domenica 30 marzo 2008

Social Network, è vero business per l'advertising? No, più per le PR

Un articolo dell'Economist di questa settimana mette in discussione la possibilità che i social networks divengano veri e propri business in sé grazie all'advertising.
La rivista propone un paragone con quanto accaduto con i servizi gratuiti di email offerti dai grandi provider: tutto cominciò con Hotmail, poi acquisito da Microsoft, poi googlemail, etc. Come ammettono gli stessi manager di Google il business di avdertising generato dall'email (principalmente l'annuncio in calce alla webmail) è praticamente risibile rispetto agli altri business. La mail è diventata quindi uno strumento per fidelizzare, trattenere sul proprio dominio e fare brand engagement... poco advertising invece.
Il tentativo di generare introiti tramite i social network con una sorta di raccomandazione automatica sugli acquisti è stato abbandonato per le proteste degli utenti stessi. In pratica il servizio lanciato da Facebook, Beacon, ad ogni acquisto di Pinko Pallino segnalava tramite rss al network di amici dello stesso Pinko Pallino l'acquisto, incentivando quindi una sorta di passaparola-raccomandazione.
Il fondatore di Facebook, Zuckerberg, ha ammesso l'errore esplicitamente.

Se da un lato si tratta di un segnale negativo per il business dell'advertising, dall'altro conferma che c'è spazio proprio per un lavoro di PR. Se è indubbio che i network rappresentano un'opportunità di comunicazione-passaparola, è solo un lavoro sugli influenti (inodi del network) di ascolto, analisi e gestione della relazione a poter dare i migliori frutti. E non un meccanismo indistinto (er quanto targettizzato) di advertising.     

venerdì 28 marzo 2008

Nonostante (o proprio per quello) la recessione, aumentano gli investimenti sui media alternativi

Secondo un recente studio di PQ Media, la spesa sui media alternativi - in particolare il word of mouth marketing - viene stimata in crescita continua per tutto il 2008, nonostante il rallentamento dell'economia.
La crescita dell'investimento sui media alternativi si attesta sul 22.0% con circa $73.43 miliardi nel 2007, secondo la ricerca di PQ Media.
La proiezione della crescita degli investimenti per il 2008 è del 20.2% stimata quindi circa in $88.24 miliardi.
Nel 2012 su quattro dollari spesi in comunicazione uno sarà speso in media alternativi.
Ma quali sono i media alternativi?
Alternativi a TV, stampa e radio e tra questi la ricerca include: online & mobile advertising, search & lead generation, online classifieds & displays, e-media, online video & rich media, internet yellow pages, consumer-generated ads, and mobile advertising, tutto il buzz and WOM Marketing.

Ferpi.it docet

Ieri ho fatto una breve intervista per presentare un convegno organizzato dalla mia agenzia, Mito group, sulle sagre e sugli strumenti di marketing per trasformare le manifestazioni folkloristiche in opportunità di business e in prodotti turistici evoluti.
Vabbé non era proprio immediato l'argomento. Ma, giuro, l'articolo che è uscito oggi parla d'altro, tutto sbagliato, pieno di imprecisioni.
Si tratta di un giornale dei nostri, su marketing e comunicazione. Purtroppo l'accelerata velocità e la maggiore accessibilità nella produzione dei contenuti spesso va di pari passo con un drastico calo nella cura degli stessi.

Al contrario il sito della Ferpi, Ferpi.it (dove spesso vengono pubblicati i post di questo blog) credo si stia affermando come uno dei migliori spazi (se non il migliore) di riflessione sulla comunicazione dell'intero panorama italiano, tra l'altro ampiamente partecipato dai soci come mi diceva ieri il mitico Paniquez. Da Ferpino ne son orgoglioso.

giovedì 27 marzo 2008

Viva i Linkerz!

