Un articolo dell'Economist di questa settimana mette in discussione la possibilità che i social networks divengano veri e propri business in sé grazie all'advertising.
La rivista propone un paragone con quanto accaduto con i servizi gratuiti di email offerti dai grandi provider: tutto cominciò con Hotmail, poi acquisito da Microsoft, poi googlemail, etc. Come ammettono gli stessi manager di Google il business di avdertising generato dall'email (principalmente l'annuncio in calce alla webmail) è praticamente risibile rispetto agli altri business. La mail è diventata quindi uno strumento per fidelizzare, trattenere sul proprio dominio e fare brand engagement... poco advertising invece.
Il tentativo di generare introiti tramite i social network con una sorta di raccomandazione automatica sugli acquisti è stato abbandonato per le proteste degli utenti stessi. In pratica il servizio lanciato da Facebook, Beacon, ad ogni acquisto di Pinko Pallino segnalava tramite rss al network di amici dello stesso Pinko Pallino l'acquisto, incentivando quindi una sorta di passaparola-raccomandazione.
Il fondatore di Facebook, Zuckerberg, ha ammesso l'errore esplicitamente.
Se da un lato si tratta di un segnale negativo per il business dell'advertising, dall'altro conferma che c'è spazio proprio per un lavoro di PR. Se è indubbio che i network rappresentano un'opportunità di comunicazione-passaparola, è solo un lavoro sugli influenti (inodi del network) di ascolto, analisi e gestione della relazione a poter dare i migliori frutti. E non un meccanismo indistinto (er quanto targettizzato) di advertising.
ciao Biagio,
RispondiEliminasu sito de l' Economist non riesco a trovare l'articolo per Parole Chiave.
Se è disponibile anche online, mi daresti il titolo dell'articolo così raffino la ricerca?
Grazie
Ciao Giulia,
RispondiEliminanon credo si possa trovare online; io l'ho letto sulla rivista ma era tra gli articoli secondari che non credo pubblichino in toto.
Se non lo trovi te lo mando scansionato.
Ciao, Pranista