giovedì 21 ottobre 2010

Daniela Cottafavi. Da Adamsberg ai bottoni

50 volti della Comunicazione
50 autoritratti contemporanei
É sempre difficile descrivere se stessi, ma l'ultimo libro letto mi può venire in aiuto. Da alcuni mesi mi sto immergendo nella lettura di Fred Vargas ed in particolare il mio mito è il commissario Adamsberg. Io e lui ci assomigliamo: come lui mi sento una “spalatrice di nuvole”, mi capita di brancolare nel buio e quando tocco il punto più basso è proprio lì che mi arriva una folgorazione, seguita da una intuizione. E' propria quella che mi dà forza, mi chiarisce le idee e mi aiuta nel mio quotidiano. D'altra parte succede che il nostro lavoro sia fatto di tanti piccoli pezzi da mettere insieme per ottenere un puzzle, una storia, un microcosmo che si innesta in qualcosa di più grande. Ma per fare ciò dobbiamo indagare con tanta pazienza e tenacia, proprio come il commissario del XIII arrondissement di Parigi.
Certo mi piacerebbe avere tutte le doti del commissario Adamsberg e riuscire ad avere le sue illuminazioni anche in quei giorni in cui mi chiedo "Perché le RP?". 
Nel darmi una risposta ritorno col pensiero agli ultimi anni di università quando, per iniziare a delineare un mio percorso lavorativo, fui selezionata per un corso di comunicazione d'impresa a Modena. Qui conobbi Tino Ferrari, tra i pionieri della Ferpi a Bologna, che iniziò a parlarci di piani di comunicazione, di associazionismo e della sua esperienza con Mandarina Duck. Allora pensavo che sarei diventata una copywriter seguendo le splendide orme di Anna Maria Testa. Ed invece no, è stato Tino Ferrari che, a sua insaputa, aveva segnato il mio futuro molto più di quello dei miei compagni di corso. Fu proprio lui che rincontrai quando presentai i miei progetti alla commissione esami di Ferpi Bologna qualche anno dopo. La mia specializzazione? Mi sono occupata molto di comunicazione di prodotto, pur non avendo mai lavorato a Milano, per tante aziende e diversi settori: bellezza, moda, arredo e food. Tanto ho imparato lavorando per Furla, Berloni e Champion. Negli anni ho scoperto che la vita di agenzia mi appartiene molto di piú rispetto a quella aziendale e che la voglia di cambiare è sempre qualcosa di positivo che ti spinge a rimboccarti le maniche e a migliorarti. 
I miei simboli? Il filo e il bottone: intessiamo legami, costruiamo e manteniamo rapporti reali e sempre più anche virtuali. I problemi nascono però quando arrivano le forbici!!!!

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