lunedì 27 giugno 2011

Pranista sostiene questa campagna

Sito Non raggiungibile

Ci ha detto un funzionario dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni: "Ma è possibile che qui sotto vengano a protestare per ogni stronzata e ora, che stanno per portare una censura infernale in Italia non c'e' un cane che venga a dire qualcosa?".

Mentre il Web si sta mostrando in tutta la sua magnficenza, in tutta la sua capacità di mobilitazione, in tutto il suo potenziale di sviluppo per la società, dobbiamo tentare di raccontare all'Italia l'incubo in cui stiamo per finire. Dobbiamo riuscire a mettere un tarlo nella testa di voi che avete usato la rete per far passare contro ogni probabilità i referendum, voi che leggete questo post.

http://www.agoradigitale.org/nocensura

mercoledì 22 giugno 2011

Relazioni Industriali al bivio. E se servisse l'apporto delle Relazioni Pubbliche?

Oggi sul Sole 24 Ore viene pubblicato in prima pagina un appello di imprenditori, economisti e giuslavoristi "Imprese e sindacati, è l'ora di condividere i nuovi contratti". Leggo che è appena nato il sindacato globale in Fiat. Sarà perché mi capita di lavorarci da qualche mese a questa parte piuttosto intensamente, ma credo che le Relazioni Pubbliche non possano astenersi dall'intervenire su questa materia.
E' una domanda che mi faccio: e se servisse l'apporto delle Relazioni Pubbliche?
Proprio all'assemblea di ferpi di venerdì scorso, bistoncini ci ricordava che la sua ossessione negli ultimi tempi è l'appannamento dei corpi intermedi di rappresentanza e quindi, immagino, il ruolo che noi possiamo svolgere nella rappresentanza degli inrteressi dei vari gruppi.
La mappatura degli stakeholder, la gestione delle relazioni con gli opinion leader interni/esterni, l'ascolto dei pubblici, comunicare e fare accettare il cambiamento... non fanno parte di un nostro compito?

FIAT-CHRYSLER
Nasce il sindacato globale per una sola strategia nel mondoPrimo atto sarà una lettera a Sergio Marchionne, amministratore delegato della casa torinese e di quella di Detroit, ma anche presidente di Fiat Industrial, per chiedere il riconoscimento del network. L'obiettivo è uno scambio costante di informazioni

martedì 21 giugno 2011

Loschi figuri? Lobbisti, gente di relazioni... azz!

E' bellissimo. ogni volta che scoppia una nuova P (P2, P3, P4) troviamo un nuovo individuo che solitamente viene definito lobbista oppure PR o public relations man, ecc.
Non ho ben capito se ci sia la tendenza dei media a ricondurre tutto ad un unico luogo comune (lobbista = piduista) o se addirittura il baco stia a monte, nelle indagini.
Non è reato essere lobbisti. bisignani per ENI lavorava come PR: ex giornalista Ansa, radiato dall'albo, stipendiato da Ferruzzi e vicino ai grandi (ex) boiardi di stato (Eni e Finmeccanica).
Continuo citando da L'Occidentale:
In America, saggiamente, si è deciso di rendere pubblica e trasparente l'azione delle lobby sul Congresso o sulla presidenza (Obama nei giorni scorsi ha dovuto difendersi da chi ne denunciava le complicità con Google), in modo tale che i cittadini possano osservare, e giudicare. In Italia invece i lobbisti sono gemelli siamesi dei piduisti. Nel vuoto normativo, questi personaggi si aggirano in cerca di affari e contatti preziosi, nella palude di Palazzo, e abituati come sono all'ombra, quando qualche magistrato prova a pizzicarli, si danno preventivamente irreperibili. Forse non sono degli eroi, ma meriterebbero anche loro delle garanzie.

lunedì 13 giugno 2011

La Strategia PR pro-Nucleare? A-TO-MI-CAZ!

