giovedì 31 gennaio 2008

Wind of change?

Posto un commento di Fabio Ventoruzzo con cui mi trovo d'accordo. In particolare penso che i professionisti di PR possano essere in grado di migliorare il paese in uno dei momenti più critici degli ultimi anni. Avendo colto anche un rinnovato sentimento nell'aria tra i colleghi più giovani, credo tra l'altro che si sia diffusa anche una certa consapevolezza fra noi tutti del ruolo che possiamo svolgere e degli strumenti pratici/teorici di cui disponiamo.


FV "Non mi soffermo sulla sua vicenda personal-istituzionale dove un programmato (cospirato?) sovraccarico comunicativo ha cortocircuitato (se non stravolto) quelli che possono essere considerati i pilastri delle moderne (se ne esistono ancora) democrazie: il potere esecutivo/legislativo, giudiziale … e quello dell'opinione pubblica.

Fermiamoci qui e riflettiamo da comunicatori responsabili: cosa significa tutto questo per noi?

Nella migliore delle ipotesi: la classe dirigente del nostro Paese ha urgente e assoluto bisogno di noi. Dobbiamo lavorare sulla credibilità delle fonti/Istituzioni e sulla loro capacità di dialogare con l'opinione pubblica, ma senza eccedere né assecondare le voglie di visibilità… cominciando a comunicare i comportamenti agiti e aiutando questi a diventare responsabili (dall'ascolto preventivo al vero e proprio coinvolgimento/inclusione degli stakeholder)

Nella peggiore (ma anche la più realistica, allo stato attuale) delle ipotesi: siamo dei killer assoldati dalla classe dirigente che - anziché noi aiutare loro nella ricerca di una ‘licenza di operare' – ci concede la licenza di uccidere (l'opinione pubblica).

Come tali, pertanto, sarebbe opportuno avere un porto d'armi data la pericolosità degli strumenti in nostro possesso!

È tra questi due estremi che si colloca il nostro agire. È da queste posizioni che possiamo contribuire in maniera responsabile (nel nostro piccolo, ovviamente) alla democrazia del nostro Paese. Ed è evidente che tanto più le nostre pratiche diventano trasparenti, tanto più il processo di formazione dell'opinione pubblica diventa consapevole. Un circolo virtuoso che ci permetterà di far uscire le relazioni pubbliche da quella opacità e da quella ambiguità che si legge nel volto e nelle parole dei nostri interlocutori (dagli al relatore pubblico!).

… sempre sperando che non arrivi prima il Bush di noi comunicatori a denunciare le nostre presunte armi di distruzione di massa!"

Your customers are better writers than you

Nonostante il testo-suggerimento provenga da Andy Sernovitz, sicuramente uno dei più importanti esponenti del WOM, devo dire che non sono d'accordo con tanto entusiasmo-estremismo consumer generated content.


"Tutti i markettari si dannano per realizzazre un buon lavoro di copy: vogliamo essere sinceri, freschi ed efficaci.
Ma è difficile star lì e, giorno dopo giorno, invenarsi nuovi payoff, bodycopy etc. E' sempre + difficile entusiasmarsi per i prodotti che ci vengono sottoposti quotidianamente.

Qual è la solution? Lasciarlo fare ai nostri pubblici.
Tutto quello che c'è bisogno di fare è dargliene l'opportunità: dagli un forum, un blog, un posto in cui postare recensioni. Digli che vuoi sentire la loro opinioni e che adori che scrivano. Stanno già mettendo recensioni sui nstro prodotti su Yelph, Amazon e suoi loro blogs... potresti trovare il grande copy che serve al tuo sito."

mercoledì 30 gennaio 2008

Quella fila al Policlinico

In tempi di mala-sanità questa bazzeccola riguarda un tema che interessa forse solo noi e qualche paziente-impaziente come me.
I nostri colleghi dell'Ausl di Modena sono davvero bravi: chiedete un po' in giro quali sono i modelli e le eccellenze per il marketing della salute (vending machines di prodotti bio, filiera corta) et similia, puntualmente l'esperto vi citerà l'Ausl di Modena.

Stamattina però ero al Policlinico in fila per pagare una prestazione sanitaria... eliminacode e via: 50 persone prima di me... argh! Non essendo un assiduo frequentante di ospedali ci ho messo un po' (30 secondi) per pensare, ma vuoi dire che qui nell'eccellenza delle ausl, non ci sia una cassa automatica per il pagamento. Guardo in giro, su e giù, guardo le facce sconsolate di chi era in fila con me, poi dietro un angolo trovo due fantastiche casse automatiche: infilo il documento, bancomat, fine. Pagato. Altri 30 secondi... ma nessun altro utente.


Perché in giro c'era zero segnaletica. Men che meno in altre lingue. Dato che sono bravi provvederanno. Ma il tema della comunicazione interna nelle strutture pubbliche andrebbe continuamente stressato, perché mi sembra che spesso non venga percepito come un servizio all'utenza, ma come un qualcosa in più. basterebbe però pensare a tutti i nuovi pubblici di ospedali e uffici comunali (tutta l'utenza migrante) per rendersi conto di quanto sia importante e necessario per un servizio efficiente.
E' tra l'altro uno spazio di comunicazione che offre diverse opportunità: dalle sponsorizzazioni ai messaggi ad hoc...

In vista delle elezioni, un occhio agli States

Mentre McCain vince la Florida costringendo (forse) Giuliani a un ritiro immediato, si cominciano a leggere alcune testimonianze di nostri colleghi reduci da questa prima fase di primarie.

