Non ho letto molti commenti sulla gestione della crisi di reputazione di Chiesa Cattolica e Vaticano, dal punto di vista strettamente comunicativo.
Ricordo ai tempi di Navarro Valls portavoce, e più in generale ai tempi del papa precedente, un'attenzione all'immagine e alla gestione dei rapporti con i media quasi ossessiva.
Addirittura ricordo una capacità di spettacolarizzare il messaggio della Chiesa paragonabile a quella di tutti i grandi brand (in senso lato).
Se Giovanni Paolo II era sicuramente più comunicativo di PapaRatzi e se Navarro Valls era probabilmente più esperto di Padre Lombardi (il sostituto di NV), ciò che mi chiedo è se e quanto oggi il Vaticano non abbia bisogno di un'agenzia di comunicazione 24h7.
Ma soprattutto mi chiedo se la crisi di reputazione del vaticano non dipenda anche (oltre che da comportamenti scorretti) da un passaggio di età dall'era dell'informazione one-to-all (prettamente televisivo) dello scorso papato in cui GP II era una star a un'era dell'informazione all-with-all in cui crolla la possibilità i costruire grandi riti mediatici incentrati sulla superstar (che peraltro non c'è più) e si costruiscono invece rapidamente communities di interesse (contro la chiesa, sugli abusi sessuali, contro le gaffe omosessualità/pedofilia dei vari prelati) in grado di attivare il circuito mediatico internazionale grazie alle bad news a sfondo sessuale.
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