Le relazioni pubbliche sono un moltiplicatore incredibile di opportunità, conoscenze, lavori. E vanno interpretate e messe in pratica così. Facendoci link, applicandoci connettivamente ad ogni nostra attività. Evitando sì conflitti d'interessi con il massimo della trasparenza, ma diventando linkatori - linkerz - di persone, aziende e progetti.
Alcuni personaggi sono più linkerz di altri: personaggi molto portati a moltiplicare le conoscenze. Veri e propri social network reali, nodi connettivi. Ne sto conoscendo alcuni che hanno una capacità impressionante di sviluppare e creare reti di conoscenze. Sperando di non perdermici.
Altri invece proprio no: altri son negati, anche nel nostro mestiere, per questo tipo di ruolo.
E' quindi necessario individuare la tipologia di pr con cui entriamo in contatto e ovviamente investire energie nelle reti che ben promettono di accrescere la reputazione e le relazioni dei nostri clienti.
Infine
Morale/Sfogo personale: è proprio un bel lavoro il nostro. Strategico, creativo, operativo, a contatto con tante persone, stimolante, in grado di solleticare curiosità.
E' anche faticoso. Labour intensive dice Toni... sì, Toni, parecchio intensive. Come dicevo a Giancarlo, collega nonché direttore di Ferpi.it e del magazine, quando mi scriveva ieri a serata inoltrata "sono ancora al lavoro": "Labour Intensive? Molto labour e poco capital!"

mercoledì 26 marzo 2008

Mille backgrounds per i Financial PR

I professionisti delle Financial PR sempre più provengono da diversi background secondo una recente survey.
Nel 2007 il 40 per cento dei candidati alle Financial PR piazzati dalla società inglese di recruitment proviene da backgrounds esterni al mondo delle PR.
'C'è una varietà di ragioni per questo, ma la principale è che le agenzie in particolare cercano staff con skill specifici' dichiara il manager di The Works, Sarah Leembruggen, a PRWeek.
Il settore sta anche vivendo un'esposione con l'aumento di richieste. Secondo la survey gli stipendi dei direttori di financial PR sono aumentate tra 2006 e 2007 del 10% con una media tra le £98,500 e le £108,500 (non male eh, italians?).
'Nel 2007 c'è stato un significativo incremento nelle provenienze dai settori più alternativi nella carriera di financial pr,'dice la Leembruggen. 'Banchieri, analisti, accountants, avvocati così come giornalisti passano alla nuova carriera trovando più soldi e un ruolo più strategico.'

I Razzi (comunicativi) di Papa Ratzi

Per fortuna che Papa Ratzi comunicava poco. Per fortuna che quello televisivo era il precedente...
Il caso Magdi Allam, checché ne dicano i vari opinionologi (categoria, insieme ai cittì, deprecabilissima e tra cui mi iscrivo) non è nulla di personale ed è tutto di pubblico.
Ovvio che il processo di personale di conversione riguarda Allam e basta, ma dire che un battesimo ripreso in televisione, celebrato dal Papa e un battezzando che è il vicedirettore del più prestigioso quotidiano italiano sono fatti personali... pare un po' ingenuo.
In realtà si tratta di un'operazione di comunicazione molto bel costruita, di cui ognuno si prende le sue responsabilità comunicative: emittente, riceventi, protagonisti, ecc. E' un messaggio preciso agli stati in cui non c'è libertà di conversione, hanno detto alcuni. Inviato dal principale rappresentante della Chiesa cattolica e da un ex-fratello, evoluto, affermato e di successo. E' soprattutto incontestabilmente un messaggio di libertà e una piccola prova di forza (e furbizia). 
La domanda che mi pongo è sul target: considerati i protagonisti si tratta di un messaggio per le comunità musulmane d'Italia o per pubblici di altri stati? Avrà una eco al di fuori del nostro paese? Basta guardare sulle news internazionali... 

giovedì 20 marzo 2008

Gordon Brown preferisce sceglierseli tra nemici...

Gordon Brown preferisce sceglierseli tra nemici... chi? I consulenti di PR. Recentemente, come afferma PRWeek, il primo ministro inglese ha assoldato come consulente di comunicazione strategica Nick Stace, più noto come suo grande critico. Proprio questo avrebbe indotto Brown a cooptarlo.