In particolare l'inglese Steve Morgan su PRWeek racconta della sua esperienza per la Clinton. Tra gli spunti interessanti due cose:
il sondaggismo statuniense e la blogmania.
Riguardo ai sondaggi Morgan sottolinea imbarazzata come continuamente vengano rovesciati sondaggi su sodaggi su qualunque materia, anche più d'uno nella stessa giornata. Il come sia possibile è presto detto: vengono sfruttati, accettati e ritenuti credibili (anche da stampa e grandi network) anche sondaggi con campioni microscopici (fa l'esempio di un poll su 300 persone a rappresentare il New Hamsphire).
Poi la blogmania: c'è un blog elettorale su praticamente ogni tema, anche se solitamente il punta di vista è tendenzialmente conservatore e piuttosto estremista (scritto da quel tipo di persone cui non ti sederesti accanto); il problema anche qui per Morgan è il credito che a questi blog viene riservato dai grandi media, anche internazionali.
Fenomeni che vediamo anche qui, anche se in maniera piuttosto ridotta.
Tra un po' tocca a noi, no?  

lunedì 28 gennaio 2008

Recessione... calerà l'Adv? Forse ma non sul web

Nel numero di Economist dell'ultima settimana c'è un articolo che presenta alcune considerazioni sulle ricadute che avrà l'imminente recessione sugli investimenti in advertising. Considerata la serie storica dei periodi di recessione, appare evidente un legame costante purtroppo negativo che vede calare gli investimenti in advertising.
Tuttavia, la nuova recessione globale secondo diversi pareri autorevoli (riportati dal giornale) vedrà differenze localizzate per mercato geografico, per settore e per media: nei mercati emergenti gli investimenti non caleranno mentre si attesteranno sulle crescite degli ultimi anni; è presumibile che alcuni settori di consumo (lusso e auto in particolare) riducano le spese; allo stesso modo gli investimenti sul web continueranno a crescere.
Ancor più interessante è il tipo di ragionamenti che l'investimento online contribuisce a diffondere: gli inserzionisti, abituatisi alle precise misurazioni degli investimenti online, esigono sempre maggiore rigore nella misurazione del ROI anche negli investimenti su altri media e su altri strumenti. Insomma se un click vale un click e posso anche tracciare un eventuale successivo acquisto, ditemi come valuto il ritorno di un investimento su TV o tramite eventi. Le ROI è nudò? Un po' sì, speriamo solo che non spinga i nostri colleghi creativi a fare solo del nudo...

Piccola grande bugia... virale

Non so se vi è arrivata questa email, ma si tratta di una piccola bugia (google non ha assolutamente fatto una versione in nero per risparmiare...) che serve a far guadagnare la furba agenzia che se l'è inventata. Come? Beh tramite il servizio Adwords (pubblicità) di Google stesso, che prima o poi se ne accorgerà... forse.
SE GOOGLE AVESSE UNO SCHERMO NERO, VISTA LA GRANDE QUANTITA' DI PERSONE CHE LO USANO, SI CALCOLA CHE SI RISPARMIEREBBERO CIRCA 750MEGAWATT/ORA.
COME RISPOSTA A QUESTO GOOGLE HA CREATO UNA VERSIONE IN NERO, CHIAMATA BLACKLE, CON ESATTAMENTE LE STESSE FUNZIONI DI QUELLA IN BIANCO, CON UN CONSUMO DI ENERGIA MINORE...FALLO SAPERE E USALO, OGNI PICCOLA COSA CONTA.
Ecco la Versione italiana di google con schermo nero, con risparmio energetico ,provare per credere!!!!http://www.nerooogle.com/ http://it.blackle.com

domenica 27 gennaio 2008

Branca, branca, branca... Veltron, veltron, veltron

Parlando anche con colleghi credo sia stata l'impressione condivisa: il Governo espresso dall'Unione in questi quasi due anni ha comunicato male, un po' alla Brancaleone.
In maniera disunita, spesso contrastante, gli esponenti di Governo (per non parlare poi dei rappresentanti dei partiti che lo sostenevano) hanno continuamente comunicato con i media una molteplicità di visioni e opinioni che non hanno certo aiutato a una tenuta.

Durante la Finanziaria del 2006, tutti ricordiamo il richiamo di Sircana a ministri, sottosegretari ecc, per evitare di contraddirsi continuamente. Ricordo bene alcuni interventi di Toni (1 e 2), di Mario Rodriguez oltre che di Italo Vignoli.

Perché? A pelle vien da dire che ognuno ha sempre pensato prima alle strategie per mantenere o consolidare il consenso dei propri pubblici di riferimento e poi alla strategia complessiva del Governo.

Mi appare chiarissimo leggendo Gli Stregoni della Notizia di Marcello Foa (che da un mese voglio recensire ma non sono ancora riuscito a finire, ma ce la farò...) nel capitolo dedicato a Bush (Rove, & co.) sulla gestione dei media da parte della Casa Blanca o sullo spin Blairesco. Mentre lì l'attenzione è spasmodica affinché tutti si omogeino alla linea presidenziale, qui ognuno andava per i fatti suoi bracaleonescamente.

Il risultato è che a prescindere dai risultati concreti, la leadership di Prodi appariva monca continuamente a tutti, proprio a partire dal disastro comunicativo. A pelle tra l'altro mi vien da dire che forse c'era un'assoluta mancanza di comunicazione interna che poi si è riflettuta sulla comunicazione esterna brutalmente: mancanza di mission, vision, una carta dei valori. Li teneva insieme un programma di 200 pagine: ma tutti sappiamo quanto siano lunghe da leggere e soprattutto da ricordare.

Che poi la libera esternazione fosse nei patti (insomma che ognuno avesse un credito di parola per quanto riguardava i propri stakeholder) non ci è dato saperlo. Elezioni in arrivo quindi... "giusto quel che serviva per l'intero settore (campagne, eventi, ecc.)" potrebbe commentare un cinico PR.

sabato 26 gennaio 2008

Quei bravi ragazzi... PD vs. PPL

Volevo fare un post con qualche appunto sulla comunicazione del Governo Prodi, ma lo faccio domani. Nel momento del crollo del centrosinistra il PD si trova a dover accelerare i tempi per arrivare pronto alle elezioni o al governo istituzionale; allo stesso tempo il nuovo partito di Berlusconi deve proseguire il suo cammino costitutivo.
Vorrei tenere d'occhio gli strumenti comunicativi che si stanno utilizzando e parto da un esempio del PD che mi è vicino geograficamente, anche se il discorso comunicativo parte da lontano ed è molto targato Veltroni.

Dimenticandoci per un attimo delle megacampagne super-fundraisiste statunitensi... Qui c'è un gruppo di persone di Pieve di Cento che stanno partecipando alla costituzione del Partito Democratico.

