venerdì 26 febbraio 2010

Interessante Survey di I Media Connection


Tailoring your brand message for the different mindsets online can create an ongoing conversation that turns general consumers into paying customers, and paying customers into brand loyalists. Here's how.


martedì 23 febbraio 2010

Pennies and dollars - Seth's Blog

"Watch the pennies and the dollars will take care of themselves."
I'm not sure this is true. In fact, I'm pretty sure that if you watch the dollars, you don't have to worry so much about pennies.
Big brands don't sweat the small expenses. They don't hassle about a return, or a little coupon fraud or the last penny per square foot on the rent in a prime location. In fact, they understand that there's a powerful honest signal sent when you don't worry about the tiny expenses. It shows confidence.
My first business was running a ski club from my high school to a nearby ski area. Most of the other clubs rented expensive coach buses. I rented school buses. That one shift saved thousands of dollars. As a result, I had plenty of money to spend on snacks for the bus, no hassles about refunds if you broke your leg... it was easy to be generous because I'd saved so much on the bus.
So many small businesspeople are crippled by their relationship with money. I know... I used to window shop at restaurants and then go home and eat Spaghetti-Os. The thing is, if you run out of money you lose the game. That's a given. But what's the best strategy for not running out of money?
I don't think the answer is to worry insanely about little expenses (saving $20 on your blogging expenses in exchange for distracting ads, for example.) In fact, too much worrying about cash is the work of the lizard brain, it's a symptom of someone self-sabotaging the work.
The thing to do is invest in scary innovations, large leaps, significant savings. Instead of renting a skimpy booth at the big trade show and scrimping on all the extras, why not rent a limo and drive the key buyers around town, or sponsor the awards luncheon? When you skimp all the time, you signal that you're struggling.

lunedì 22 febbraio 2010

7 things social media can't do - iMediaConnection.com

Understanding social media's limitations is perhaps more important than knowing its capabilities. Here are the situations in which social media reliance will fail you.

venerdì 19 febbraio 2010

Giornalisti-comunicatori: un rapporto da ripensare

Un'intervista di Panico che mi era sfuggita con commenti di colleghi illustri e infuenti sulla percezione che i giornalisti hanno di noi communicators...
I giornalisti devono mettersi in testa che la loro professione non può più essere quella di una volta quando i grandi giornalisti erano gli opinionisti alla Montanelli o alla Biagi, i corrispondenti dall’estero, i grandi inviati di guerra. Lo sostiene con forza Enrico Romagna Manoja, direttore de Il Mondo nell’intervista esclusiva che ci ha rilasciato.

Luoghi da PR - La Piola

Al via su Ferpi.it una nuova rubrica: Luoghi da PR. Più di una location, il “luogo da PR” è anche un luogo del cuore. Iniziamo il nostro viaggio da Modena, con l’ Osteria La Piola.
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Partiamo da Modena – perché qui sta il mio ufficio – questa esplorazione dei Luoghi da PR: ristoranti, bar, osterie, trattorie, caffè, locali del bere e del mangiare, dove poter fare un buon lavoro da Relatore Pubblico.
Luoghi dove raccontare una storia, spesso legata al territorio in cui siamo, altre volte alla materia di cui ci stiamo appassionando: i motori, la musica, l’arte, il cibo o il vino. Luoghi che raccontano essi stessi una storia e che aiutano il nostro lavoro favorendo le relazioni. Con il committente, con i suoi stakeholder, con i media… Luoghi non propriamente da Party & Ricevimenti da rivista patinata. Luoghi spesso al di là dell’omogeneizzato globale.
Autostrada del Sole, uscita Modena Nord. Proprio davanti al quartiere fieristico a un minuto dall’uscita seguendo i cartelli bianchi – e probabilmente abusivi – trovi, a ridosso dell’argine del fiume, l’ Osteria La Piola. Uno strano ibrido architettonico da fuori, un po’ di legno un po’ di pietra. Entri e capisci dove sei. Fotografie di Enzo Ferrari, Pavarotti e decine di altri personaggi su tutti i muri: autografi, quadri naive e ancora Ferrari, Ferrari.
Camola, il proprietario, è un grande narratore di storie. Mentre serve pranzo o cena di “cucina povera” (ma buonissima) comincia a raccontarti dell’amico Enzo Ferrari, il Commendatore, che qui trovava le polpette più buone di Modena, di quella volta che venne Albertazzi, di quando Pavarotti portava i calzoncini corti.
Luogo perfetto per chi lavora in Emilia per raccontare a chi viene da fuori uno spaccato del nostro territorio.
Il menù viene imposto dal caro Camola: apprezzerete di sicuro i tortellini e le polpette, infine la torta sbrisolona e il liquore. Adorerete l’ambiente riservato e rilassato, gli spunti di conversazione che l’oste saprà darvi. E anche il vino, una specie di lambrusco dolce, con il faccione di Camola in primo piano.
Consigliato in particolare con la buona stagione per il piacevole patio. Suggerimento: massimo 4-5 persone. Imperdibile: il Barometro della Corda.
La Piola – Osteria delle Ortiche
(Uscita Autostrada Modena Nord)
via Viazza di Ramo, 248
tel. 059 848052

