giovedì 31 gennaio 2013

L'ebrezza del farsi valutare

Ieri sera ho lanciato un sondaggio interno, a campionamento casuale, su oltre un centinaio di colleghi della mia organizzazione, per rilevare il loro grado di utilizzo e soddisfazione rispetto agli strumenti di comunicazione interna (i cui risultati avranno una diretta incidenza sulla parte variabile del mio stipendio). Mentre elaboravo il questionario ero combattuto tra due emozioni: - la paura di ottenere valutazioni negative e quindi anche un giudizio critico sul mio operato; - la soddisfazione di mettere concretamente in pratica ciò che sempre sosteniamo come buona prassi delle Relazioni Pubbliche: la misurazione.

Non ci sono più le Campagne di una volta

Alcune campagne di comunicazione politica del passato, in particolare di partiti di sinistra. Stimolante

mercoledì 23 gennaio 2013

sabato 19 gennaio 2013

giovedì 17 gennaio 2013

Dibattito online sullo spot McDonald’s

Sul sito Ferpi si è sviluppato un bel dibattito tra colleghi sullo spot di McDonald's sulla prossima assunzione di 3000 persone a tempo indeterminato con contratto di apprendistato. A seguire il link dell'articolo con alcuni commenti del sottoscritto e di alcuni colleghi:
McDonald’s e Ikea: due esempi (sbagliati) di comunicazione aziendale - Ferpi Il video dello spot principale e dei minispot dedicati alle diverse figure professionali:

domenica 13 gennaio 2013

Lo spot Mc Donald's? Un Mac Guffin di CSR

Un mio commento all'articolo pubblicato su Ferpi.it sulla comunicazione aziendale di Mc Donald's:

"Mi permetto di esprimere un commento sul pezzo di Daniele. Mentre sulla seconda analisi (a proposito di un'altra azienda) mi trovo abbastanza d’accordo, sulla prima non concordo anzi… Proprio perché l’azienda di fast food più famosa al mondo sconta un problema di reputazione, perché nn dovrebbe promuovere uno degli argomenti forti che ha sempre sostenuto quando veniva accusata di ogni misfatto? Per me non è disdicevole che MD faccia una campagna di comunicazione utilizzando la sacrosanta argomentazione di creare posti di lavoro (in Italia!!!) e di avere una cultura aziendale meritocratica. Se è vero che le organizzazioni hanno una responsabilità nei confronti della società, perché non dovrebbero prendersi il rischio di sollevare dibattiti nell’opinione pubblica? Parlare di quello che Daniele giustamente sostiene essere il tema con la T maiuscola, il LAVORO appunto, sollevando anche un dibattito nell’opinione pubblica, a mio avviso è un’azione di responsabilità sociale. E’ chiaro che chi critica MD ha una cultura del lavoro diversa.
[Io dieci anni fa criticavo MD per essere portatrice di una globalizzazione che omogeneizzava la cultura del cibo, ma davanti a certe argomentazione mi son sempre trovato disarmato: ad esempio quella di garantire cibo in tutto il mondo a prezzi ragionevoli.] 
 E’ chiaro che se c’è stata una strumentalizzazione, potranno essere proprio gli stakeholder in primis a sollevare la questione. Ed è ovvio che solo nel medio-lungo periodo si potrà valutare l’efficacia di questa campagna. Però ribadisco (e sarei curioso di sentire l’opinione di altri) che una campagna di questo tipo a mio avviso è rischiosa ma ha un senso, proprio per valutare il grado di responsabilità e riconoscere (o meno) il ruolo sociale che un’organizzazione ha o vorrebbe avere."

La reputazione di Mc Donald's in Italia migliorerà?  Lo sapremo solo tra qualche anno, mentre per ora possiamo goderci il dibattito e/o partecipare alla storia incentrata su questo Mac Guffin

sabato 12 gennaio 2013

Da #PrLessons una lesson learned

Ho comprato e letto #PrLessons di Daniele Lepido, giornalista milanese. Nulla di indimenticabile, anche se penso sia a tratti godibile e forse utile se si cerca di trarne qualche lessons. 
Peraltro amando la nostra professione provo sempre interesse a leggere aneddoti e racconti di relazioni tra giornalisti e RP. L'autore dell'intro è il nostro stimato collega Luca Barabino.

