domenica 30 dicembre 2007

Mkt territoriale: geografi, urbanisti, comunicatori, economisti e vekki merletten

Da tempo mi chiedo quale tipologia di soggetto socio-economico e in particolare quale figura professionale debba occuparsi del marketing territoriale. Ad un primo sguardo questo ruolo è stato assunto dalle Camere di Commercio con le loro aziende speciali e/o dagli enti terrritoriali preposti alla valorizzazione del turismo e dell'attrazione di investimenti. Attorno ad esso però c'è una congerie di attori che spinge ognuno nella sua direzione: le camere di commercio solitamente rappresentano i principali interessi economici del territorio; poi ci sono gli enti pubblici che spesso rappresentano più gli interessi di partito (quindi la ricerca del consenso) che il bene pubblico; poi ancora albergatori, ristoratori e soggetti dell'indotto turistico; produttori dell'agroalimentare di qualità con consorzi & co.; costruttori&cementisti; enti della cultura; aziende universitarie; e così via.

Insomma ad occuparsene sono tanti. Ma chi deve decidere le linee guid del marketing del territorio? Chi deve decidere se la vocazione di un determinato territorio per il 21° secolo sarà il turismo termale o l'insediamento di una metropoli del gioco d'azzardo?




Partiamo dal presupposto che l'Italia è capitalismo di territori (cfr. Aldo Bonomi e Aaster) e che proprio lì possiamo valorizzare il nostro paese, ma che non dobbiamo violentarne l'ecologia in senso ampio.



A questo proposito dovrebbe venire in aiuto la Geografia. Materia solitamente confinata nelle ore di scuola meno importanti, la geografia critica è invece in grado di aiutarci a riflettere sul territorio, sulla sua rappresentazione, sull'evoluzione storica dei territori. La Geografia in quanto scienza che studia la rappresentazione/scrittura del mondo (gea=terra; grafia=scrittura) è parente assai stretta della scienza della comunicazione, come appare evidente dal bellissimo (non-facile) libro Geografia di Franco Farinelli prof. di geografia e direttore (non per caso) di Scienze della Comunicazione all'Università di Bologna.
Sono convinto che solo dal confronto tra geografi, urbanisti, economisti, comunicatori, politici, può uscire un dialogo efficace e non dannoso per i nostri territori. Purtroppo capita invece di ascoltare anche validi esponenti di ognuna di queste categoria parlare di mkt territoriale come sua prerogativa, ignorando completamente l'apporto che le altre materie potrebbero efficaciemente offrire.



Il rischio è una kotlerizzazione del territorio. Che forse negli States e in altri paesi può funzionare, ma in Italia no.
Da leggere per noi comunicatori che ci occupiamo di comunicare i territori:

Geografia di F. Farinelli;
La città infinita di A. Bonomi. + vari altri, tra cui scaricabile La Forza dei territori nella globalizzazione dal sito della Fondazione Symbola.

Da leggere senza farne una bibbia:

"Marketing Places ­ Attracting Investment, Industry and Tourism to Cities, States and Nations" di P. Kotler e altri;
"Brand America. The mother of all brands", S. Anholt e altri. Di Anholt che ha creato il Nation Brand Index si occupano diversi siti web.

venerdì 28 dicembre 2007

Passaparola negativo e pettegolezzo natalizzzio

Da tempo studiamo con curiosità ed interesse il word of mouth marketing (il mkt del passaparola) ben consci che non si tratta di una scoperta degli ultimi anni ma di uno dei fenomeni comunicativi più vecchi al mondo e allo stesso modo uno degli strumenti più antichi delle public relations (almeno dovremmo tutti saperlo).