“Brwon preferisce professionisti in grado di dare l'idea di ciò che la gente vuole piuttosto che yes man”, afferma Stace che è stato incaricato di studiare una campagna di relazioni publiche di 6-12 mesi.

Oltre a lui il Numero 10 di Downing Street sta attualmente cercando un paio di esperti di web&digital communications per sviluppare le capacità del governo sui new media.

La campagna acquisti di Gordon Brown è comunque molto ampia considerando il reclutamento di diversi PROs di primo piano tra cui: David Muir (WPP advertising), Jennifer Moses (Goldman Sachs) e Stephen Carter (CEO di Brunswick).

Nonostante il diluvio di critiche su Blair e la pierrizzazione della politicia, il Regno Unito si conferma uno dei mercati di PR istituzionali e governative più importanti al mondo.

martedì 18 marzo 2008

PRince Harry: from Zero to Hero

Ne hanno già parlato in tanti. Ma lo speciale di PR week della scorsa settimana dedica parecchie pagine e analisi sull'operazione di PR che ha coinvolto il Principe Harry.
Un black-out della stampa durato mesi, gestito in maniera magistrale dai responsabili comunicazione del Ministero della Difesa UK. Curioso che sia stato proprio un sito web giornalistico a darne la notizia (The Drudge Report) e a rompere il silenzio richiesto dai PR della Difesa.

Un leak (fuga di notizie) voluto? In eterno si sa non poteva starci il principe in Afghanistan. fatto sta che il giorno dopo tutti i tabloid lo celebravano come l'eroe simbolo di tutti i ragazzi britannici impegnati sui fronti di guerra inglesi.

Solo qualcuno e dopo qualche giorno (Mail on Sunday, Sky news, Max Clifford) ha avanzato l'idea che si trattasse anche di un'azione di PR cui i media inglesi avevano dato molto molto credito.

C'è da dire che Harry voleva andare in Iraq e aveva dovuto rinunciare. C'è da dire che effettivamente il rischio (simbolico) era alto.

Il Ministero della Difesa ha convocato in luglio 2007 40 rappresentanti della stampa britannica, grazie all'intermediazione del direttore esecutivo della Società degi Editori UK - Bob Satchwell. L'accordo è arrivato dopo diversi incontri solo il 10 dicembre, con un brief il 12, 5 giorni prima della partenza di Harry. Il Min. Difesa ha fissato due interviste con Harry e i media inglesi durante il suo ingaggio afghano... poi il 27 febbraio esce una news su un sito tedesco seguita il giorno dopo da Drudge Report che interrompe il silenzio in maniera definitiva. Il 1° marzo Harry con 4 settimane d'anticipo ritorna in patria fra gli applausi.

Da Zero (le ubriature e le risse estive) a Hero...


lunedì 17 marzo 2008

New Media Art Education & Research

da Noemalab di Francesco Monico
La nostra realtà è sempre più complessa e in continua trasformazione.
I paradigmi tradizionali di studio e di formazione appaiono sempre più inadeguati e offrono sempre meno aiuto nel comprendere il nostro mondo.
Il Simposio New Media Art Education & Research si prefigge di sviluppare una discussione sulla situazione attuale dell'educazione e della ricerca accademica nel Media Design e nelle New Media Art.

domenica 16 marzo 2008

Spingendo la notte più in là, Mario Calabresi

Ho finito ieri sera Spingendo la notte più in là di Mario Calabresi, la storia della sua famiglia e di altre vittime del terrorismo.

L'autore, figlio del Commissario Calabresi, è stato caporedattore di Repubblica ed ora è corrispondente da New York; sulla proposta di diventare vicedirettore di Repu: «I vicedirettori fanno filosofia, non ho intenzione di stare a pontificare per 30 anni».

