Poi stamattina ho trovato un pezzo sul quotidiano di comunicazione Spot&Web che parla della crisi di spettatori negli stadi e allora mi tocca...
Per chi ha frequentato le curve come il sottoscritto, vedere la lenta decadenza del nostro pallone, il fòtbal - come lo chiamano i nostri vecchi - fa una certa tristezza. In realtà magari non è cambiato tanto, ma forse sì...
Torna nostalgia di quel calcio forse abbandonato negli anni '80 fatto di magliette di cotone, calciatori brutti e cattivi con i baffoni, 90°minuto, tutto il calcio minuto x minuto, ecc. ecc.
E allora anche per chi non è milanista leggersi Ultimo Stadio fa bene: dal punto di vista dell'amante del pallone per ripercorrersi trent'anni di calcio vissuto dalla curva; dal punto di vista di chi vuol capire l'incomprensibile mentalità ultras. Il gruppo, la sciarpa, il rito, la trasferta.
E il ruolo della comunicazione, delle RP? Purtroppo, ai comunicatori in q
uanto esponenti del mainstream dell'economia e della società tocca proprio il compito di spingere verso quel calcio moderno a cui i tifosi dicono NO (questo calcio ci fa Sky-fo - No al calcio moderno) tutto sponsorizzazioni spettacolo tv politically correct che però possiamo aiutare - forse ottimisticamente - ad essere più pulito e trasparente.
Lo spazio economico c'è: c'è tanto da fare dal punto di vista delle sponsorship (interessante ricerca predittiva di Stage Up), della trasformazione degli stadi in luoghi di entertainment a 360°, di comunicazione sportiva ma anche della trasparenza e della responsabilità sociale dello sport più amato e della passione più viva d'Italia.
Con buona pace di tutti noi, ultras ed ex-ultras.
Con buona pace di tutti noi, ultras ed ex-ultras.
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