Il legame tra passaparola ed etica della comunicazione e del marketing è ben evidente: basta leggersi il libro bianco del WOM o per star sul classico le 95 tesi del Cluetrain Manifesto. Quindi è assolutamente devastante il passaparola associato ad un comportamente non etico.
Essendo personalmente (negli ultimi giorni) stato oggetto di passaparola negativo, quello che chiamiamo abitualmente pettegolezzo, mi son reso conto - ahimé - dell'efficacia soprattutto di un passaparola negativo.
Come dicevo occorre ovviamente riconoscere che c'è bisogno di un fondo di verità, ma come nella migliori delle case history ad esso si sono associati:
alcuni evangelisti fortemente motivati spuntati dal nulla, un comportamente negativo che si è trasformato in storiella (ottima miccia con cui appicare il fuoco), la valorizzazione di tutti gli anelli della catena del passaparola, nuove tecnologie utilizzate ad hoc, ecc.
Il passaparola negativo funziona. Credo più velocemente e efficacemente di quello positivo.
L'insegnamento comunicativo da trarre - che altro non è che una morale da manuale un po' natalizia - è che mentre nel passaparola positivo tutto va curato (studiato, seguito e incoraggiato) nel passaparola negativo, ma più in generale nella maldicenza, il verbo si diffonde da sé e tutti l'aiutano.
In questo senso le recenti campagne diffamatorie utilizzate da Carl Rove ed altri suoi emuli italici sono assolutamente esemplari di come funzioni bene la maldicenza e l'insinuazione (cfr. il recente libro Spin di Giancarlo Bosetti, direttore di Reset).
Quindi occhio e comportarsi bene!

giovedì 27 dicembre 2007

Aziende e social networks

(dal sito Ferpi.it)

Gartner ammonisce le aziende sui pericoli nel creare social network aziendali, o nell'usare SN esterni per motivi professionali: la tecnologia non è abbastanza matura e si mette alla berlina la proprietà intellettuale aziendale.

Come nel caso dei blog, anche nel caso del Web 2.0 il mondo coporate si mostra incuriosito da questo nuovo modello di comunicazione e interazione sociale, tanto da pensare di costruirne uno a propria immagine e somiglianza, sfruttando le possibilità della rete sociale ai fini di comunicazione interna, per rafforzare l'identità aziendale e la reputazione. Ma gli esperti invitano alla cautela.
Numerose aziende sono infatti tentate di utilizzare proprie reti sociali, in alternativa a quelle esterne e non professionali come Myspace.com, Facebook e numerose altre. Ma il monito che proviene da Gartner è quello di prestare molta attenzione nel considerare la situazione con leggerezza. Infatti la creazione di un social network aziendale porrebbe come problematica principale quella della protezione della proprietà intellettuale.
Facebook ha preannunciato che concederà la licenza della propria piattaforma di sviluppo ad altre organizzazioni, il ché renderebbe molto più facile per le aziende creare la propria rete. Ma gli analisti del settore avvertono che, malgrado l’hype attorno ai SN, la tecnologia non è ancora pronta a farne uno strumento di base del business. Aggiungono, infine, che il vero valore aggiunto delle tecnologie di social networking proviene dai contenuti, e non dai prodotti stessi, senza tralasciare però di ricordare che la rete sociale potrebbe portare benefici nel mondo degli affari, al pari di altre tecnologie web-based, come per esempio l’instant messaging. I colossi del business per il momento esitano ma, nonostante il monito degli esperti, anche il Web 2.0 potrebbe in qualche modo avere presto una sua versione corporate.
Redazione Totem - Emanuela Di Pasqua

mercoledì 26 dicembre 2007

Chi ha paura della Muccassassina?

Sto leggendo ed ho quasi finito Chi ha paura della Muccassassina? il libro autobiografico appena pubblicato da Vladimir Luxuria.
A parte il contenuto interessante, alcune osservazioni molto acute, la piacevole scrittura, il libro ha un sicuro interesse per i professionisti delle relazioni pubbliche.

Si ripercorre infatti la storia degli ultimi anni del movimento glbt (gay, lesbo, bisessuale, transessuale) che è anche la storia di un'issue sociale comunicata e promossa in maniera molto efficace: i diritti civili glbt e la diversità sessuale.

