Sia Russia sia Georgia si servono di agenzie di RP internazionali con sede a Bruxelles (Aspect Consulting per la Georgia; Gplus per la Russia) ma la strategia e l'esecuzione della parte Georgiana sembra abbia funzionato meglio: conferenze stampa, fotografie, massima trasparenza, un continuo flusso di informazioni, il Presidente Saakashvili continuamente ripreso e intervistato – sorridente nonostante tutto – nonché in grado di scrivere un pezzo sul Wall Street Journal.
Il risultato sembra essere un generale consenso per la povera Georgia e una diffusa antipatia per i russi che invece nelle uscite mediatiche sono sembrati un po' improvvisati (uno per tutti il generale russo che ha dichiarato che la Polonia farebbe bene a pensarci due volte a posizionare missili americani sul proprio suolo se non vuole rischiare un attacco nucleare).
Parallelamente è interessante notare che una cyberguerra ha preso corpo fin da subito con intrusioni di hacker, oscuramenti di siti e altre web-amenità.
In particolare in questo caso sembra abbia funzionato l'effetto di riempimento del vacuum di conoscenze implicate dalla situazione geografica e politica: pochi corrispondenti internazionali erano sul posto, in generale poco si sa della complicata situazione, non c'erano fonti immediatamente accessibili per una guerra lampo che ha visto così predominare la migliore preparazione PR della Georgia.
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