Ieri mattina sentendo che l'affluenza alle urne era piuttosto alta, mi son chiesto se la strategia tenuta da chi è favorevole al nucleare avesse avuto un senso.
In pratica la strategia del dopo-Fukushima aveva come obiettivo quello di eclissare il dibattito sul nucleare per evitare una reazione emozionale - ricordando ciò che era accaduto nel referendum dopo-Chernobyl.
Proprio in questo modo però si è favorita la presa del palcoscenico da parte di chi invece ha cercato di lavorare sull'emozione.
Dal mio punto di vista si è così creata la condizione per avere un'opinione pubblica disinformata e non in grado di decidere razionalmente.
Bisognerebbe rendersi conto che non siamo più negli anni '80. Oggi l'informazione corre sulla rete, la network society è in grado di creare gruppi, community e viralità.
Avere lasciato la scena a chi ha lavorato per il Sì e addirittura aver scoraggiato chi era per il No a non andare a votare, paradossalmente in caso di quorum schiaccerà ancor di più le posizione sul Sì!!! E questa è una questione di efficacia.

Invece quello che mi preme è ciò che riguarda le Relazioni Pubbliche: una delle più imponenti campagne di RP degli ultimi anni in Italia, secondo me tra i principali obiettivi avrebbe dovuto avere quello di stabilire le regole del gioco, il perimetro entro cui far cadere il dibattito dell'opinion pubblica e non celare/nascondere.
In un corpo schizo-mediatico come quello contemporaneo, continuamente iperconnesso e reattivo, non si può pensare che i pubblici possano essere lasciati alla disinformatia e - peggio ancora - siano scoraggiati ad avere un'opinione.
Il ruolo delle RP diventa quindi sempre di più cercare di individuare il frame interpretativo e la ridefinizione delle regole del gioco dell'opinione pubblica. Non è più l'attività manipolatoria...
Infine: il referendum secondo me è un mezzo, un'opportunità (negativa e positiva). Non può diventare il fine di tutto.


PS: ecco l'appello (per me sbagliato e scorretto) pubblicato sul sito del Forum Nucleare.

Perché non ritirare la scheda sul nucleare. Appello di 65 scienziati e intellettuali
Appello di intellettuali e scienziati per non chiudere definitivamente l’opzione nucleare in Italia


Cinque ragioni per non ritirate la scheda grigia del referendum n.3 sul nucleare:


1. Il referendum sul nucleare si svolge sull’onda emozionale suscitata dall’incidente di Fukushima. La legge prevede che per essere valido un referendum debba raggiungere un quorum. Non ritirare la scheda grigia del referendum n.3 sul nucleare è una delle opzioni che la nostra democrazia offre ai cittadini. La legge prevede la possibilità di ritirare solo le schede desiderate. È un diritto che può essere esercitato da chi, volendo comunque andare a votare per altri referendum, non desidera che il quorum sul nucleare venga raggiunto. In questo caso si può chiedere al presidente di seggio di non ritirare la scheda grigia.


2. Il nucleare non sarà mai sviluppato contro la volontà dei cittadini. E in Italia è già in vigore una moratoria sulla costruzione di nuove centrali. Solo se si conquisterà la fiducia delle popolazioni locali sarà possibile riaprire il discorso. Ma per ottenere questo è necessario che sul nucleare non si crei un nuovo black out dell’informazione, come è avvenuto per vent’anni dopo il referendum del 1987. Al contrario, la vittoria del Sì provocherebbe di fatto una censura preventiva che impedirebbe agli italiani di essere informati sull’evoluzione del nucleare.


3. Il nucleare non è un argomento targato politicamente. Non è né di sinistra né di destra. È un’opzione tecnologica che deve essere lasciata aperta per il futuro e di cui il paese deve continuare a discutere, come avviene negli altri paesi del mondo, ragionando.


