venerdì 4 aprile 2014

O tempora o me(r)dia. I giornalisti e i media italiani non sono troppo politico-centrici?

Sono sempre più a disagio nell’ascoltare talk show mattutini in Radio (anche seri) o nel guardare le poche trasmissioni TV serali che ritenevo di qualità. Sono a disagio perché ormai, a parte i media e le pagine del mio settore, leggo solamente il NYT, qualche pagina da il Corriere, Dagospia e le cronache locali. Sono a disagio perché mi pare che il 100% del focus dei giornalisti italiani sia sulla “POLITICA” e sui “POLITICI”.

Qualsiasi accadimento viene fatto commentare ad un qualche rappresentante di partito che il più delle volte non sa nemmeno di cosa si sta parlando. Si parla di economia e sappiamo benissimo che il 95% dei giornalisti e dei politici non sa nemmeno come si siano trasformati i mercati, cosa siano le imprese, cosa significhi produrre/investire/competere/innovare; si parla di prostituzione giovanile e gli interlocutori (ieri mattina radio 24 da Milan) sono due politici e una giornalista, ma perché? E poi invece di commentare sull’eventuale legislazione da rinforzare se c’è un nuovo fenomeno di prostituzione minorile, si permettono di commentare l’eventuale patteggiamento o la pena che andrebbe comminata per “dare un messaggio”.
Disagio socio-economico del nordest, questa mattina sempre a Radio 24, e non c’è un economista, un sociologo, un imprenditore.
Dalla, a volte pur brava, Gruber sempre e solo teatrini tra fazioni politiche contrapposte e giornalisti che di mestiere fanno solo gli opinionisti; per non parlare di tutta la prima serata di LA7. Nessun approfondimento, nessuna capacità di volare a bassa quota (scendendo nel particolare) né ad alta quota (parlando di fenomeni di più ampio respiro).
Abbiamo avuto la crisi in Crimea e un rilevante avvenimento nella geopolitica, destinato a cambiare il nostro futuro, ormai a che pagina troviamo nei giornali questo argomento? In questi giorni si sta rivedendo il codice deontologico dei medici: ha una qualche rilevanza??? Non è un grido di disperazione sulla mediocrità del panorama mediatico, un “O Tempora o Mores” postmoderno. E’ un disagio e chiedo ai colleghi: anche voi lo condividete?

E’ il disagio di vedere questa sovrastruttura politico-mediatica (che in realtà non vedo così ingombrante in altri paesi, ma forse mi sbaglio…) che riduce il tutto alla ricerca del consenso e alla perdita di Senso, ricordando alcune belle parole di Mario Rodriguez che l’altro giorno ha presentato il suo libro, ConSenso, a Bologna.
Una sovrastruttura che ci costringe a rincorrere le presenze di politici e giornalisti, che insieme non capiscono (e non credo capiti solo a me) cosa sia un piano industriale, la valorizzazione dei talenti, la ricerca e sviluppo, ecc. ma riempiono di vuoti slogan pagine e pagine di bla bla bla… e qui mi chiedo se a volte non ne siamo complici?

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