fax 059 848052
chiuso lunedì e martedì
Rist. menù (suggeriti dal proprietario)
antica cucina contadina modenese carta 17/25 €
Semplicità genuinità e attaccamento alle tradizioni in una trattoria tipica che propone piatti della
più autentica cucina locale; ameno servizio estivo all’aperto.
In collaborazione con PRanista

Chiunque volesse segnalare altri Luoghi da PR può inviare il proprio suggerimento all’indirizzo redazione@ferpi.it

giovedì 18 febbraio 2010

IL Mascul(gaz)ine più Interessante

Su IL (Intelligence in Lifestyle del Sole 24 Ore) di Febbraio segnalo alcuni articoli interessanti.
L'intervista a Alastair Campbell, ex spin doctor di Tony Blair, che adesso fa finta di non essere attivo (molto attivo) nella campagna elettorale del labour. 
Intervista comunque interessante anche se sarebbe stato intrigante andare più a fondo sugli anni di Blair... mi avrebbe anche aiutato dato che è due anni che sto provando di finire il libro The Blair Years ma non ce la faccio anche se è davvero interessante, riga per riga, parola per parola.

Un bel pezzo anche sulla campagna Diesel, Stupid, che avevo capito solamente vedendo i manifesti l'altro giorno a Roma: fare stupidate non è da stupidi, ma serve a esplorare nuovi luoghi e a dar sfogo anche alla propria creatività.

Poi un pezzo che avrebbe potuto essere anche più approfondito, ma che comunque apprezzo per lo spunto che dà sul tema del marketing territoriale: l'immagine e la percezione della Tuscany nel mondo anglosassone. Il pezzo è interessante. Manca però (ovviamente) una prospettiva geografica: quanto, al di là di cultura-arte-architettura, il paesaggio toscano è intimamente connesso al paesaggio interiore dell'inglese (e di conseguenza dell'americano e dell'australiano a cascata). Quanto si tratta di un'immagine prototipale della cultura british (le colline e i paesaggi inglesi) addolcita dal sole e dalla Dolce Vita mediterranea fin dai tempi di Byron e Shelley,  tra l'altro quindi molto prima degli autori indicati nell'articolo.

Comunque a parte le cose che avrei voluto leggere in più, IL si conferma il mio magazine preferito. No dubt.

mercoledì 17 febbraio 2010

Chiara Quintili. Cercando il volto dell'arrotino

50 volti della Comunicazione
50 autoritratti contemporanei
 


Da bambina avevo un sogno.
Uno di quelli che riescono a sottrarti il sonno e l'appetito, di quelli che avvolgono le tue giornate in un sentimento di inesorabile incompletezza.
Da bambina avevo un sogno: ed era conoscere il volto dell'arrotino.
Sì, esatto. L'arrotino, quella voce gutturale che esplodeva dall'altoparlante per riversarsi con la potenza di uno tsunami nelle strade di tutta Italia, che irrompeva attraverso le nostre finestre rivelandoci che se coltelli consunti e ombrelli smussati erano il male, lui era la cura.

Quella voce doveva avere un volto, e io dovevo scoprirlo.

Avanti, siamo sinceri. L'arrotino è il profeta di tutti i comunicatori, il vate della propaganda, il patriarca del marketing.

Questa è la storia del mio atavico ingresso nell’universo della pubblicità: il mistero dell'arrotino mi ha dato l’imprinting, e gli anni ’80 hanno fatto il resto, regalandomi un pacchiano e patinato immaginario fatto di Cedrata Tassoni, di Diavolina, di camicie coi baffi e di Ta-Tà Ta-Tabù (anche bianco).

Ed eccomi lì, qualche anno più tardi, in una foto che mi ritrae di fronte all'ingresso di un prestigioso ateneo: una laurea in comunicazione in una mano, una magnum di spumante nell’altra, ma soprattutto tante idee in tasca e una gran voglia di iniziare a costruire magici altoparlanti per permettere al prossimo di portare il proprio messaggio in ogni casa.

