakeholder
(dipendenti, fornitori, clienti, colleghi del gruppo, azionisti, ecc.) che
vanno dal sito ai social media.
I tradizionali
mediatori, i giornalisti in primis, purtroppo tendono a sbagliare sempre più
spesso e per mille ragioni: dalla paga bassa all'overload di informazioni,
dalla fretta di andare in stampa con il maggior numero di articoli alla scarsa
conoscenza di come funzionano organizzazioni complesse come le aziende, fino
alla (mea culpa) scarsa reputazione dei PR.
Mille ragioni,
comprensibili. Ma non giustificabili. Non posso giustificare un giornalista che
si inventa la notizia e che non controlli la fonte. Ma alcuni di loro la fonte
non sanno neanche cos'è. È questo il problema.
Non chiedo un
giornalista ossequioso e prono. Chiedo un professionista in grado di scrivere
in italiano, di alzare il culo dalla sedia in redazione, di verificare la
fonte, di approfondire ci che scrive, di telefonare, di cercare un numero di
telefono.
Lo chiedo per il
rispetto anzitutto che deve ai suoi lettori, che spesso coincidono con i miei
stakeholder.
venerdì 11 maggio 2012
Tv, non TV? Il Grillo meclù!
Mi pare che il cosiddetto diktat di Grillo sia in realtà un intelligente suggerimento strategico che considera due livelli:
- uno, quello basic, ha a che fare con la generale minore capacità comunicativa (dovuta all'esperienza, ma anche ai contenuti) dei candidati 5 Stelle rispetto a politici di lungo corso che ormai da anni di mestiere fanno presenza in talk show. Questo permette anche di far arrivare messaggi videoclippati e montati a dovere o spontanei spezzoni dei Grillo show nelle piazze;
- l'altro, più sottile, riguarda il frame interpretativo entro cui va inserito il Movimento 5 Stelle; se rimane fuori dalla TV è più vero e nuovo perché è nelle piazze e nella rete, coerente con la narrazione della polis contemporanea. Se invece entra dentro lo schermo diventa immediatamente vecchia politica, deve adeguarsi ai linguaggi televisivi, alle risse da salotto di cui l'italiano (perlomeno l'italiano a cui si rivolge Grillo) è drogato ma stanco... ma chi la guarda più la tivvù?
Si tratta di una regola che non è/sarà valida per tutti e per sempre, ma assolutamente coerente con la strategia grillina di erodere e l'attuale contesto socio-politico.
venerdì 4 maggio 2012
Le RP possono mitigare l'impatto sociale della crisi?
In questi giorni - ma ormai da qualche mese come avevano cominciato a segnalare Giannino e Barisoni su Radio 24- stiamo assistendo a uno stillicidio di "brutti eventi" determinati direttamente dalla crisi: da atti di disperazione con esiti non fatali fino ad arrivare ad iniziative estreme come i (purtroppo ormai numerosi) suicidi di lavoratori e imprenditori.
Radio 24 con Disperati Mai ha promosso una campagna sociale di sensibilizzazione sul tema, che è culminata lo scorso venerdì con una giornata interamente dedicata. L'ascolto e la possibilità di uno sfogo di questa "disperazione sociale" sono stati sicuramente un segnale concreto che ha anche messo in connessione i disperati con associazioni e professionisti che potevano svolgere una qualche forma di aiuto.
Cosa possono fare le Relazioni Pubbliche che vedono nelle PMI uno dei principali stakeholder e negli strumenti dell'ascolto organizzato, del dialogo e del networking strumenti della professione, tra gli altri, di sicura utilità?
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