Ecco gli strumenti: un blog, youtube con alcuni video (ben girati e ben montati), i tradizionali banchetti di tesseramento, un giornale a distribuzione gratuita, ma a monte tutta una serie di incontri per decidere insieme temi da trattare/ programmi locali/ delegati.
L'idea di partecipazione è ed è stata centrale. Dopo le primarie adesso stanno raccogliendo i tesseramenti e votano i rappresentanti di sezione.

Dall'altra parte stanno invece la strategia e gli strumenti utilizzati invece dal nuovo partito di Berlusconi (sempre che decida di portarlo avanti) che in Piazza S.Babila fece il lancio del Partito del popolo della Libertà. Come tutti ricordiamo un vero e proprio lancio di prodotto, con le televisioni presenti (convocate in anticipo), i gazebo, gli sms, le bandiere... ma soprattutto la ggente-il popolo. Interessante come in quel caso Berlusconi avesse utilizzato sia l'ormai imprescindibile lessico partecipativo (a suo modo ovviamente: appunto la ggente) sia quello dell'antipolitica (i parrucconi, l'urlo microfonato un po' grillesco) ed avesse mixato sia gli strumenti partecipativi sia quelli del marketing tradizionale (televisioni lì e conferenza stampa il giorno successivo, la fondazione dei circoli della libertà).

Da un lato pur con una regia (quella veltroniana) di tutto rispetto, c'è una strategia comunicativa che viene dal basso e da iniziative locali-territoriali, come da visione/missione del PD, che devono dare conto di una complessità non facile da comunicare (la doppia anima catto-socialdemocratica, le differenze territoriali, le storie personali dei dirigenti locali); dall'altro un marketing mix up-to-date ma molto centralizzato e assolutamente coerente (cfr. Circoli della Libertà il kit crea il tuo circolo) con le indicazioni del Leader. Sulla bilancia pesano diversamente ovviamente Tv e giornali di riferimento di entrambi.

Quali strategie risulteranno più efficaci nella costituzione dei nuovi partiti?

venerdì 25 gennaio 2008

L'Algarve previene una crisi di reputazione?

L'Algarve sta attraversando una crisi di reputazione e immagine sull'importante mercato inglese? In seguito al rapimento della piccola Madeleine Mc Cann gli inglesi percepiscono il Portogallo come una zona poco sicura.
L'appetibilità in realtà (prezzi contenuti, vicinanza, varietà dell'offerta) della destinazione turistica portoghese non è stata scalfita: + 10% di turisti inglesi anche in seguito al rapimento.
Tuttavia le istituzioni portoghesi hanno deciso di prevenire eventuali problemi di percezione assoldando l'agenzia inglese Hills Balfour Synergy per rassicurare gli inglesi sulla sicurezza del luogo...
Insomma un'azione preventiva che ben si sposa con le migliori pratiche ed i suggerimenti che sono stati pubblicati l'altro ieri sul sito della Ferpi sul Crisis Management.

giovedì 24 gennaio 2008

Su e giù, UK-US

Finalmente mi è arrivato PRWeek. Non so se sia colpa delle poste, degli scioperi (quali, quelli di un mese fa?), della casa editrice, ma mi arriva sempre tardi.

Leggo dal settimanale che diversi PROs inglesi hanno cominciato un su e giù frequente con gli States: alcuni come consulenti per le primarie, altri come osservatori-studenti... 

In particolare Steve Morgan coordina le media relations internazionali della Clinton, mentre i 3 direttori comunicazione di 3 Union inglesi stanno studiando la campagna di Edwards con l'idea di importare tutto il possibile nella prossima campagna del Labour.

Mitica Albione!   

Release wide shut...

L'agenzia Exposure è stata costretta a pagare 20,000 pounds al Daily Telegraph per un comunicato stampa. Il DT aveva pubblicato la notizia che la Kidman - testimonial milionario di Chanel - utilizzasse sempre e comunque il profumo White Jasmine & Mint cologne di Jo Malone, azienda cliente dall'agenzia Exposure.
Nicole Kidman ha immediatamente chiesto e ottenuto danni di immagine da parte del DT che si è rivalso sull'agenzia fonte del comunicato. 
Tutto si sarebbe concluso con un 20,000 pounds che non mi sembrano una cifra esagerata. Tuttavia mi sfugge quale fosse il reato, a meno che il contenuto del comunicato non fosse inventato... ma a quel punto comincerei ad avere qualche perplessità etico-professionale sui nostri colleghi inglesi. 
Cosa pensate dell'idea di sfruttare i testimonial altrui? 

mercoledì 23 gennaio 2008

I want you, opinion leader!

I Marines hanno mirano agli influencers: non per sparargli ma per riuscire a influenzare nuove reclute.
Dalla newsletter THE WEEKLY SPIN, del 23 gennaio prendo questa news a sua volta ripresa dal Wall Street Journal (16/01) - in un delirio da citazione post-moderna.
Le campagne di comunicazione dell'esercito americano passano dai tradizionali canali ESPN e Fox direttamente agli opinion leader in grado di influenzare le scelte dei giovani americani...
"The U.S. Marine Corps is rolling out a new ad campaign this week in an effort to target teachers, coaches, clergy and other groups that tend to have influence on kids' career paths," reports the Wall Street Journal. The Marines "previously aimed its marketing directly at young adults," running ads on Walt Disney's ESPN or News Corporation's FX. But the new spots will run during Fox's "American Idol," which "has a broader audience that includes adults as well as kids." The WPP Group advertising firm JWT designed the Marines' new television spots; the campaign also includes print and online ads. One ad "features a line of Marines standing in formation in front of landmarks across the U.S. such as the Golden Gate Bridge and Independence Hall."

The campaign's focus on "influencers" is consistent with the U.S. Army's recruiting efforts, which the Center for Media and Democracy previously reported on. Their slogan "Army strong" was chosen, in part, to appeal to influencers.

Chiude Italia.it

Chiude il portale turistico Italia.it Il portale turistico Italia.it era stato presentato all’edizione 2007 di Bit
È terminata l’“avventura” del portale turistico Italia.it, inaugurato ufficialmente a Bit 2007 dal ministro per i beni Culturali Francesco Rutelli e chiuso dopo numerose polemiche.
Il portale era stato pensato come vetrina on line dell’Italia nel mondo, ma non ha mai riscosso consensi. Per la creazione e la gestione sono stati spesi sette milioni di euro.
No comment...