Perché per me la comunicazione non è nient’altro che trovare la giusta tonalità di voce per farsi ascoltare. Non è bugia, non è demagogia: è trovare un punto di contatto, è combinare parole ed immagini per scovare l’alchimia che rende interessante quello che hai da dire.

E’ un vero peccato (e chiunque bazzichi nell’advertising lo sa bene), che quando inizi a lavorarci dentro ti rendi conto che le cose non vanno esattamente così. E forse la lenta agonia del mio entusiasmo è iniziata quando ho dovuto fare i conti con i primi “Lo vorrei un po’ più blu”, e “Mettiamoci un paio di tette, che quelle funzionano sempre”.

Lo so, lo so, state calmi. Non vivo nel Paese dei Balocchi. Lo scopo primario è vendere, è convincere: questo è un mantra che nessun pubblicitario che si rispetti deve smettere di ripetersi. Dunque, lungi da me redigere il tazebao della perfetta comunicazione; semplicemente mi piacerebbe capire se là fuori c’è qualche indefesso sognatore come me, che di fronte a certe dinamiche si trova a provare lo stesso livello di frustrazione di un malato di Parkinson ad un torneo di shangai.

In buona sostanza, io il volto dell’arrotino non l’ho ancora scoperto.
Ma non ancora ho perso la speranza e la voglia di cercarlo: spero solo di trovarlo in tempo, prima di gettare la spugna e di rendermi conto che, una volta trovato, tutto sommato “lo vorrei più blu”.

venerdì 12 febbraio 2010

Sguazzabimus in merdam?

Inutile riprendere la solita solfa: sì siamo nell'età dello sputtanamento globale, siamo tecnocontrollati da videofonini, interceptors & CCTV (non quella cinese, anche se probabilmente sarà made-in-china anche questa) e album su Facebook, Flickr &co... 

Siamo nell'età dell'infosfera globale e permanente quindi la trasparenza e i comportamenti corretti sono l'unico antidoto per prevenire crisi di reputazione.
Si sta aprendo un mercato enorme per le relazioni pubbliche che è la gestione delle crisi di reputazione: personali, aziendali, governative. Ok gestiamole, ma come tutti sappiamo meglio prevenirle.
Possiamo aiutare a migliorarlo questo paese? O continueremo a sguazzare in questa merda?

martedì 9 febbraio 2010

Piove etica di Fabio Ventoruzzo

dal sito Ferpi una bella riflessione di Fabio Ventoruzzo
L’etica è una delle sfide più attuali per la professione. Fabio Ventoruzzo rilegge il libro “L’etica nelle relazioni pubbliche” di Patricia Parsons traendone alcuni spunti di riflessione e alcuni buoni propositi per l’anno appena iniziato.


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di Fabio Ventoruzzo
Domenica di pioggia qui a Roma. Rileggo tutto d’un fiato un libro ‘da tenere sul comodino’ per tutti noi relatori pubblici: L’etica nelle relazioni pubbliche della canadese Patricia Parsons, tradotto in italiano dall’amica Florence Castiglioni per quelli de IlSole24Ore (2004) anche grazie al fattivo sostegno di Chiappe Revello e Ferpi.
Disarmante la lucidità della Parsons nel richiamare il legame tra moralità e livello di competenza (quella da lei definita “responsabilità etica di essere competenti”) come leva per (1) la protezione del pubblico (sic!) e (2) assicurare un futuro alle relazioni pubbliche (..et simpliciter!)
Riprendo alcuni spunti (un po’ casuali ma utili a comprendere le fila del discorso):
Quando un dottore espone la sua targa voi, come paziente, ne traete il messaggio “Sono un medico competente. Vi potete fidare di me”. Da un relatore pubblico[..] non ci si deve aspettare niente di meno. la domanda è come garantire che il livello di competenza professionale soddisfi le responsabilità verso la società quando non si è obbligati a raggiungere certi standard? Come dimostrare il rispetto professionale garantendo il mantenimento di un livello accettabile di competenza?
Ed eccovi alcune idee – rien ne va plus – sempre secondo la Parsons.
1. Iscrivetevi a un corso di formazione […] Non pensate che l’unico corso che può esservi utile sia quello dedicato alla pratica. Man mano che avanzate nella carriera vi saranno sempre più utili le nozioni trasversali. Considerate qualsiasi materia che vi stimoli a pensare al mondo in un modo diverso.
2. Frequentate seminari sullo sviluppo professionale. E cercate anche, almeno una volta all’anno, di partecipare a una conferenza nazionale o internazionale.
3. valutate la possibilità di insegnare voi stessi lo sviluppo professionale. Spesso si dice che insegnare è il modo migliore per imparare.
4. Leggete, leggete e ancora leggete […] molto utile a dare il calcio d’inizio allo sviluppo del pensiero creativo.
5. valutate l’opportunità di ottenere credenziali ufficiali.
Porca miseria! A buon intenditor…
Mi permetto di aggiungere solo due riflessioni:
  • ognuno di noi (a cominciare dal sottoscritto), per ciascuna di queste idee, non solo si dovrebbe impegnare nel presidiarle come area di sviluppo ma come effettivi obiettivi professionali da raggiungere nel 2010 (definendo anche opportuni indicatori di qualità).
  • Ferpi – intesa come spazio abilitante (fisico e virtuale) della nostra professionalità – ha da tempo avviato opportune attività (nei servizi ai soci, nell’approccio alla formazione, alla specializzazione e all’aggiornamento professionale, nell’accreditamento…oltre che nella sua visione globale e nel suo corpo di conoscenze) per supportare quei relatori pubblici che – sempre più consapevoli delle conseguenze sociali prodotte – investono sul loro futuro e quello della professione.
Concludendo à la Parsons:“La storia delle relazioni pubbliche è costellata di professionisti che oggi consideriamo incompetenti. Consideriamolo solo un accenno al passato e non un previsione per il futuro”.
Buon lavoro… e in bocca al lupo!

