22 maggio 2012
ore 4.00
Sono le 4 e sta
piovendo a dirotto, mentre la terra continua a ballare. Il pensiero va
ovviamente a chi di noi in questi giorni sta dormendo in macchina e vivendo
fuori di casa: colleghi, amici, conoscenti...
Per l'ennesima volta
oggi mi son arrabbiato con un giornale locale, una giornalista in questo caso,
che citava la nostra azienda facendo almeno un'affermazione e un'insinuazione
sbagliate.
Non che non ci sia
abituato ormai, non che non sappia che se voglio che scrivano le cose giuste
bisogna dettargliele... ma riesco tutte le volte a stupirmi della mancanza di
competenza e capacità di questi qui. Non controllano le fonti: quale dovrebbe
essere la fonte principale in questo caso? L'azienda. O un'istituzione che l'ha
visitata. Punto. Ma niente di tutto ciò.
Quando ho telefonato
alla giornalista per segnalare l'inesattezza mi ha detto che l'aveva sentito
dire dal sindaco di M. (peraltro non citato nell'articolo). Perché non ha
chiamato me? Perché l'azienda è chiusa alla domenica ha risposto!!! Solo
una risposta del genere è già significativa: dopo un terremoto l'azienda è
chiusa??? Premesso che siamo aperti 7 su 7 (do you know ciclo continuo???) e
che in redazione hanno il mio cellulare e che il cellulare e il telefono sono
anche sul sito; premesso tutto questo, il razionale assurdo è che invece di
scrivere qualcosa che sia il più aderente possibile alla realtà, ci si limita a
scrivere per scrivere. Per riempire quattro colonne e ovviamente riuscire a
piazzare un titolo sopra che la spari più grossa possibile: “Aziende in
ginocchio”.
Si badi che domenica
nel primo pomeriggio il sito web esterno era già stato aggiornato con relativo
tweet. La stessa comunicazione l'avevo affissa ai cancelli dello stabilimento,
pubblicata su intranet e spedita via email a tutti i dipendenti.
Ho fatto notare alla
solerte giornalista che al di là delle sue considerazioni personali noi abbiamo
mille dipendenti e collaboratori a M. che meritano rispetto. Persone che in
questi giorni sono perlopiù fuori di casa, in macchina o in tenda, con problemi
enormi a casa e ai quali fin dalle prime ore abbiamo cercato di offrire le
informazioni di base per evitare che fossero lasciati in una situazione di
ignoranza o disinformazione.
Chiaro che se poi un
giornale locale scrive cose erronee chissà che giudizi si formulano nella testa
delle persone.
È per questo che
credo sempre più nella necessità da parte delle organizzazioni di comunicare
direttamente e creare canali disintermediati verso i nostri stakeholder
(dipendenti, fornitori, clienti, colleghi del gruppo, azionisti, ecc.) che
vanno dal sito ai social media.
I tradizionali
mediatori, i giornalisti in primis, purtroppo tendono a sbagliare sempre più
spesso e per mille ragioni: dalla paga bassa all'overload di informazioni,
dalla fretta di andare in stampa con il maggior numero di articoli alla scarsa
conoscenza di come funzionano organizzazioni complesse come le aziende, fino
alla (mea culpa) scarsa reputazione dei PR.
Mille ragioni,
comprensibili. Ma non giustificabili. Non posso giustificare un giornalista che
si inventa la notizia e che non controlli la fonte. Ma alcuni di loro la fonte
non sanno neanche cos'è. È questo il problema.
Non chiedo un
giornalista ossequioso e prono. Chiedo un professionista in grado di scrivere
in italiano, di alzare il culo dalla sedia in redazione, di verificare la
fonte, di approfondire ci che scrive, di telefonare, di cercare un numero di
telefono.
Lo chiedo per il
rispetto anzitutto che deve ai suoi lettori, che spesso coincidono con i miei
stakeholder.
caro biagio,
RispondiEliminagrazie per questa narrazione forte e chiara, che ribalta con i fatti il rapporto ufficio stampa e giornalista: è stato sempre il giornalista a pensare di volerci scavalcare, perchè noi eravamo di parte e a volte inutili. sei arrivato a dire che sono loro, in alcuni casi inutili se non dannosi, come in questo caso. insomma anche qui va operata una smitizzazione. ovviamente poi dobbiamo anche fare i conti con la realtà, e con il fatto che poi in molti casi loro sono ancora dei soggetti influenti e noi dobbiamo considerarli nel paniere degli stakeholder. (se no avresti potuto permetterti il lusso di mettere il nome della giornalista sapendo magari di chiudere per sempre il rapporto positivo con il giornale). per il resto un forte abbraccio e un pensiero costante a te e tutte le persone colpite da questo dramma, sapendo che lottate. valeria cecilia