If you want to communicate meaningfully with your clients, there are a few terms you should throw away. Try to eliminate these from your vocabulary.
Appunti di viaggio in: #Comunicazione #Geografie #Rappresentazioni #Comunità #Management #Territorio #Advocacy #PublicAffairs °RelazioniPubbliche
mercoledì 31 marzo 2010
martedì 30 marzo 2010
Da PR ITALIA: LA LUNGA MANO DELLE PR
Il Washington Post ha pubblicato un lungo articolo in cui si descrive (e si critica) la condotta di alcune aziende che, con l'aiuto di agenzie di PR, manipolano il passaparola online sui propri prodotti.
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Postato da PR ITALIA su PR ITALIA il 3/30/2010 04:54:00 PM
A sollevare il dibattito la denuncia di una ragazza, Julie Liu, nei confronti del sito Yelp, contenente circa 10 milioni di recensioni su prodotti e servizi che dovrebbero essere forniti in maniera spontanea dagli utenti.
Contattata la pagina di un ristorante, tuttavia, Julie Liu sarebbe stata tempestata di telefonate provenienti da venditori che affermavano che, se avesse fatto pubblicità sul sito, i commenti positivi sul ristorante sarebbero saliti, quelli negativi diminuiti.
Come in questo caso, attualmente accade spesso che luoghi d'incontro virtuali, in cui i consumatori possono comunicare e scambiarsi opinioni e suggerimenti, "si stanno trasformando rapidamente in campi di battaglia in cui gli addetti alle pubbliche relazioni contrastano i commenti negativi e gestiscono la reputazione online delle aziende, talvolta donando prodotti nella speranza di ricevere recensioni positive", come scrive il Washington Post.
Se il 40% di coloro che navigano su Internet è già smaliziato verso le pubblicità online (studio del Pew Research Center), ben il 70% degli utenti crede alle recensioni online che crede fornite da altri utenti: il Word of Mouth online sta assumendo sempre più importanza e si prevede che arrivi a 3 miliardi di dollari l'anno a partire dal 2013.
Lo sa bene Google, il quale lo scorso anno ha cercato, senza successo, di comprare Yelp per la cifra di 550 milioni di dollari.
Ma come viene influenzato il passaparola online?
Alcuni siti, fra cui Yelp, lasciano che le aziende che investono da loro in pubblicità scelgano quali annunci posizionare per primi, senza riguardo verso la cronologia dei messaggi.
Altri siti offrono denaro in cambio di recensioni: ReviewStream.com, ad esempio, paga i commenti su qualsiasi prodotto o azienda $2.50 l'uno.
Alcune aziende pagano singoli utenti di Twitter per permettere commenti sui prodotti nei loro feeds Twitter; altre, grazie a società di PR, individuano gli influencer, i trend setter che possono meglio veicolare e diffondere il messaggio.
Le nuove frontiere della comunicazione online, fanno sì che si attribuisca autorità, potenzialmente, a qualsiasi autore; un'autorità che in precedenza era riservata a giornalisti e pubblicitari.
Per consumatori e aziende si rivela necessario, allora, capire e far capire bene e senza dubbi la voce di chi parla e scrive.
Le aziende devono seguire le regole sulla raccomandazione dei prodotti rilasciate lo scorso anno (2009) dalla Federal Trade Commission e dalla Word Of Mouth Marketing Association: tutto ciò che viene pubblicato deve essere trasparente, vero e verificabile; qualsiasi relazione di autori e blogger con le aziende dovrebbero essere rivelate.
Contattata la pagina di un ristorante, tuttavia, Julie Liu sarebbe stata tempestata di telefonate provenienti da venditori che affermavano che, se avesse fatto pubblicità sul sito, i commenti positivi sul ristorante sarebbero saliti, quelli negativi diminuiti.
Come in questo caso, attualmente accade spesso che luoghi d'incontro virtuali, in cui i consumatori possono comunicare e scambiarsi opinioni e suggerimenti, "si stanno trasformando rapidamente in campi di battaglia in cui gli addetti alle pubbliche relazioni contrastano i commenti negativi e gestiscono la reputazione online delle aziende, talvolta donando prodotti nella speranza di ricevere recensioni positive", come scrive il Washington Post.
Se il 40% di coloro che navigano su Internet è già smaliziato verso le pubblicità online (studio del Pew Research Center), ben il 70% degli utenti crede alle recensioni online che crede fornite da altri utenti: il Word of Mouth online sta assumendo sempre più importanza e si prevede che arrivi a 3 miliardi di dollari l'anno a partire dal 2013.