domenica 7 febbraio 2010

Foto Coop, commesse col velo e carne per i musulman - Repubblica.it

Commesse con il velo che accolgono i clienti in un'area carni dove i prodotti, certificati dagli imam, sono macellati con uno specifico procedimento eseguito dai musulmani, che prevede il taglio netto della vena giugulare dell'animale e il suo totale dissanguamento. E' lo spazio inaugurato oggi nell'Ipermercato Coop a Roma dedicato ai profotti 'Halal', termine arabo che significa 'lecito' e definisce ciò che è permesso secondo la tradizione islamica, in tutti i campi della vita del credente. Nello spazio dell'ipermercato in via Casilina, in un quartiere multietnico della periferia romana, ci sono frigoriferi con carni, indicazioni in italiano e arabo sui prodotti confezionati e depliant. A fianco al reparto carni del supermercato e all'entrata, nelle prime settimane ci saranno delle speciali commesse arabe con il velo che inviteranno i clienti ad acquistare la carne preparata con le specifiche usanze musulmane.
Le ragazze col il velo sono dell'associazione Minareti. Le foto di questo servizio sono di Antonella Di Girolamo
Foto Coop, commesse col velo e carne per i musulmani - 1 di 13 - Repubblica.it

sabato 6 febbraio 2010

Public Relations 2.0dieci

Finalmente online con la nuova testata. Ahimé avrei voluto cambiarel'intero layout grafico, ma i modelli di Blogger sono piuttosto rigidi o comunque io troppo imbranato.
Ringrazio l'ottimo Luca Cavaletti dello studio Andreoli Cavaletti Associati, che segnalo per chiunque avesse bisogno di un ottimo studio di design/grafica.
Ovviamente il cambio di testata - oltre all'aspetto grafico - riguarda anche il payoff di PRanista che da Appunti sulle Relazioni Pubbliche e sulla Comunicazione diventa Public Relations 2.0dieci che lascio a voi interpretare. A fianco sondaggio di gradimento.

Invertising: come trasformare la pubblicità in un servizio prezioso e atteso

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giovedì 4 febbraio 2010

Cara Nicchia, passati i trenta... mila

Senza gnanc accorgemene il blog ha passato le 30.000 visite - a quanto dice il mio bel Shinystat. Non è un numero incredibile in poco più di due anni di attività, ma di media fa circa 40 visite al giorno concentrate perlopiù tra operatori di settore. Calcolando Rss, feed, citazioni su FB e altri blog, menzioni ferpine, ecc. i post di Pranista vengono letti anche da una media di 50 persone al giorno. 
In particolare nell'ultimo anno, con l'integrazione tra Twitter e Facebook e con l'iniziativa dei 50 Volti della Comunicazione sono aumentate:
- le visite dirette (chi cerca direttamente Pranista);
- le ricerche di parole chiave legate alla comunicazione;
- gli arrivi tramite Twitter e FB.

In definitiva più visite consapevoli e meno visite casuali.

Quindi cara Nicchia, grazie tante. I numeri hanno valore per dare un'idea. Quel che conta son i contenuti e inviterei a una maggiore interazione, anche flash con commenti e email.
Son anche tentato di crearmi uno strumento tipo il Lifestream di Steve Rubel con Posterous, che forse sarebbe più immediato da aggiornare e anche più consono all'idea di un diario di appunti. Vediamo...

Nuovo blog

Dal 2 gennaio pubblico i miei post su  https://pranista.blog/