La lezione principali che si può trarre credo non consista tanto nei suggerimenti per i colleghi, che - se hanno un po' di familiarità con i giornalisti - in queste pagine leggeranno affermazioni già sentite e percezioni già provate.
Quindi, al di là dell'interesse per l'aneddotica, suggerisco di leggerlo ai colleghi non per capire come ci si dovrebbe comportare con i giornalisti. Ma per leggere l'ennesima testimonianza di quanto poco le RP siano correttamente percepite da gran parte dei principali nostri stakeholder - appunto i giornalisti; quanto i giornalisti considerino le RP il mero esercizio delle attività d'ufficio stampa e al massimo una sottocategoria di marketing o vendite.
Ennesima dimostrazione del fatto che dobbiamo continuare a lavorare per migliorare la comprensione del nostro ruolo ad uno dei nostri principali gruppi di stakeholder.

mercoledì 9 gennaio 2013

Il lato oscuro del cross selling

Proprio ieri stavo leggendo il primo articolo di Harvard Business Review di dicembre scorso, The Dark Side of Cross Selling - poi come sempre ho interrotto la lettura per ficcarmi su un'altra cosa.
Dopo qualche ora mi telefona una gentile impiegata di una società che commercializza voli aerei online per propormi l'acquisto di un'assicurazione. A novembre avevo acquistato un volo aereo per l'estero dal loro sito. E nell'intro della telefonata il razionale utilizzato per giustificare la proposta diventa proprio quello: "dato che lei ha acquistato un volo aereo per l'estero"
Dopo aver ascoltato per un paio di minuti i vantaggi assicurativi per qualsiasi sfiga immaginabile, dico che non m'interessa. Perché dovete usare i miei preziosi dati personali per vendermi l'ennesima assicurazione? Perché mi devono contattare da un'agenzia viaggi per propormi qualcosa che non appartiene al loro business e a ciò che mi aspetto da loro? Forse perché non guadagnano abbastanza? Forse perché stanno perdendo la loro riconosciuta leadership di mercato?
Leggendomi poi l'articolo dell'HBR ho imparato dalla ricerca presentata che il cross-selling non sempre  automaticamente genera guadagni all'azienda che lo fa...
Nella ricerca l'analisi si focalizza principalmente sugli effetti economici del cross selling; sarebbe anche interessante approfondire quanto il cross selling possa disturbare il cliente, quindi gli effetti immateriali e più legati alla reputazione dell'azienda.
Per chiudere l'esempio principe del mal-cross-selling, cioè le poste. Le poste che vendono e offrono di tutto (dai servizi finanziari allo smercio di prodotti di ogni tipo) e non riescono mai, ma dico mai, a soddisfarmi nel loro core-business: pagamento dei bollettini, consegna posta e spedizione pacchi.

giovedì 3 gennaio 2013

Marketing Territoriale from Supercannes

Sono a Nizza. Come tutte le volte che mi capita di venire qui, ho fatto un passaggio a Sophia Antipolis, sopra a Cannes, dove sono concentrate numerose aziende tecnologiche in quello che potrebbe essere definito Parco Tecnologico, secondo gli italici paradigmi.
Al di là della sua genesi (privata e non pubblica) Sophia Antipolis ha tutte le caratteristiche per quello che secondo me dovrebbe essere auspicato per un distretto industriale: residenze eccellenti, asili, scuole, università, leisure, infrastrutture, ecc
Chiaro che in Costa Azzurra, questo non-luogo ha ancora più appeal però non vedo perché a fini di marketing territoriale non si dovrebbe facilitare attrazione dei capitali e trattenimento dei talenti e delle aziende in questo modo da parte di Stato e Regioni.
Ma qualche politicante italiano qui un giro l'ha mai fatto?








Nuovo blog

Dal 2 gennaio pubblico i miei post su  https://pranista.blog/