Vista dal punto di vista della comunicazione, dei public affairs e più in generale della comunicazione, è possibile rinvenire numerosi esempi di best practices: in particolare la cura per gli eventi, dall'evento Muccassassina fino al Gay Pride; ma anche le strategie di media relations e di coinvolgimento dei nuovi media (web 2.0 compreso); compreso l'endorsement di testimonial da Ru Paul a Elton John fino al primo Ru Telli (poi divenuto Ru Clerichelli); e ancora la creatività nel branding e in generale nel gergo glbt: espressioni come la "vacanza succhia e fuggi", il genere "ursino", il Rubicone o il Dee-gay (il dj gay)...
Un libro utile, da leggere.

sabato 22 dicembre 2007

Alla faccia dell'home bankin'

Oggi parlando con Francesco, superesperto net-economista, di un progetto di web-pr ci siamo lasciati andare a considerazioni libere sulle capacità comunicative delle aziende italiane, sull'usabilità dei siti e sull'utilizzo delle nuove tecnologie a fini mkt-pr.
A un certo punto, nel pieno del nostro sconforto, mi fa: "...pensa che ieri stavo navigando sul sito della Cassa di Risparmio di C.... per trovare gli orari di apertura. Non li ho mica trovati!"


"incredibile!" Mi ci piombo subito e navigandolo in lungo e largo mi rendo conto che l'informazione base, l'orario d'apertura, non c'è. E' vero che più o meno tutti anno: ma lui che ritornava dalla Finlandia la notte stessa, alla mattina aveva un appuntamento, non ha potuto programmarsi la giornata. "Alla faccia dell'home banking", avrebbe chiosato Totò.


Provare per credere... vai al sito-cassa


In questo caso l'errore è dell'agenzia che realizza o del committente? Io credo che un buon comunicatore (il responsabile dell'agenzia, l'account in questo caso) dovrebbe aiutare il committente ad evitare queste brutte figure.


Buon Natale.

venerdì 21 dicembre 2007

Preghiera di fine anno di un relatore pubblico miscredente

(copio pari pari dal sito Ferpi.it)
di Toni Muzi Falconi

Padre nostro, è stato un anno duro per noi relatori pubblici!
E' vero, siamo noi stessi le cause dei nostri mali ma in 2007 anni ci hai insegnato che se ci pentiamo dei nostri errori possiamo andare assolti…..ed eccomi qui.


1.Nessuno di noi si è salvato dal peccato di manipolazione della realtà: vale per chi lavora per lo Stato e per le imprese, ma anche -e forse soprattutto- per il sociale. Fai che si possa intravedere uno spiraglio dove i nostri contenuti, le nostre soffiatine, i nostri gossip, i nostri wom (word of mouth) corrispondano almeno in buona parte alla realtà che conosciamo e che le eventuali veniali esagerazioni non producano conseguenze indesiderate sugli altri.


2.Pochi sono riusciti a stare lontano dalla moda della corporate social responsibility: praticamente non c'è nessuno di noi che oggi non vanti una specializzazione in materia, e di questa siamo diventati i più ferventi propagandisti, perché mai come ora organizzazioni private, pubbliche e sociali si sentono costrette dai colleghi del rotary sotto casa ad affidarci campagne dedicate a valorizzare le palle che mettiamo in bocca ai nostri clienti e datori di lavoro.
E' vero, qualcuno si salva, ma sono pochissimi.
Fai che il 2008 sia l'anno in cui qualcuno di noi cominci a capire che la comunicazione socialmente responsabile è -sì- più difficile, ma molto più efficace della csr e che si sviluppi la consapevolezza che la cr (senza la esse) è un modo di essere orizzontale delle organizzazioni e non uno strumento di comunicazione.

3.Praticamente nessuno ha investito con modalità innovative nel misurare e valutare le attività di relazioni pubbliche. Anche se si diffondono le società di servizio che offrono una gamma di opportunità, spesso con tanta grossolanità: ad esempio coloro che fanno le analisi della reputazione multiclient, come se i pubblici influenti fossero gli stessi per due organizzazioni (persino concorrenti…)…si continua imperterriti a calcolare l'ingombro dei ritagli stampa attribuendo loro un valore simile (o addirittura moltiplicato) della pubblicità! Pochissimi coloro che hanno capito che la sola cosa misurabile davvero è la qualità della relazione con i pubblici influenti. Troppo difficile? Ma noi, non siamo relatori pubblici?