Il libro si legge davvero d'un fiato e credo che si apprezzi per l'incredibile capacità di trattare un argomento così doloroso senza livore, senza scadere nelle polemiche, con una dignità e un'eleganza davvero rare alle nostre latitudini.
E' anche la storia di una madre eccezionale, in grado di tirar su tre figli in condizioni psicologiche e in grado di dire a Mario indeciso se accettare di scrivere per Repubblica (il quotidiano dove scriveva Sofri - Lotta Continua): "Mario, non permettere che altri decidano ancora il tuo destino, lo hanno già fatto quando eri bambino. Questa volta decidi tu."
E' poi soprattutto la storia delle vittime del terrorismo ed oggi il 16 marzo 2008 è il trentennale della strage di via Fani e del rapimento di Moro. E' un libro sul "Fine pena mai" che i familiari delle vittime del terrorismo subiscono quotidianamente.
E' un libro sui pregiudizi - che purtroppo anche il sottoscritto aveva - nei confronti di una vicenda letta su giornali/libri/spazi di disinformazione di parte.
Soprattutto per chi non ha vissuto quegli anni, ma in tempi più recenti ha vissuto gli omicidi D'Antona e Biagi e le assurde giustificazioni dell'ennesimo delirio terrorista.
E' pranisticamente un libro sull'importanza della comunicazione, dell'uso parole, degli slogan, della violenza verbale, della memoria e del rispetto degli altri. Purtroppo è anche un libro che ci insegna quanto possa essere più efficace nella comunicazione una campagna violenta di menzogne, rispetto alla verità e all'evidenza dei fatti.

giovedì 13 marzo 2008

Vota 'N Toni!

Un italiano ai vertici del più importante organismo mondiale della ricerca sulle rp

Toni Muzi Falconi è stato eletto presidente della Commissione internazionale per la ricerca sulle relazioni pubbliche dell'Institute for Public Relations, il più autorevole istituto del mondo.

Venerdì 7 Marzo a Miami l'Institute for Public Relations (http://www.instituteforpr.org/ ) ha eletto Toni Muzi Falconi alla presidenza della sua Commissione internazionale per la ricerca sulle relazioni pubbliche. L'Institute for Public Relations, una fondazione privata finanziata dalle maggiori imprese mondiali, è considerato il centro di ricerca più autorevole e reputato al mondo.
Dopo essere stato al vertice mondiale delle associazioni professionali (dal 2002 al 2004) come presidente della Global Alliance for Public Relations and Communication Management, di cui era stato fondatore, Muzi Falconi assume ora il massimo incarico internazionale nella ricerca sulle relazioni pubbliche. Già presidente di Ferpi ed attuale delegato dell'Associazione per le relazioni internazionali, recentemente la rivista Prima Comunicazione l'ha indicato come il più noto e autorevole comunicatore italiano. Su Ferpi un profilo del suo mandato.

mercoledì 12 marzo 2008

CiarraSpin. Siamo ommini o Caporale?

La polemica che è scoppiata in questi giorni su Ciarrapico è stata un capolavoro di Antonello Caporale. Bisogna leggersi l'intervista di lunedì per capire il suo laborlime...
E' anche tuttavia un piccolo caso di spin & comunicazione che ha fatto gioco a tanti.
Al PD & soci, a Fini (per dimostrare che Ciarra che lo infamava fino all'altro giorno è inaffidabile), a tutti i cori-coretti antifascisti, a Repù, al PDL che si è posizionato in Lazio anche sull'estrema destra (a danno di Storace, colla O).
Soprattutto è servita ai giornalisti a trovare un qualche spunto di polemica in una campagna elettorale che è piatta come una tavola da surf.
Interessante la limpida, quasi ingenua, dichiarazione di Silvio sulla necessità di avere dalla sua parte il gruppo editoriale del Ciarra (Latina, Civitavecchia, Rieti, Viterbo, Roma-Eur, Ostia, Fiumicino, Castelli, Guidonia-Tivoli e Nuovo Molise Oggi).
Interessante l'uso pro-contro che viene fatto dello spauracchio fascista in momenti di vuoto di idee e proposte, spauracchio che aiuta sempre a posizionarsi chiaramente sullo spettro politico.
Interessanti, quasi piccoli capolavori, le battute domanda-risposta dell'intervista. E tanto di cappello ad Antonello. Caporale.

martedì 11 marzo 2008

Are We Talking Ourselves Into Recession?