Barba, capelli & opinion lèder

Oggi mi son tagliato i capelli. Passavo davanti al parrucchiere dove vado di solito e dato che il boss era libero mi ci son fiondato (l'ultima volta la sua assistente mi ha violentato il coppino con un misto punk-tedesco da vendetta).

Più che per esigenza per voglia di sentire parlare l'opinion leader locale. Per le aperture di un franchising di cui curo la comunicazione ho spesso utilizzato (e con soddisfazione reciproca) parrucchieri e barbieri, insieme ad altri opinion leader locali. Funzionano benissimo per il passaparola e per il marketing di prossimità in ambiti rionali e/o locali.

A parte che adoro andare dal mio barbiere storico (capace di scavare nelle pieghe della storia del '900 documenti alla mano) oggi volevo sentire qualche opinione su Mastellate e governi cadenti.

Dato il là con una richiesta di parere sulla Ghirlandina (il bellissimo campanile del Duomo di Modena è in restauro per qualche mese) impacchettata da Palladino, è partito a ruota libera con riflessioni su politica e dintorni, riportando i pareri dei clienti (della ggente): il tono era quello un po' contestatario che oggi si sente in giro, ma ben argomentato su tasse, criminalità, privilegi della casta, carcere-facile... non ha parlato di rifiuti.
A un certo punto mi ha tirato fuori anche un volantino catena di sant'antonio con tutte le malefatte della casta: voli-pranzi-tessere gratis, stipendi, rimborsi, ecc. ecc. Un classico strumento del passaparola per me, una vergogna per lui... "boja d'na mastèla!"

martedì 22 gennaio 2008

ASAP Nisip Masap

Mentre mi stavo leggendo un articolo sull'utilità dei widget per campagne di viral mkt sul web, mi sono accorto di questo sito Marketing Sherpa, una figata.
Pieno di case histories spiegate anche nel dettaglio. Marketing Sherpa è "a research firm specializing in tracking what works in all aspects of marketing (and what does not.) "
La case interessante riguardava l'uso dei widget da parte di un'organizzazione non-profit che grazie ad un sondaggio online con premio ai partecipanti ha incrementato le donazioni del 20,1%. Not bad! Sito da visitare e inserire tra i preferiti asap - nisip masap.
Widget da wikipedia: elemento tipicamente grafico di una interfaccia utente che facilita all'utente l'interazione con il programma stesso. Esempi:i "bottoni" dell'interfaccia grafica di un programma per dare comandi al programma o le "checkbox" usate per compiere delle scelte fra varie opzioni disponibili.

PR per la Ricerca

L'altro giorno parlavo con un amico, bravissimo ricercatore universitario di un'Università emiliana piuttosto importante che lamentava la scarsità di finanziamenti per la ricerca.
"Ma come... Ma se le aziende vi danno un casino di ricerche da fare", gli ho ibiettato

"Sì ma è una questione di contatti personali, purtroppo siamo percepiti come parole al vento, poca concretezza, ecc."

"Vi serve una buona agenzia di pr!", ho concluso. Per farvi percepire meglio a tutit i vari stakeholder.

A parte le battute, mi chiedo sinceramente a cosa servano il CRUI e altri organi interaccademici se non riescono a fare un po' di lobbying, peraltro per una causa sacrosanta come la ricerca e l'istruzione universitaria.

Ho visto poche università (Bocconi, forse Iulm, Luiss) in grado di fare comunicazione efficace a 360°. Strano perché tutti i corsi in Scienze della Comunicazione che son spuntati come funghi ovunque (io mi ci sono pure laureato) fanno presumere che un pari numero di esperti accademici /professori di comunicazione sia presente. O no?

Poi mi viene in mente che nel mio corso di laurea (Bologna) marketing e relazioni pubbliche erano esami complementari... e allora sai com'è: "Dottore, dottore, dottore del b... ..."
[Mi sembra tuttavia un buon settore di sviluppo per le pr. Rientra diciamo in quei soggetti attivi del mercato che devono ancora prendere coscienza di se stessi. Ma aiutiamoli perbacco!!!]

lunedì 21 gennaio 2008

Arriva la recessione... PR attenzione!

Ormai data per scontata negli States, anche nel mercato UK si parla di una pesante recessione che ovviamente investirà anche gli investimenti in comunicazione (c'è chi sostiene invece che si limiterà a una contrazione sulle Financial PR) e le agenzie di PR - ekkeppalle! In Italia pure si presume arriverà questa onda lunga anche se con il consueto ritardo (uff... non ne eravamo appena usciti???).
E allora mi sembra interessante leggere i suggerimenti di Lord Chadlington (veterano delle PR e CEO di Huntsworth group) inviati a PR Week con una lunga lettera... che sintetizzo velocemente.
"Avendo vissuto 3 recessioni ho imparato a riconoscere 5 regole chiave per il settore della consulenza aziendale.
La prima lezione è che tutte le notizie in una recessione sono cattive: mentre nei periodi di grassa si può sperare che le cose che vanno male possano volgere al meglio, nei periodi difficili invariabilmente accade che vadano male. Occorre quindi essere oggettivi, volitivi e freddi nell'analisi (lasciate Poyanna a casa!)
Secondo, anticipando e affrontando le cattive notizie presto è possibile prendere le decisioni difficili che andrebbero prese senza rimandarle troppo tardi.
Terzo, il business delle PR dipende dai costi non dai ricavi. Taglia, taglia, taglia. Meglio un profondo taglio nei costi subito che successivi tagli che abbattono il morale
Quarto, puoi avere qualche affare che va bene e che può continuare a funzionare; gli affari che vanno male durano anni. Sono importanti i profitti, ma avere cash, soldi in cassa, conta molto di più nei periodi di recessione.
Quinto, i tuoi clienti ti diranno cosa fare. Vai dai clienti, pianifica il 2008 e soprattutto ascolta cosa dicono. Loro hanno questa stessa checklist sotto gli occhi e quindi i tuoi fee sono a rischio come qualsiasi altro costo.
Sono suggerimenti validi anche nei periodi di vacche grasse, ma in periodi di recessione un errore può significare rimanere in ginocchio..."
by Peter Chadlington. Lord in Londra, ovviamente.
- CEO Edelman Europe David Bain
- direttore generale PRCA Francis Ingham
ps: è bellissima la riverenza inglese per i vari lord, quando intervengono con una lettera sui media o a eventi pubblici. Devo dire che ricorda vagamente (ma molto vagamente) una pari riverenza che di questi giorni spopola anche qui da noi...

sabato 19 gennaio 2008

Audiospotlight: illusione sonora o marketing di prossimità?