4.E' un fatto: la maggior parte dei lettori di questo sito (ndr. Ferpi.it) non è associata alla Ferpi. Questo implica che, se in qualche modo pensi di fare il relatore pubblico, stai producendo un danno a te stesso e alla tua professione. Capisco che bisogna avere un bel fegato per fare una affermazione del genere, ma pensa all'avvocato, al revisore, al medico… che non è iscritto all'ordine: te ne serviresti? Perché non ci aiuti a migliorare e a contare di più?

5.E' stato un anno in cui le black pr hanno fatto follie anche in Italia. Pensate al caso Corona oppure a quello Sircana. Possibile che non riusciamo a evitare di usare le relazioni pubbliche non soltanto per rafforzare l'identità e le relazioni del nostro cliente/datore di lavoro, ma anche per distruggere il suo concorrente o nemico di turno?

6.E quando è stata l'ultima volta che abbiamo aiutato uno studente di relazioni pubbliche offrendogli uno stage, sistemandogli una tesi, dandogli qualche buon consiglio? Pensiamo davvero che siano solo delle bestie da soma? Ma ci siamo fatti una idea dei corsi che seguono? O pensiamo che stiano li a fare degli studi inutili? In realtà, quegli studi sarebbe utili anche a ognuno di noi.


7.Pippe, pippe, pippe….ecco cosa molti di noi pensano della ricerca e della costruzione di un corpo di conoscenze delle relazioni pubbliche. Ma possibile essere così coglioni e buttarsi a mare quando invece sarebbe importante che le nostre riflessioni (e qualche volta ci capita pure ci pensare..no?) entrassero a far parte di quel corpo di conoscenze?
Buon anno a tutti.

Grazie TMF

Keywords & Key Ideas

Ci sono parole chiave che occupano i titoloni dei giornali, le pubblicità, le carte dei valori delle aziende, i business plan e a cascata anche il discorso pubblico.
Innovazione, wired, creatività, talenti (o talents quando l'italiano non può bastare), territorio, comunicazione integrata poi olistica... ecceterum eccetera ecceteris.

In realtà queste keywords - che spesso servono a riempire la bocca (dei più boccaloni) e che noi Praners usiamo a man bassa - oltre a far parte di una retorica pubblica sono concetti (memi) che emergono dal discorso pubblico e di cui spesso ci convinciamo dell'utilità e della loro assoluta necessità.

Mi propongo un gioco: indovinare assieme a chi legge le nuove keywords e quindi le key ideas, quelle che segneranno il 2008 in Italy.

Secondo me Change e i suoi omonimi (transformation, mutation) sarà la keyword 2008. Quella che farà figo inserire nel payoff aziendale o nel business plan di turno. Non scopro nulla di nuovo ovviamente: ho sentito (ma potrei sbagliarmi) che Clinton avrebbe coniato per la moglie lo slogan Change, Change, Change; Methodos (la società di consulenza aziendale-manageriale più sgamata d'Italia) si occupa di Change Management e cambiamento culturale già da tempo...


Ma sono avanguardie di una retorica che ci investirà nei prox mesi. credo. Voi che ne pensate?

mercoledì 19 dicembre 2007

Il Pranista diventa pubblico. Relatore Pubblico

Dopo un breve periodo di rodaggio, è stato reso pubblico oggi il blog Pranista, con l'invio di un'email a circa un centinaio di colleghi e professionisti della comunicazione, del design, del marketing e delle relazioni pubbliche.

Questo blog è un diario personale di riflessioni, appunti, spunti sulle public relations, sul marketing territoriale e sulle narrazioni cialtronescomunicative dei nostri giorni.


Il PRanista è - nella definizione di chi scrive - il professionista di Public Relations, il relatore pubblico nelle migliori e più accademiche definizioni.