Lo sa bene Google, il quale lo scorso anno ha cercato, senza successo, di comprare Yelp per la cifra di 550 milioni di dollari.
Ma come viene influenzato il passaparola online?
Alcuni siti, fra cui Yelp, lasciano che le aziende che investono da loro in pubblicità scelgano quali annunci posizionare per primi, senza riguardo verso la cronologia dei messaggi.
Altri siti offrono denaro in cambio di recensioni: ReviewStream.com, ad esempio, paga i commenti su qualsiasi prodotto o azienda $2.50 l'uno.
Alcune aziende pagano singoli utenti di Twitter per permettere commenti sui prodotti nei loro feeds Twitter; altre, grazie a società di PR, individuano gli influencer, i trend setter che possono meglio veicolare e diffondere il messaggio.
Le nuove frontiere della comunicazione online, fanno sì che si attribuisca autorità, potenzialmente, a qualsiasi autore; un'autorità che in precedenza era riservata a giornalisti e pubblicitari.
Per consumatori e aziende si rivela necessario, allora, capire e far capire bene e senza dubbi la voce di chi parla e scrive.
Le aziende devono seguire le regole sulla raccomandazione dei prodotti rilasciate lo scorso anno (2009) dalla Federal Trade Commission e dalla Word Of Mouth Marketing Association: tutto ciò che viene pubblicato deve essere trasparente, vero e verificabile; qualsiasi relazione di autori e blogger con le aziende dovrebbero essere rivelate.
Afferma Pete Blackshaw, co-fondatore della Word of Mouth Marketing Association e dirigente Nielsen: "Ogni caso in cui sussista un'alta probabilità di confusione nel consumatore riguardo a chi stia dietro al messaggio è problematico. Se scoperto, erode la fiducia, e la fiducia è fondamentale per l'efficacia della pubblicità".
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Postato da PR ITALIA su PR ITALIA il 3/30/2010 04:54:00 PM
venerdì 26 marzo 2010
Che bella campagna elettorale!
E' entusiasmante vivere e lavorare in un paese in cui ci sono pochi appuntamenti elettorali, ma molto importanti, sentiti e vissuti con il massimo impegno e professionalità da parte di tutti i soggetti in gioco politici, spin doctors, giornalisti...
E' bello cercare di comunicare valori e idee, e non vuoti slogan.
Ancora di più è bello per noi comunicatori svolgere il ruolo di intermediazione tra politico ed elettore, tra politico e gruppi di interesse.
In definitiva cercare di raggiungere i target non solleticando i bassi istinti, ma aprendo un dialogo e cercando di intercettare i bisogni.
Vota Gianni Menefrego! Ha coperto la città di affissioni, volantini e santini... (foto da Esterni)
E' bello cercare di comunicare valori e idee, e non vuoti slogan.
Ancora di più è bello per noi comunicatori svolgere il ruolo di intermediazione tra politico ed elettore, tra politico e gruppi di interesse.
In definitiva cercare di raggiungere i target non solleticando i bassi istinti, ma aprendo un dialogo e cercando di intercettare i bisogni.
Vota Gianni Menefrego! Ha coperto la città di affissioni, volantini e santini... (foto da Esterni)
martedì 23 marzo 2010
Errori di un evento. Un deca(co)logo
Sono reduce da un duplice evento in cui la prima parte (press meeting) non è andata bene e comunque non secondo le aspettative, mentre la seconda seppur con qualche sbavatura è andata bene.
Capire gli errori della prima (li butto giù a caldo per rivedermeli) per migliorare me e forse qualcun altro:
1- una ventina di conferme via email per il press meeting si sono trasformate in molte meno presenze. La cosa mi ha spiazzato oggettivamente: in Italia i giornalisti non confermano mai e in effetti ti aspetti sempre qualcuno in più rispetto a chi già confermato. Non è così a Stoccolma: questa me la ricorderò.
2- interprete sbagliata e incapace. Segui i suggerimenti degli enti pubblici italiani all'estero? Metà frittata è fatta, l'altra metà è non verificare adeguatamente il soggetto in prima persona.
3- location bella ma difficile da parcheggiarci attorno: da valutare in città come prima cosa
4- data e orario comodi per il committente ma scomodi per i destinatari
5- ma soprattutto non hai chiesto aiuto ai colleghi di ufficio per il recall
6- ma soprattutto non hai trovato un collega referente in loco
7- gli ultimi due giorni passati a fare appuntamenti per altri lavori?