L'ho letta su Il Mondo e cercando su internet nei siti italiani ho trovato solo questo pezzo di PuntoInformatico.it  a firma di Luca Annunziata. Strumento particolarmente adatto al marketing di prossimità.

Spot sparati direttamente nel cervello
Roma - Passeggiare per Manhattan come tutti i giorni, e all'improvviso sentire una voce nella testa: "Chi c'è, chi è là?". Il passante si volta perplesso: attorno a lui tutti sembrano proseguire per la loro strada, nessuno sembra aver sentito il grido d'avvertimento. Poi di nuovo la voce nella testa: "No, non è stata la tua immaginazione...". Roba che se soffri di cuore puoi restarci secco: eppure è solo pubblicità.

L'installazione newyorkese che pubblicizza Paranormal State
Si tratta della trovata, invero piuttosto originale, di un creativo statunitense per promuovere unanuova serie tvParanormal State, ennesima rivisitazione di storie su presenze eteree e poteri metafisici. Per funzionare, sfrutta la tecnologia audiospotlight sviluppata dalla statunitense Holosonic, in grado di indirizzare un fascio sonoro verso un punto specifico di una stanza o, come in questo caso, di una strada.

Una tecnologia ideata negli anni settanta, e che ricorda molto quella che sta sviluppando Microsoft per i PC. Grazie all'impiego degli ultrasuoni, è possibile realizzare veri e propri coni di impulsi: di per sé, le onde sonore di lunghezza d'onda molto ridotta risultano inaudibili dagli esseri umani, ma attraversando l'aria vengono distorte, in modo matematicamente prevedibile, e possono dunque essere controllate con precisione per renderle avvertibili e focalizzate in punti specifici.
L'invenzione nasce per i musei e più in generale per le attrazioni turistiche. La sua utilità in una galleria d'arte è evidente: il visitatore passa davanti al quadro e ascolta una spiegazione dettagliata di quanto sta guardando, senza che il sovrapporsi dei messaggi di ciascun quadro crei un fastidioso effetto cacofonico.
L'idea è adatta anche per i locali, ad esempio per creare zone dove si ascolta la musica - magari per ballare - e zone dove invece è possibile chiacchierare. I fasci sonori funzionano proprio come gli analoghi fasci di luce: sono direzionali, possono rimbalzare su una superficie per creare un effetto diffuso e sono assolutamente innocui. Solo un po' terrorizzanti, almeno se non ci si è abituati.

venerdì 18 gennaio 2008

Web 2.0 & Podcast. A proposito di mode...

Siate cauti nel seguire l'ondata del momento. Controllate le ricerche più attuali e evitate di affidarvi ad un unico sistema mediatico anche se nuovissimo e attraente. Per esempio, l'uso del podcast sta registrando uno stallo in tutte le fasce d'età ad eccezione di quella 18-24 anni, nella quale è passata dall'8 al 13%.

E' uno degli spunti per i comunicatori che emerge dalla ricerca di Ketchum e del Centro Annenberg Strategic PR (University of Southern California), un'indagine annuale sull'utilizzazione dei media: Media Myths & Realities – A Public of One. Interessante anche perché, in questo secondo anno, la ricerca è stata estesa sino a comprendere oltre agli USA anche Brasile, Russia, India e Cina (BRIC).

Mi ricordo di avere insistito per utilizzare il podcast e l'ipod qualche tempo fa in un evento culturale per raggiungere il target più giovane (teenagers e ventenni). Emerse prepotentemente che la novità faceva ancora notizia (quasi tre anni fa) ma l'utilizzo reale da parte del target era davvero limitato per le nostre aspettative. Nonostante di gggiovani coinvolti ce ne fossero parecchi e che fra di loro l'ipod fosse diffuso massicciamente, gli utilizzatori della nostra guida in ipod erano assai pochi. Ancor meno i download del podcast.
L'investimento era stato ampiamente ripagato dalla copertura mediatica, ma restava il fatto del basso utilizzo.

Fummo stupiti. Pensavamo che l'iniziativa fosse trendy e avanti, ma... Il problema è che avevamo completamente trascurato il contesto comunicativo: cioè in un contesto culturale alto l'utilizzo dell'ipod non veniva percepito come opportuno, consono, adatto...
Stesso discorso web 2.0: qui se ne parla entusiasticamente, si studia e si spistolla social networks, blog, iùtub vari, wom, viral e figatine, ecc. ecc. ma - come diceva mugnez - fly down!
Insomma, annusiamo l'aria veloci come Snake Agent, ma pronta l'autocritica.
PS: tanto per infuocarsi un po' segnalo una bella case history su Womma: How to Use Widgets to Spread the Word: This case study from MarketingSherpa features a nonprofit organization, Music for Relief, and details how they used a MySpace widget to spread their message. The widget caught the attention of nearly 19,000 social network users, and Music for Relief traced 20.1% of their donation revenue to use of the widget.

Banana Republic

Tra Mastellate e Papataci, stamattina Golem mi ha ricordato quali sono le cose serie: l'arte futurista e la promozione dell'agroalimentare di qualità nel mondo per diventare la prima ed unica Banana Republic. Buon weeke end

giovedì 17 gennaio 2008

B-to-B Companies Embrace Social Networks?

In questi giorni studiando alcuni progetti di comunicazione per aziende b2b, ci siamo soffermati spesso sul ruolo che il web 2.0 potrebbe avere per loro.
In particolare su fiere & media online di settore pare esserci un grande spazio di sviluppo per comunicazione b2b.

