Sono sempre più a disagio nell’ascoltare talk show mattutini in Radio (anche seri) o nel guardare le poche trasmissioni TV serali che ritenevo di qualità. Sono a disagio perché ormai, a parte i media e le pagine del mio settore, leggo solamente il NYT, qualche pagina da il Corriere, Dagospia e le cronache locali. Sono a disagio perché mi pare che il 100% del focus dei giornalisti italiani sia sulla “POLITICA” e sui “POLITICI”.
Qualsiasi accadimento viene fatto commentare ad un qualche rappresentante di partito che il più delle volte non sa nemmeno di cosa si sta parlando. Si parla di economia e sappiamo benissimo che il 95% dei giornalisti e dei politici non sa nemmeno come si siano trasformati i mercati, cosa siano le imprese, cosa significhi produrre/investire/competere/innovare; si parla di prostituzione giovanile e gli interlocutori (ieri mattina radio 24 da Milan) sono due politici e una giornalista, ma perché? E poi invece di commentare sull’eventuale legislazione da rinforzare se c’è un nuovo fenomeno di prostituzione minorile, si permettono di commentare l’eventuale patteggiamento o la pena che andrebbe comminata per “dare un messaggio”.
Disagio socio-economico del nordest, questa mattina sempre a Radio 24, e non c’è un economista, un sociologo, un imprenditore.
Dalla, a volte pur brava, Gruber sempre e solo teatrini tra fazioni politiche contrapposte e giornalisti che di mestiere fanno solo gli opinionisti; per non parlare di tutta la prima serata di LA7. Nessun approfondimento, nessuna capacità di volare a bassa quota (scendendo nel particolare) né ad alta quota (parlando di fenomeni di più ampio respiro).
Abbiamo avuto la crisi in Crimea e un rilevante avvenimento nella geopolitica, destinato a cambiare il nostro futuro, ormai a che pagina troviamo nei giornali questo argomento? In questi giorni si sta rivedendo il codice deontologico dei medici: ha una qualche rilevanza??? Non è un grido di disperazione sulla mediocrità del panorama mediatico, un “O Tempora o Mores” postmoderno. E’ un disagio e chiedo ai colleghi: anche voi lo condividete?
E’ il disagio di vedere questa sovrastruttura politico-mediatica (che in realtà non vedo così ingombrante in altri paesi, ma forse mi sbaglio…) che riduce il tutto alla ricerca del consenso e alla perdita di Senso, ricordando alcune belle parole di Mario Rodriguez che l’altro giorno ha presentato il suo libro, ConSenso, a Bologna.
Una sovrastruttura che ci costringe a rincorrere le presenze di politici e giornalisti, che insieme non capiscono (e non credo capiti solo a me) cosa sia un piano industriale, la valorizzazione dei talenti, la ricerca e sviluppo, ecc. ma riempiono di vuoti slogan pagine e pagine di bla bla bla… e qui mi chiedo se a volte non ne siamo complici?
Qualsiasi accadimento viene fatto commentare ad un qualche rappresentante di partito che il più delle volte non sa nemmeno di cosa si sta parlando. Si parla di economia e sappiamo benissimo che il 95% dei giornalisti e dei politici non sa nemmeno come si siano trasformati i mercati, cosa siano le imprese, cosa significhi produrre/investire/competere/innovare; si parla di prostituzione giovanile e gli interlocutori (ieri mattina radio 24 da Milan) sono due politici e una giornalista, ma perché? E poi invece di commentare sull’eventuale legislazione da rinforzare se c’è un nuovo fenomeno di prostituzione minorile, si permettono di commentare l’eventuale patteggiamento o la pena che andrebbe comminata per “dare un messaggio”.
Disagio socio-economico del nordest, questa mattina sempre a Radio 24, e non c’è un economista, un sociologo, un imprenditore.
Dalla, a volte pur brava, Gruber sempre e solo teatrini tra fazioni politiche contrapposte e giornalisti che di mestiere fanno solo gli opinionisti; per non parlare di tutta la prima serata di LA7. Nessun approfondimento, nessuna capacità di volare a bassa quota (scendendo nel particolare) né ad alta quota (parlando di fenomeni di più ampio respiro).
Abbiamo avuto la crisi in Crimea e un rilevante avvenimento nella geopolitica, destinato a cambiare il nostro futuro, ormai a che pagina troviamo nei giornali questo argomento? In questi giorni si sta rivedendo il codice deontologico dei medici: ha una qualche rilevanza??? Non è un grido di disperazione sulla mediocrità del panorama mediatico, un “O Tempora o Mores” postmoderno. E’ un disagio e chiedo ai colleghi: anche voi lo condividete?
E’ il disagio di vedere questa sovrastruttura politico-mediatica (che in realtà non vedo così ingombrante in altri paesi, ma forse mi sbaglio…) che riduce il tutto alla ricerca del consenso e alla perdita di Senso, ricordando alcune belle parole di Mario Rodriguez che l’altro giorno ha presentato il suo libro, ConSenso, a Bologna.
Una sovrastruttura che ci costringe a rincorrere le presenze di politici e giornalisti, che insieme non capiscono (e non credo capiti solo a me) cosa sia un piano industriale, la valorizzazione dei talenti, la ricerca e sviluppo, ecc. ma riempiono di vuoti slogan pagine e pagine di bla bla bla… e qui mi chiedo se a volte non ne siamo complici?
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