4. La vittoria del Sì indebolirebbe il ruolo dell’Italia nella discussione internazionale. È invece importante che il nostro paese abbia voce in capitolo per stabilire quali requisiti di sicurezza dovranno avere le decine di centrali alle nostre frontiere.


5. L’Italia deve confermare il proprio impegno nella ricerca sul nucleare per non restare isolata dalla comunità internazionale che nei prossimi anni, per effetto dell’incidente di Fukushima, aumenterà gli sforzi di innovazione. Nuovi sistemi di sicurezza saranno introdotti, nuove tecnologie saranno messe a punto. La vittoria del Sì al referendum isolerebbe l’Italia dal contesto internazionale. Ricordiamo infatti che, nonostante Fukushima, la maggioranza dei paesi avanzati ha confermato l’opzione nucleare.


FIRMATARI:


Adinolfi Roberto – Vice Presidente Associazione Italiana Nucleare
Bernardini Carlo – Università Roma1
Bilardo Ugo – Professore Università La Sapienza Roma
Bolla Giuseppe – Manager
Bolognini Giancarlo – Manager
Boncinelli Edoardo – Prof. Biologia e Genetica Università Vita-Salute di Milano
Bosetti Silvio – Direttore Generale EnergyLab
Carrai Marco – Amministratore Delegato Firenze Parcheggi
Casali Franco – Prof. Dipartimento di Fisica, Università Bologna
Corbellini Gilberto – Docente Universitario
Corleto Luigi – Manager
Costantino Pietro – Manager
De Benedetti Franco – Manager
de Falco Francesco – Amministratore Delegato Sviluppo Nucleare Italia
De Grandis Silvia – Ingegnere nucleare, imprenditrice
De Rosa Felice – Enea
D’Onghia Bruno – Presidente Sviluppo Nucleare Italia
Filippelli Giacinto Andrea – Presidente GDF Suez Produzione
Floro Daniela – Dip. Economia Università di Warwick (UK)
Gatta Enzo – Presidente Associazione Italiana Nucleare
Giardina Maria Rosa – Dip. Ingegneria Nucleare, Università di Palermo
Giorgianni Francesco – Vice Presidente Associazione Italiana Nucleare
Girdinio Paola – Preside Facoltà Ingegneria, Università di Genova
Giusti Davide – Enea, Università di Bologna
Lo Maglio Ettore – Professore, editorialista
Locatelli Giuliano – Direttore Ansaldo Nucleare
Mandurino Claudia – Ingegnere nucleare, ALMA Mater Studiorum Bologna
Martelli Alessandro - Direttore Centro Ricerche Enea Bologna
Mazzini Marino – Prof. Ingegneria Università di Pisa
Minopoli Umberto – Segretario Generale Associazione Nucleare Italiana
Monti Stefano – Ingegnere IAEA
Mostacci Domiziano – Prof. Università di Bologna
Naviglio Antonio – Professore ordinario Facoltà di Ingegneria La Sapienza
Nodari Antonio – Manager
Oriolo Francesco – Prof. Ingegneria Università di Pisa
Orlandi Sergio – Direttore Generale Ansaldo Nucleare
Panella Bruno – Direttore Dip. di Energetica Politecnico Torino
Pedata Carlo – Direzione Nazionale Giovani Democratici
Pedrocchi Ernesto – Prof. Emerito Politecnico di Milano
Petrangeli Gianni – Ingegnere, esperto di sicurezza nucleare
Poletti Clara – Università Bocconi
Potì Roberto – Dirigente Edison
Prinzi Giorgio – Ingegnere Industriale, Giornalista Pubblicista, Divulgatore Scientifico, Segretario Comitato Italiano per il Rilancio del Nucleare
Putti Pietro Maria – Avvocato
Ricci Angelo Renato – Prof. Emerito Università Bologna, Pres. Galileo 2001 e Presidente Onorario AIN
Ricco Giovanni - Università di Genova Dip. Scienze Fisiche
Rocchi Federico – Enea
Ronchetto Giovanni - Manager
Rondolino Fabrizio – Giornalista
Saiu Gianfranco – Ingegnere nucleare
Stagnaro Carlo – Direttore Ricerche e Studi, Istituto Bruno Leoni
Sumini Marco – Università di Bologna
Terrani Paolo – Manager, Nuclear Energy Business Development Techint
Testa Chicco – Presidente Forum Nucleare Italiano
Tirelli Umberto – Direttore Dip. Oncologia Medica, Istituto Nazionale Tumori di Aviano
Trenta Giorgio – Fisico e medico
Tripputi Ivo – Responsabile Relazioni Internazionali Sogin
Troiani Francesco – Enea, Centro Ricerche Saluggia
Turchetti Giorgio – Ordinario di Fisica Matematica, Università di Bologna
Valli Giulio – Enea
Velonà Franco – V. Presidente del Consiglio Scientifico AIN e V. Presidente Gener. ATI
Vercilli Cristian – Manager
Vestrucci Paolo – Prof. associato Impianti Nucleari, Università di Bologna
Vido Livio – European Nuclear Council
Zollino Giuseppe – Università di Padova

