Torno sull'argomento che avevo postato qualche tempo fa (in relazione a un intervento di TMF), stimolato dal bell'articolo uscito ieri su Repubblica a cura di Ilvo Diamanti Come si fabbrica l'insicurezza collegato al rapporto Demos sull'insicurezza uscito nei giorni scorsi...
Sono sempre più convinto del fatto che dobbiamo confrontarci con un corpo sociale globale costituito da diverse opinioni pubbliche, che seguono da un lato stimoli sempre più semplificati (paura e euforia) ben orchestrabili tramite gli old-mass-media (TV generalista e giornali pop) e dall'altro sono sempre più spezzettati in singoli segmenti/target/nicchie difficili da controllare ma facilissime da raggiungere (web 2.0, radio, microzines).
Tenendo presenti gli insegnamenti dell'agenda setting, applicata al panorama infomediatico odierno paradossalmente mi trovo ad essere sempre più convinto che l'old media TV torni ad essere sempre più importante a livello macro.
Mentre i micro livelli di comunicazione infatti possono permettersi di stravolgere le idee dell'opinione dominante, permettendo anche fortissimi flussi di identificazione (fino ad arrivare a microgruppi estremisti o iperfocalizzati) il macrolivello è dominato da input irrazionali che escono dalla TV. Anche in senso positivo si badi: basti pensare all'influenza che hanno certe inchieste di Report o le denunce di Striscia sull'agenda pubblica.
Il fatto che oggi il rapporto Demos dica che gli italiani non percepiscono più insicurezza da criminalità è un dato eclatante. Non si tratta del fatto che gli italiani siano più sicuri oggettivamente, ma che una certa idea di insicurezza/sicurezza basata sul luogo comune dell'immigrato-delinquente oggi non passa più di continuo sul media televisivo. Oggi stradomina l'emergenza crisi economica che si avviluppa su di sé sempre di più (come prima il binomio insicurezza-intolleranza) creando anche output reali: vendita di azioni, alibi per casse integrazioni più o meno giustificate, dilazione dei pagamenti, ecc.
Quale il ruolo del comunicatore? Oggi si divarica sempre più il ruolo dello spin doctor e del comunicatore: non possiamo non cercare di rafforzare la legittimazione del ruolo del comunicatore etico - socialmente responsabile. Il comunicatore etico dovrebbe evitare di utilizzare le emergenze, dovrebbe cercare di ascoltare i propri pubblici, dialogando con l'azienda e generando spirali virtuose.
Lo spin doctor invece continuerà a cavalcare l'emergenza come strumento di influenza sui media old & new.
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