E' una parola inventata, perché il PRanista è un ruolo da inventare. Da inventare e ridefinire come il modello di comunicazione di cui oggi in Italia c'è assoluto bisogno (anche a detta di esperti e accademici del nostro mondo) per riuscire a comunicare il cambiamento di società, economie e territori del nostro paese.

Chiunque passi di qui è invitato a scrivere, appuntare, suggerire, contestare, criticare i post pubblicati e ovviamente quelli ancora non-pubblicati.

Film di Natale: Product Placement in salsa De Sica&Filmauro

Come ogni anno, i soliti amici fedelissimi del Filmauro, siamo andati a vederci il blockbuster di De Sica: quest'anno Natale in Crociera.

Se negli anni passati il film natalizio è sempre stato un'ottima piattaforma di product placement e se negli ultimi anni oggettivamente gli sponsor erano aumentati, quest'anno abbiamo raggiunto l'apice: ci sono alcune scene dove il posizionamento del marchio è quasi imbarazzante. A parte Costa Crociere, che offre il luogo fisico in cui è stato girato praticamente tutto il film, ci sono una marea di marchi che vengono proposti: Garmin, Calzedonia, Paciotti, Diadora, Chrisler, Radio Montecarlo, Acer... di cui peraltro non trovo il marchio nella pagina degli sponsor.


Tutto legittimo ovviamente; tra l'altro dovremmo anche essere regolamentati oggi finalmente.


La riflessione e l'analisi che mi piacerebbe fare è indagare nella storia dei film di Natale, quali consumi e quali tipologie di bisogni indotti sono stati sviluppati. Ovviamente la tipologia primaria di consumo sia stata fin dall'inizio la vacanza dal punto di vista del prodotto e del luogo: la montagna, Amsterdam, Cortina, Aspen, l'Egitto, oggi le crociere ai Caraibi. Poi ricordo le Tod's in Yuppies, il cellulare sempre con de Sica, oggi il navigatore Garmin e le vacanze in crociera.
Quest'anno fuori dalle Multisale ci sono corner e banner di Costa Crociere, di cui tra qualche mese si potranno misurare i risultati effettivi. Non vedo l'ora di darci un occhio. Per ora me lo studio.

lunedì 17 dicembre 2007

PUBLIC RELATIONS & CRONACA NEGRA

Nella mediatizzazione dei casi di cronaca nera degli ultimi tempi, da Cogne a Perugia passando per il caso mondiale della bambina inglese Madeleine (http://www.findmadeleine.com/) le PR hanno un ruolo non di secondo piano.

Sul numero di PR Week della scorsa settimana c'è un bel servizio sul responsabile PR della famiglia Mc Cann: Clarence Mitchell, ex giornalista e inviato della BBC (cfr. profilo sul sito BBC)


Mentre i luridi tabloids portoghesi accusano implicitamente o esplicitamente la famiglia per l'assassinio della bimba, ripresi ampiamente dai tabloids inglesi... (questi invece non definiti luridi) il portavoce dei McCann tenta di riaccreditare la possibilità che la bimba sia solo scomparsa e non sia ancora morta.


L'industria delle PR, cavalcando il giornalismo più scandalistico ma anche quello apparentemente più serio) sta sviluppando un filone nero, molto fruttifero, filone che - seguendo le teorie di Grunig - può essere identificato come il degno erede del modello di PR dei Press Agent alla Barnum.


Si tratta di un'industria che probabilmente se venisse studiata (e monetizzata) darebbe una parziale spiegazione sulla deriva sensazionalistico-scandalistica dei media di oggi. Ovvio non tutto è colpa/merito delle PR, ma se consideriamo in senso esteso i vari casi comunicativi del filone nero degli ultimi tempi ci possiamo facilmente rendere conto di quanto spazio (e di conseguenza di quanto valore) abbiano occupato negli ultimi anni:
Madeleine Mc Cann, Perugia, Corona e non ultima la fam. Franzoni di cui è possibile avere il (non)piacere di ascoltare le analisi comunicative del portavoce (sacerdote-nonché scienziato della comunicazione).