Se da un lato pare difficile che sia il blog e il social network generico a sfondare (come ha già fatto nel b2c) invece comunità di nicchia e sistemi di matching online (come quelli utilizzati dalle maggiori fiere specializzate) paiono ambiti interessanti di sviluppo per social networks, pr internazionali, videopresentazioni, ecc.

Cercando qua e là sull'immancabile blog di Womma ho trovato un pezzo interessante di B2B su una ricerca di sull'utilizzo dei social networks da parte di aziende b2b: B-to-B Companies Embrace Social Networks.
I social networks diventano in particolare interessanti per trade shows e eventi, nonostante la diffidenza dei marchettari... Il problema è sempre quello del ROI e della differenza dei criteri di misurazione. Interessante anche il contributo che i social networks possono offrire alla comunicazione interna, di cui peraltro in Italia si continua a parlare pochissimo nonostante rimanga a detta di tanti PROs (esteri soprattutto) uno degli ambiti di sviluppo più promettenti delle PR. Comunque da leggere e sviluppare.

mercoledì 16 gennaio 2008

Il Gran Rifiuto dei Pap(p)ataci

Chi si occupa di comunicazione sa quanta expertise offra la Chiesa in Italia (la cui istituzione è la CEI) e dal Vaticano nel mondo.
Gestori di public relations per eccellenza dalla notte dei tempi, tutto quello che oggi noi applichiamo nella comunicazione ha un corrispettivo nella vita ecclesiale.

Dai missionari evangelici al fund raising domenicale, dalla lobbying (il capolavoro dell'8 per mille) ai grandi eventi, dai road show internazionali (G.P.II docet) al viral mkt (mi hanno sempre affascinato le posizioni improbabili degli antichissimi graffiti Dio c'è sotto ponti altissimi o in curve autostradali pericolosissime), i geniali slogan propagandistici neoguelfi (il guareschiano Nell'urna Dio ti vede, Stalin no) alla gestione internazionale delle media relations.

Anche nell'ultimo affair, il rifiuto della Saccenza a PapaRazzi mi pare di poter dire che la gestione della crisi è stata eccellente. Basta leggere i titoli, gli editoriali, gli articoli di tutti i giornali italiani; le dichiarazioni di praticamente tutti i politici; il sentimento dell'opinione pubblica cattolica... tutti gli stakeholder della Chiesa (intesa come CEI+Vaticano) concordano su un consenso generalizzato.

Il tutto grazie a un piccolo evento annullato. Una sorta di pseudoevento che sappiamo può far sempre più rumore di un evento realizzato. In questo caso ore di trasmissioni radiofoniche e televisive, centinaia di pagine della stampa nazionale e internazionale. E la bollatura dei cosiddetti laici della Saccenza (67 professori che hanno scritto una lettera interna due mesi fa) al rango di una cinquantina di Pappataci fankazzari fuoricorso.

martedì 15 gennaio 2008

Worst EU Lobbying Awards 2007

Le nominations ai Worst EU Lobbying Awards 2007 http://www.worstlobby.eu:
BMW, Daimler and Porsche nominati per la loro azione di lobby per ritardare ed affossare le direttive europee per la riduzione delle emissioni di CO2 da automobili.

Il passaparola è lo spot più efficace

da Repubblica.it

Sali su un taxi di Londra e con la scusa del brutto tempo il tassista comincia a parlarti del suo ultimo viaggio in Thailandia. Secondo lui, un luogo ameno e a buon mercato, dove è stato di recente, in vacanza con la sua signora.
Ma la sua chiacchierata non è spontanea. Quel tassista sta facendo anche un altro mestiere: il testimonial, ingaggiato dal ministero del turismo Thai, che lo ha appena invitato, per una settimana nel paese del sorriso. La sua missione, per niente impossibile, tornato in Inghilterra, sarà parlare bene della Thailandia ai suoi numerosi -e ignari- clienti... continua

La campagna di Ferrara. Votate, non andate al mare oggi

La campagna di Ferrara non è un paesaggio nebbioso e desolato tr gli argini di Po e Reno, a cui peraltro sono molto affezionato. La campagna di Ferrara è questa campagna di pressione dell'elefantino a favore della moratoria sull'aborto, contro l'Università della Saccenza di Roma, in generale su tutti gli items che coinvolgono PapaRazzi & clero.

E' interessante, dopo aver letto il libro di Kossiga, leggere quanto meno partisan fossero alcuni democristiani, democratici in quanto cristiani, ma non portavoci del Vaticano... piuttosto mediatori di esigenze.

E' per questa banale constatazione che lo sforzo continuo del direttore del Foglio - nonché conduttore di Otto e mezzo, nonché counsellor non-ufficiale di Silvio - pare più una campagna permanente di lobbying che una battaglia ideale.

Tra l'altro sulla moratoria stupisce questo silenzio assordante delle associazioni femministe, delle donne in politica (a parte una Turco scatenata), delle donne imprenditrici... sarà per timor guelfo?
Purtroppo il sondaggio sull'elefantino si chiude stasera e ci sono per ora solo una decina di voti. Votate, per oggi non andate al mare.

lunedì 14 gennaio 2008

Pausa pranzo: SpinObama, Spinorama


E la campagna si scalda... Dopo l'accusa di vago razzismo fatta da Obama ai Clinton, ecco l'accusa di un importante opinion leader nero agli immancabili cattivi spin doctor di Obama.
Tra sgambetti e colpi bassi molto poco -democratici... Bob Johnson - miliardario fondatore della Black Entertainment Television - che sostiene la candidata Clinton attacca i PR di Barack Obama accusati di lasciare intendere che Hillary non sarebbe rispettosa di ciò che ha fatto Martin Luther King per gli afroamericani.
Nell'attaccare Obama, il nero Johnson, sottolinea come mentre la Clinton a vent'anni si impegnava per il riconoscimento dei diritti civili per i neri, il nostro Barack a vent'anni si trastullava per le periferie con qualche droga di troppo.