Nell'ultima numero di Business Week la top story della settimana riguarda il "discorso sulla recessione".
La riflessione dell'economista Cristopher Farrel sottolinea come siano numerosi i fattori che indicano che l'economia americana non sia in recessione nonostante un ateggiamento da parte dei media piuttosto negativo... 
Mettendo in guardia sui toni e non tanto sui contenuti, Farrel afferma che a decidere se c'è una crisi o meno debbno essere la Federal Reserve o gli economisti a deciderlo e non gli umori variabili dell'opinione pubblica o ancor peggio i titoli di alcuni articoli. 
Non perché la crisi possa essere causata dal discorso dei media; ma perché il discorso dei media può avviluppare in un circolo vizioso la fiducia e il clima generale degli investitori, segnandone la direzione. 

venerdì 7 marzo 2008

Mimosa Pranista

Le donne non fanno più lobbying in Italia. Oltre a vivere una situazione nazionale di fatto discriminante nei confronti del loro genere negli ultimi mesi si è assistito ad un progressivo tentativo di erodere diritti acquisiti e libertà basilari, senza che si generasse alcun dibattito in merito.
La domanda che m'interessa porre è: perché un gruppo sociale quantitativamente, culturalmente e anche economicamente elevato non è in grado di fare lobbying? Che ricaduta ha sulla società il ricco filone di studi di genere femminista? Perché è relegato a pochi studi sociali di genere (cfr. Rosi Braidotti) in Italia peraltro quasi o nulla considerati?
Qualche numero fa il magazine Ferpi ha dedicato un bello speciale alle donne e alla comunicazione. Peccato che come sottolineava una collega uno dei principali strumenti si chiami Uomini& comunicazione. Solo linguaggio forse... ma il linguaggio nella discriminazione è anche sostanza.
Nei partiti ci sono quote rosa, candidate anche molto valide, la futura presidente di Confindustria sarà donna, ma nelle statistiche la discriminazione di genere è ancora micidiale (cfr, questo blog: Cambiamondo). 
Festeggiamo l'8 marzo per ricordare l'8 marzo 1908, 100 anni fa, in cui morirono 129 operaie in una fabbrica tessile di New York. Domani 8 marzo ci sono decine di iniziative (e centinaia di spogliarelli) per ricordare questa data. Se l'UDI non è più rappresentativa, fondate una (cento) altra lobby... senza aspettare un'altra Wonder Woman Luxemburg.

mercoledì 5 marzo 2008

Il Valore del Marketing del Passaparola

Il Marketing del Passaparola (o wom mkt, word of mouth mkt, buzz mkt, eccetera mkt) è un affare che riguarda le Relazioni Pubbliche e che a prescindere da mode e da trend vari dobbiamo tenere in considerazione.
E' uscito in questi giorni un primo paper di Bzz Agent, agenzia di wom mkt, che è possibile consultare e scaricare online e che ci dà un'idea di come calcolare il valore degli investimenti in passaparola: Valuing Advertising’s Original Medium: The Conversation
Gli investimenti USA in marketing del passaparola hanno toccato la non trascurabile cifra di 1 miliardo di dollari.
Il CPM (Cost per Mille consumers) del wom mkt viene calcolato nel paper in 300 dollari: 300 dollari per raggiungere mille consumatori con un messaggio efficace.
Interessante come si arriva a calcolare questo valore che consiste nella somma di:
15 $ di CPM base - calcolato sulle medie di tutti gli altri investimenti pubblicitari;
50 $ per il targeting premium - cioè la capacità di raggiungere segmenti molto precisi;
125 $ per il coinvolgimento e l'intima relazione attivata;
25 $ per la durata degli effetti;
50 $ per l'esclusività dell'esperienza;
0 $ (per ora) per l'inventory scarcity;
35 $ per l'impatto e l'influenza generale.

martedì 4 marzo 2008

Esselunga: comunicazione di crisi... incaprottata

Il Redazionale pubblicato a Pagamento. A parte nel caso di pubbliredazionali è il classico strumento che utilizziamo spesso per comunicare una presa di posizione dell'azienda su un determinato argomento/evento scavalcando la mediazioni dei media.
Esselunga pubblica oggi un avviso a pagamento sul Sole 24 Ore contestando il racconto di alcuni media (nello specifico Repubblica e RaiTre) riguardo allo sciopero che avrebbe interessato l'azienda il 1° Marzo in seguito ad un presunto caso di mobbing: "la bagarre stile anni '70 falsamente raffigurata da organi di parte, non c'è stata. Esselunga sabato ha "servito" 657.424 clienti".

