Lavorando in questi giorni su una delle ricerche del filone Terremoto e Comunicazione di crisi, una delle principali difficoltà è riuscire a stabilire i contorni della crisi. Mentre l'inizio è facilmente situabile - almeno in un contesto di crisi ambientale - più difficile è riuscire a determinare la fine della crisi. Fine che può essere a geometria variabile: fine della fase di emergenza, fine dell'emergenza comunicativa, fine dell'emergenza operativa.
Resta sempre tuttavia sfumato il contorno e personalmente penso che una crisi non abbia una fine, se non quel momento in cui arbitrariamente si decide di uscire da essa e si comunichi che se ne è usciti.
Ovviamente per poter affermare THIS IS THE END occorre che ci sia un contesto di credibilità della fonte e dell'ambiente circostante, uno stato delle relazioni con gli stakeholder non deteriorato e sostenuto dalla fiducia. Tutte condizioni che sono puntualmente messe in crisi dalla crisi stessa. E' quindi compito delle RP (funzione cruciale fin da prima che la crisi scoppi) contribuire a individuare questo momento, partendo dall'ascolto degli stakeholder e costruendo il contesto/messaggio adeguati.
Resta sempre tuttavia sfumato il contorno e personalmente penso che una crisi non abbia una fine, se non quel momento in cui arbitrariamente si decide di uscire da essa e si comunichi che se ne è usciti.
Ovviamente per poter affermare THIS IS THE END occorre che ci sia un contesto di credibilità della fonte e dell'ambiente circostante, uno stato delle relazioni con gli stakeholder non deteriorato e sostenuto dalla fiducia. Tutte condizioni che sono puntualmente messe in crisi dalla crisi stessa. E' quindi compito delle RP (funzione cruciale fin da prima che la crisi scoppi) contribuire a individuare questo momento, partendo dall'ascolto degli stakeholder e costruendo il contesto/messaggio adeguati.
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