Brand Republic sul caso di PR:
http://www.brandrepublic.com/News/770213/McCann-spokesman-questions-UK-press-practices/

giovedì 13 dicembre 2007

Lei e loro


E' uscito qualche settimana fa, Lei e loro, un libro a cura di Furio Garbagnati (CEO - Weber Shandwick) presidente di Assorel, figura storica delle RP italiane, tra i fondatori della mitica SCR, ecc. ecc.

E' un libro interessante composto da dieci interviste di protagonisti della comunicazione e dell'economia italiana.

In realtà mi aspettavo qualche cosa di più da uno come Garbagnati, che peraltro ho spesso avuto il piacere di ascoltare come relatore (al festival delle RP di Trieste), come docente (al Master di RP Iulm), come esperto a diversi workshop e incontri. Mi aspettavo qualche dietro le quinte, qualche aneddoto significativo, qualche spunto e riflessione nuovo o sconosciuto.

Il libro comunque è un must, anche per i nomi degli intervistati: Alessi, D'Agostino, Malgara, TMF, Navarro Valls, Velardi... ecc

Assolutamente da leggere l'intervista a Toni Muzi Falconi (Quel che oggi manca è l'impegno), molto interessante come sempre Claudio Velardi sulle Relazioni Istituzionali e alcune considerazioni di Giulio Malgara e di Roberto D'Agostino (Dagospia).


Iudicium spassiunato: Da prendere in prestito in biblioteca... se lo trovate.

mercoledì 12 dicembre 2007

My First Marketta

Da giornalista non l'ho mai fatta, anzi... da pierre ho sempre tenuto separati il ruolo relazionandomi unicamente come interlocutore professionale con i miei referenti giornalisti. Però il mese scorso non ho proprio resistito e ho fatto un articolo su un evento promosso dall'agenzia di comunicazione per cui lavoro.
E' un pezzo sulla Parigi-Pechino sulla rivista di Ferpi relazioni pubbliche: "La Parigi-Pechino diventa occasione di Rp" (p.15).

E un ferpino senior l'altro giorno in un incontro di lavoro mi ha detto... bel markettone eh? Sorry ma davvero, sinceramente, è stato per far conoscere una case history interessante. A parer mio.

La China è Viciàina?


Oggi sono andato a presentare un progetto di promozione ad un manager dell'agroalimentare che esporta in Cina per un'azienda media del food.

Manager bravissimo conosceva esattamente ogni fottutissimo dettaglio del mercato, dei target, dei distributori, della percezione del prodotto... una vera e propria lezione di marketing e comunicazione del vino.


Sono emerse alcune cose carine. Il principale canale di consumo di vino nell'HO.RE.CA. sono i Karaoke: quei club dove simpatiche entraineuse cantano il karaoke spingendo i clienti a sgarganozzarsi decine e decine di litri di vino... poco importa quale, tanto vino è. Quindi meglio esportare vino di basso livello tanto la percezione è la stessa e possono pagarlo comunque un tot.

Gli affari (veri) si fanno al karaoke. Prima di entrare in confidenza con il cinese, ti porterà al club e lì diventerete davvero abbastanza vicini per fare affari.

I distributori della sua azienda sono ipergrezzi: gente ignorante, incivili commercialmente e professionalmente... li ha definiti. Inutile quindi proporre incentive a base di arte, tipicità italiane e finesse varie. Meglio il solito trasversalissimo incentive a base di carciofo.

L'inaffidabilità è il carattere più comune e quindi oggi fatturi 10 domani fatturi 0. E cosi via...


Uscendo pensavo. Non è che il Governo Cinese, o chi per esso, ha bisogno di attivare una bella campagna di relazioni pubbliche per reuperare un po' di reputazione?

martedì 11 dicembre 2007

I Grafici son Gra(n)...fic(h)i

Spesso lavoro con grafici, studi di grafica, art director, designer, ecceterector...