domenica 12 giugno 2011

Nuovi modelli di relazioni industriali crescono

Una settimana vissuta sul lavoro intensamente mi ha fatto capire quanto sia difficile riuscire a raccontare le relazioni industriali o sindacali, qual dir si voglia. E soprattutto - dopo tutti questi mesi - quanto sia difficile metterle in pratica e individuare un modello vincente per tutti gli stakeholder.

Una lunga trattativa in cui l'azienda (una multinazionale), dopo l'annuncio iniziale, si è posta in ascolto ed ha effettivamente analizzato e esaminato le proposte degli stakeholder dai sindacati alle istituzioni.
Un'elaborazione in base a queste proposte e una nuova proposta: un Piano Industriale che individua investimenti, prospettive e disegna il futuro.

E' certamente un modello di relazioni diverso dal "modello Marchionne" (o così o Pomì...gliano) o dal "non-modello Fincantieri": nel primo caso le relazioni industriali vengono determinate dall'azienda che impone e lascia fuori una parte (seppur difficile come Fiom); nell'altro il piano viene ritirato a scapito del futuro... quale competitività avrà Fincantieri se non rivede la sostenibilità dei propri costi?

E' un modello emiliano? Vacchi, neo presidente di Unindustria Bologna, dice: «Non ho mai visto un accordo imposto alla controparte che funziona — ricorda —. Sono modelli che magari producono discontinuità ma non positività. Dobbiamo cambiare strada. Noi dovremo metterci nelle scarpe del sindacato e il sindacato dovrà mettersi nelle nostre scarpe... potrà nascere a Bologna un nuovo modello sociale perché la CGIL è spesso responsabilizzata...»
Non lo so. sono ancora abbastanza ignorante di relazioni industriali. Sono certo però che il modello applicato dal nostro management (prima di quando io iniziassi a lavorare qui) abbia corrisposto ad alcuni comportamenti virtuosi di relazioni pubbliche: ascolto, coinvolgimento degli stakeholder, considerazione della network society e infine anche comunicazione...
La parte di racconto stessa non è semplice e son soddisfatto di aver incontrato giornalisti in grado di capire lo sforzo dell'azienda (ridefinizione del piano e investimenti) e quello dei sindacati (rinuncia al rinnovo del contratto e accettazione di un certo numero di esuberi): se il giornale locale tende a schierarsi con le parti sociali, in questo caso le argomentazioni di sostenibilità e la ragionevolezza son state ben comprese e poi scritte sui giornali.
Tuttavia il racconto non è semplice: entra nelle case della gente, genera ansie e paure, incide sulle relazioni di tutti i giorni... spesso viene cavalcato dai politici e strumentalizzato senza che vi sia una reale competenza.






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Dal 2 gennaio pubblico i miei post su  https://pranista.blog/