8- accettare lavori sottopagati non rende e rende più stressati e a rischio di errori
9- oltre al recall e alla conferma, occorre fare la riconferma. stamattina 5 disdette (che leggo adesso) un'ora prima del press meeting per influenza, malattia, emergenza, neve, estikazz
10- occhio alle aspettative. dici 40 è 40; dici 20 è 20...
mea culpa, mea culpa, mea fotutissima culpa!
da affinare.
sabato 13 marzo 2010
Italia: ma 'ndo vai?
Son stato un paio di giorni all'ITB di Berlino, la più importante fiera sul turismo al mondo.
Mentre Turchia (protagonista), India, Spagna e altri paesi emergenti tra le destinazioni turistiche mondiali si promuovono con parecchi soldi l'Italia mi è sembrata - con il solo padiglione Italia - piuttosto deboluccia: pochi eventi fuori salone, conferenze stampa tristarelle, stand tutti uguali, materiale disomogeneo, ecc.
Così deboluccia da far davvero riflettere sul ruolo dell'ENIT, degli enti di promozione regionale e su tutti i club di prodotto provinciali, locali, trasversali, comunali, ecc.
Qual è la strategia? Esiste una geometria variabile per cui sui mercati di prossimità possono proporsi marchi regionali e/o locali, mentre su mercati distanti c'è la necessità di un brand Italia?
Chi coordina gli sforzi locali? Quali budget vengono stanziati? E' possibile trovare peratori che non parlano il tedesco in una fiera fatta in Germania? Qual è il messaggio che vuol trasmettere l'Italia?
Perché la Spagna ha un logo che rievoca un preciso immaginario e un messaggio preciso con un payoff (I need Spain) che viene declinato su tutte le regioni/città, mentre l'Italia non ce l'ha e ogni regione fa per sé?
Perché lo stesso discorso vale per Turchia e per Incredible India e non per noi?
Dove è finito il comitato di saggi, dove finiscono i soldi, chi al Governo pensa, studia e decide? Se nel manifatturiero abbiamo dei problemi di competitività qui si tratta di problemi di competenze che hanno a che fare per gran parte con comunicazione e marketing. Ed è ora di muoversi perché la percezione è davvero quella di un paese incapace di progettarsi e, forse, decotto.
Mentre Turchia (protagonista), India, Spagna e altri paesi emergenti tra le destinazioni turistiche mondiali si promuovono con parecchi soldi l'Italia mi è sembrata - con il solo padiglione Italia - piuttosto deboluccia: pochi eventi fuori salone, conferenze stampa tristarelle, stand tutti uguali, materiale disomogeneo, ecc.
Così deboluccia da far davvero riflettere sul ruolo dell'ENIT, degli enti di promozione regionale e su tutti i club di prodotto provinciali, locali, trasversali, comunali, ecc.
Qual è la strategia? Esiste una geometria variabile per cui sui mercati di prossimità possono proporsi marchi regionali e/o locali, mentre su mercati distanti c'è la necessità di un brand Italia?
Chi coordina gli sforzi locali? Quali budget vengono stanziati? E' possibile trovare peratori che non parlano il tedesco in una fiera fatta in Germania? Qual è il messaggio che vuol trasmettere l'Italia?
Perché la Spagna ha un logo che rievoca un preciso immaginario e un messaggio preciso con un payoff (I need Spain) che viene declinato su tutte le regioni/città, mentre l'Italia non ce l'ha e ogni regione fa per sé?
Perché lo stesso discorso vale per Turchia e per Incredible India e non per noi?
Dove è finito il comitato di saggi, dove finiscono i soldi, chi al Governo pensa, studia e decide? Se nel manifatturiero abbiamo dei problemi di competitività qui si tratta di problemi di competenze che hanno a che fare per gran parte con comunicazione e marketing. Ed è ora di muoversi perché la percezione è davvero quella di un paese incapace di progettarsi e, forse, decotto.
lunedì 8 marzo 2010
8 Marzo: dall'evento all'avvento della Womenomics?
L'Italia è un paese maschilista: lo dimostrano tonnellate di ricerche, dati e fatti concreti. Anche la nostra professione, tradizionalmente forse una delle più femminili, fatica a riconoscere il valore che le donne possono offrire alle organizzazioni.
Management e leadership declinati al femminile possono dare anche nella gestione delle relazioni contributi differenti e valore aggiunto.
A questo proposito segnalo il sito Womenomics, la presentazione di questa sera a Milano e la trasmissione di Radio24 Nove in Punto di Oscar Giannino andata in onda questa mattina da ascoltare eventualmente in podcast.
Intanto... auguri Italia!
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