Un tema questo della droga di Obama, contenuto peraltro anche nella sua autobiografia, che è costato il licenziamento a un consigliere della Clinton che lo aveva utilizzato in maniera troppo aggressiva.
La propaganda anticlinton dei pr di Bubba aveva l'obiettivo di alienare a Hillary il favore della vasta minoranza afroamericana del South Carolina prossima partita chiave per le primarie ammerigane.

sabato 12 gennaio 2008

Naple Trash. Comunicazione in crisi

A prescindere (sempre che si possa prescindere) dalla tragedia sociale dell'emergenza-rifuti a Napoli e dintorni, le considerazioni relative all'immagine e alla reputazione di Napoli sono più che ovvie. Come sottolineava ieri Il Sole sono circa 70 milioni di euro i danni stimati per il solo settore del turismo nella prossima stagione.

I principali media del mondo hanno parlato dell'emergenza: New York Times, CNN, Al Jazeera, Reuters, Herald e via così, basta mettere su Google news naple+trash per avere un rassegnino degno della crisi più nera.
Considerato il fatto che Napoli è uno dei riferimenti principali nel mondo dell'immaginario relativo all'Italia è abbastanza scontato e naturale considerare che questa crisi danneggerà l'intera immagine turistica nazionale e non solo. Alla faccia Crisis Communication...
Ma chi se la ciuccia questa pesca?
A parte invocare lo stato di crisi sarebbe interessante (oltre a cercare di risolvere il problema) che tutti i soggetti interessati a comunicare Napoli e la Campania cercassero di studiare una strategia condivisa di comunicazione di crisi - magari già dal convegno Sistem Turismo Italia promosso dallo studio Ambrosetti in programma proprio a Napoli il 17 gennaio: tra l'altro dovrebbe esserci pure Rutelli, che se non sbaglio oltre al turismo ha la responsabilità di promuovere l'immagine della Marca Italia.

Lasciando per ora perdere la gestione di questa crisi da parte di Iverola e Baxolino invece... che è riuscita a resuscitare il mai sopito antimeridionalismo (spesso antinapolismo) micatanto latente qui in Padania.

A parte questo forzo necessario e urgente, la crisi di Napoli può invece rappresentare un'opportunità di comunicazione per l'intero settore italiano della raccolta differenziata, del riciclo e dello smaltimento dei rifiuti.
Cosa c'è di meglio che mostrare queste immagini per educare noi tutti italiani a una maggiore responsabilità nei confronti della raccolta differenziata e a una maggiore sensibilità verso l'ecologico e il materiale riciclato?

venerdì 11 gennaio 2008

Pausa Caffé: Il fòtbal all'Ultimo Stadio

Stavo giusto pensando di fare un post su calcio & comunicazione in occasione della ripresa del Campionato. Tra l'altro avendo appena letto il bel libro di Franco Giubilei, Ultimo Stadio. Il Romanzo degli ultrà del Milan pensavo di parlare di tifo, passione calcistica e comunicazione.

Poi stamattina ho trovato un pezzo sul quotidiano di comunicazione Spot&Web che parla della crisi di spettatori negli stadi e allora mi tocca...

Per chi ha frequentato le curve come il sottoscritto, vedere la lenta decadenza del nostro pallone, il fòtbal - come lo chiamano i nostri vecchi - fa una certa tristezza. In realtà magari non è cambiato tanto, ma forse sì...

Torna nostalgia di quel calcio forse abbandonato negli anni '80 fatto di magliette di cotone, calciatori brutti e cattivi con i baffoni, 90°minuto, tutto il calcio minuto x minuto, ecc. ecc.

E allora anche per chi non è milanista leggersi Ultimo Stadio fa bene: dal punto di vista dell'amante del pallone per ripercorrersi trent'anni di calcio vissuto dalla curva; dal punto di vista di chi vuol capire l'incomprensibile mentalità ultras. Il gruppo, la sciarpa, il rito, la trasferta.

E il ruolo della comunicazione, delle RP? Purtroppo, ai comunicatori in quanto esponenti del mainstream dell'economia e della società tocca proprio il compito di spingere verso quel calcio moderno a cui i tifosi dicono NO (questo calcio ci fa Sky-fo - No al calcio moderno) tutto sponsorizzazioni spettacolo tv politically correct che però possiamo aiutare - forse ottimisticamente - ad essere più pulito e trasparente.

Lo spazio economico c'è: c'è tanto da fare dal punto di vista delle sponsorship (interessante ricerca predittiva di Stage Up), della trasformazione degli stadi in luoghi di entertainment a 360°, di comunicazione sportiva ma anche della trasparenza e della responsabilità sociale dello sport più amato e della passione più viva d'Italia.
Con buona pace di tutti noi, ultras ed ex-ultras.







giovedì 10 gennaio 2008

1. Propaganda in America - History of Public Relations (1/6)

Una figata. La storia delle PR su You Tube. Questa è la prima puntata ma ce ne sono altre 5 almeno su You Tube. Da Ed Bernays ai giorni nostri.

Pausa Caffé: Pink PR & Noir PR

Senza confenderle con le black pr con cui si intendono le pr per distruggere la reputazione di avversari (politici, economici, ecc.) come da definizione di Toni MF mi urge la necessità di trovare una definizione per due filoni di pr che stanno inondando il mediascape:

1- le pr da cronaca nera (noir pr?)
2- le pr da cronaca rosa (pink pr?).

Stavo ascoltando Melog stamattina mentre venivo in ufficio (e devo dire che Nicoletti ultimamente è in forma strepitosa: la puntata su Mike di venerdì scorso è imperdibile... vai al forum) che si soffermava su CarlaBruni&Sarkozy ma soprattutto su CosimoMele & Francesca Zenobi.

Sul primo (Bruni-Sarkozy) già si adombrava un disegno di pr degli spin doctors dei due personaggioni: per la storia in sé, per l'anello, ecc.
Sul secondo (CosimoMele - Francesca Zenobi) invece si concentrava per parlare di fisicità sui media. Quello che invece interessa a me è come si tratti di un caso di cronaca nera un filone che all'estero è già un rilevante segmento di pr, gestito da professionisti del settore mentre da noi viene gestito soprattutto da press-agent del mondo dello spettacolo più o meno spregiudicati. Giusta o meno, questa tendenza credo spieghi in parte i toni scandalistici e alcune esagerazioni delle nostrane noir pr.