Li adoro. Mi danno sempre un'altra visuale sulle cose. Ma nel 50% dei casi devo dire che son proprio grafici. Né più né meno.

Non sanno molto di marketing anche se sanno essere geniali. Spesso faticano ad esporre consequenzialmente le loro idee. Se sono direttori d'agenzia sono un disastro a livello di partnership strategiche, sviluppo del business...

Quello che non capisco è se ciò è indotto dal lavoro o se sono tali per indole... Chi non sa parlare, non è in grado di preparare un piano marketing, non conosce le basilari strategie di business.

"Però di lavoro ne hanno sempre" Questo è un bene.
E' un male che spesso gli imprenditori o i manager delle PMI italiane, spesso quelle di provincia, affidino completamente ai grafici le strategie di comunicazione dell'azienda. O meglio. Credano che la comunicazione sia tutta lì. Quando invece nessun imprenditore nasce imparato e ha bisogno di essere accompagnato e consigliato nelle strategie di comunicazione.

So che ai miei colleghi milanoidi fischieranno le orecchie, ma purtroppo fuori dai navigli è così.

Ed è nostro compito educare a una valorizzazione delle competenze professionali di tutto il settore comunicazione.

Anche a favore di chi si occupa di grafica, pubblicità, pianificazione media, relazioni con i media, eventi, direct, promozioni, sponsorizzazioni...

Segnalo l'uscita di Subvertising... molto interesting: vai al sito

lunedì 10 dicembre 2007

Mkt territoriale o mkt di prodotto?


Non è proprio un capolavoro pubblicitario di etoniani stilemi, oxfordiani echi... ma mi sembra un efficace guerrilla marketing.

Mi resta il dubbio sul soggetto che viene promosso: prodotto o territorio? Mkt territoriale o mkt di prodotto?


MOTOR SPORT BUSINESS FORUM


La settimana scorsa sono stato a Montecarlo al MotorSport Business Forum, un incontro/workshop di due giorni sul marketing degli sport automotoristici.

Molto interessante: hanno presentato diverse case histories molto interessanti...

La più interessante è sicuramente quella che riguardava la NASCAR, La NASCAR, (famosa serie di gare automobilistiche in USA, Canada e Messico).

La NASCAR è il secondo avvenimento sportivo più seguito, subito dopo il Super Bowl, sui programmi televisivi in America. Le gare sono trasmesse in 150 nazioni e coprono 17 dei primi 20 posti nella classifica degli eventi sportivi più visti negli USA. (da wikipedia)


Le attività di marketing e sponsorizzazione che hanno presentato hanno lasciato semi-ammutoliti i soloni della Formula 1. Ciò che il tizio della NASCAR ha dimostrato slide e dati alla mano è che uno sponsor che investe in quello sport ha un ritorno concreto in termini di business: che siano lattine di Coca Cola o visitatori al Walmart.

Tutta un'altra cosa rispetto alle sponsorizzazioni sportive modello europeo. Anche la presentazione di ING sponsor di Renault, nonostante fosse ben studiata e interessante, non aveva nell'anima il ROI come NASCAR.

Per fare un esempio veloce basti pensare ai piloti: nel NASCAR sono obbligati dallo sponsor a firmare autografi davanti agli store tutte le settimane facendo veri e propri road show promozionali; in Formula 1 i piloti non danno neanche interviste (cfr. Socchmacher che negli ultimi due anni nonostante il ritiro non si fa neanche intervistare; oppure Hamilton della Mc Laren).

E così via... in Formula 1 ti viene data l'apposizione del logo, l'utilizzo dell'immagine del team e poco altro; nel NASCAR tutto è incentrato sugli sponsor che vendono di più perché i tifosi sanno che comprando lo sponsor aiutano il team. Tutto l'evento sportivo è pensato per diventare un'immersione totale in un mondo di intrattenimento che coinvolge davvero totalmente.

ENGAGEMENT del tifoso cialtroniamo qui da noi... che bello aver ancora da imparare (e tanto) dagli americani!

Nuovo blog

Dal 2 gennaio pubblico i miei post su  https://pranista.blog/