Nella pagina a pagamento Esselunga si rivolge direttamente al pubblico, in realtà inviando un messaggio neanche tanto implicito ai vari stakeholder coinvolti nella vicenda: politicanti, giornalisti, sindacati (CGIL, Uil in particolare) e media con Repubblica e RAI.

L'azione, ripresa già dalla prima mattina su vari siti di informazione nazionale, ha l'obiettivo di difendere la reputazione dell'azienda contestualizzando gli eventi in un contesto intimidatorio.

Si tratta evidentemente di un'azione di crisis communication oggettivamente non gestita tanto bene. Un gestione non pro-attiva, come vorrebbe la migliore teoria, ma reattiva e difensiva, in cui le querele sono sempre il primo strumento che viene sbandierato, dopo la puntuale accusa ai media di dipingere le cose in maniera negativa.
Di sicuro un'azione tardiva, rispetto alla causa scatenante. E' ovvio che nella gestione di questa crisi subentra il fattore Caprotti (la proprietà) da tempo protagonista del dibattito pubblico con veementi polemiche anti-coop e non solo. E' chiaro che se gli obiettivi di comunicazione della proprietà e dell'azienda non coincidono si crea un po' di casino. Vedremo come andrà a finire...


sabato 1 marzo 2008

PR 2.0 per le campagna elettorali-digitali

Interessante anche per le elezioni italiane un bel pezzo su PRWeek di Mark Hanson, responsabile media del LabourHome.com (blog indipendente proLabour). Partendo dalla considerazione che non basta utilizzare un blog o second life per sfruttare al meglio le potenzialità del web 2.0, l'autore ci spiega come mixare strumenti di Relazioni Pubbliche tradizionali a strumenti digitali per realizzare una campagna elettorale online.
  • In particolare ecco alcuni punti, frutto di esperienze statunitensi e della nuova campagna studiata per l'elezione del nuovo tesoriere del Labour Party.

  • Identificare qualche centinaia di parole e frasi associate al proprio segmento-target;
  • Inserirle in un software che sondi blog, forum, social networks, ecc. fino ad identificare tra le 3.000 e le 50.000 pagine/documenti.
  • Analizzare il materiale raccolto con un altro software che analizzi i link, la qualità e la rilevanza di contenuti e audience.
  • In questo modo vengono identificati gli Influencers (i tradizionali opinion leader)
  • Quindi realizzare per questi Influencers azioni ad hoc (invio di comunicazioni, forum dedicati, materiale ad hoc, video) per mettere in moto campagne grassroots

Si tratta in pratica di utilizzare in un primo momento strumenti tecnologicamente avanzati per conoscere le reti dei propri pubblici, le loro dinamiche e i nodi più importanti; in un secondo momento si tratta invece di studiare una strategia di relazioni pubbliche efficace, utilizzando sì gli strumenti più avanzati ma soprattutto le tradizionali tecniche di PR. E si tratta anche di non cercare di creare siti su cui aggregare forzatamente persone ma di sfruttare i luoghi di aggregazione virtuale già esistenti e le loro dinamiche interne.

In questo modo al tradizionale PR si affianca un PR 2.0, consulente evoluto in grado di maneggiare strumenti informatici anche di una certa complessità o comunque di dialogare con tecnici informatici in grado di realizzare strumenti ad hoc.
Adesso provo a cercarmi qualche software utilizzabile... se avete suggerimenti, please email me che lo condividiamo su Pranista.

Nuovo blog

Dal 2 gennaio pubblico i miei post su  https://pranista.blog/