Invece di concentrarsi sul mantenimento o sul recupero della reputazione degli attori coinvolti, l'obiettivo di un press agent è per definizione apparire sui media a tutti i costi.
Personalmente non vedo nulla di scandaloso nella gestione dei media di casi noir (ma anche pink), dove però questa gestione risponda ad un minimo di principi etici.

A livello economico è un segmento interessante. E forse i PROs italiani potrebbero anche contribuire ad una regolamentazione etica maggiore di quella che i nostri colleghi giornalisti (non) riescono a dare.


Lode pro-Melog di un Melogmane convinto
Di sfuggita lode a Melog: utile a tutti noi RP per cogliere scenari e trend di tv e new media che Nicoletti sa tracciare in maniera magistrale e a cui il suo pubblico partecipa in maniera massiccia.

martedì 8 gennaio 2008

Prima passa-parlare, poi votare.

Questa segnalazione la frego dalla newsletter di Womma che cita il New York Times di domenica.

Si tratta di un articolo di Mark Mellman and Michael Bloomfield (chief executive e executive vice president di una società di ricerca) sull'efficacia del passaparola per i candidati alle primarie in Iowa confrontato con i loro investimenti in advertising nello stesso stato.
Emerge che Edwards e Huckabee in proporzione hanno ottenuto risultati enormemente positivi rispetto agli investimenti in pubblicità di Romney, Clinton e Obama. Allo stesso modo il word of mouth negativo ha influito pesantamente sulla performance della Clinton.
Questo perché?
Public trust in all kinds of communication is eroding, with a notable exception: word of mouth. A Roper poll found the number of people who said they get good ideas and information from television ads declined from 1977 to 2003, while the number who said the same about word of mouth increased by 25 percentage points.

Adesso non è che ci mettiamo a fare la lode quotidiana del passaparola però... No, no. Akkà nisiun o'ssape! Passaparolenza. E neanche vorrei parlare sempre delle primarie ammerigane: invece sì, perché sono così ghiotte di spunti per le PR.
(la vignetta cliccabile è: 'La comunità' di Andrenza Pazienza)

PR=WOMMA? By Paul Rand, Ketchum Communications

Nella breve intervista a Paul Rand di Ketchum Comms. su word of mouth marketing (durante la WOMMA Conference del 2007) l'esperto riconosce che le Public Relations hanno sempre basato la loro attività sulle relazioni (ma va?! butt goes...).
Rimango dell'idea che il word of mouth mkt non sia una nuova invenzione, ma lo strumento del passaparola utilizzato nelle migliori campagne di RP.

lunedì 7 gennaio 2008

Occhio ti blocco il Blog Tarokko

500.000 euro di multa per chi fa astroturfing: in pratica si tratta della pratica di imitare o falsificare opioni o comportamenti popolari, la parola gioca sull'opposizione con grassroots.
Quindi falsi blog, chi parla male dei concorrenti, chi crea blog per parlare a favore dell'azienda o attaccare i critici, non svelando la propria identità... rischia di venire punito da una direttiva europea sulle pratiche commerciali scorrette (la 2005/29/CE), recepita in agosto dal decreto 146/2007.


da Il Sole 24 Ore, 7 gennaio, pag. 16:

"Il fenomeno, noto con il nome di "astroturfing" è stato osservato direttamente negli Stati Uniti. L'identificazione elettronica non è però, né sarà in futuro, un gioco da ragazzi. Nell'ipotesi più semplice, chi lascia i commenti si collega dal proprio ufficio e lascia una traccia senza prendere precauzioni. In quel caso, il gestore del sito può risalire all'indirizzo Ip di chi ha scritto il messaggio e chiedere al provider a quale utente era stato assegnato quell'indirizzo al momento dell'invio. Se qualcuno si vuole mimetizzare, però, i mezzi non mancano: una prima alternativa è andare su un sito che permette la navigazione da un altro computer, possibilmente localizzato all'estero. Altrimenti gli hacker più accorti potrebbero far risultare che il messaggio arrivi da un altro server oppure usare un software che permette di navigare in modo anonimo."
C'è da dire che chi nella sua attività di comunicazione ha sposato i codici etici della Womma o della PRSA (Public Relation Society of America) dovrebbbe avere la coscienza pulita; ma anche quello della Ferpi, se letto in una interpretazione estensiva. O sbaglio?

domenica 6 gennaio 2008

I lobbisti son sempre gli altri

Sul Sole di oggi un bel paginone dedicato ai lobbisti: due interviste interessanti, a Mazzei pres. dell'associazione romana dei lobbisti Il Chiostro, e Cirieco di Strategic Advice; due brevi su Charltron Heston (N.R.A.) e Tom Hanks (auto elettriche); alcuni link; un po' di dati e un bel pezzo sulle azioni messe in moto per la Finanziaria... tra cui gli interventi per l'obbligo nella PA di utilizzare il Voip (a favore di Fastweb oltre che del risparmio?) e per la rottamazione dei frigoriferi.
Solo la malafede può far pensare che, essendo il Sole, magari ci si dimentica della rottamazione auto pro-Fiat.

Comunque a parte tutto interessante... si parla anche di sfuggita del DDL Santagata per la regolamentazione dei public affairs in Italia. ben venga una regolamentazione come da tempo chiede la Ferpi.

Oltre 1200 sarebbero stati i lobbisti intervenuti sulla finanziaria. Alcuni di loro si lamentano che si tratti un provvedimento monstre con soli 3 articoli finali e ben 1.193 commi. Ma questa miriade di microdecisioni non è che è proprio dovuta all'esercito dei lobbisti nostrani? Se consideriamo tutti i livelli di decisione pubblica su cui cercano di intervenire legittimamente aziende, associazioni, enti, ecc. quanti saranno in Italia i soggetti attivi nei public affairs?
Di più: forse è per questo che - a parte il DDL Santagata - anche al livello regionale andrebbe riconosciuta la rappresentanza degli interessi, come già accade in Toscana e Molise...
Per dirla con Kozziga oltre a poeti, santi, navigatori, noi italiani siamo anche lobbisti... gli altri però.
PS: sulla rottamazione mi diceva un amico produttore di insaccati: "Sai che fenomeno che sarei, se mi facessero una legge sulla rottamazione delle mortadelle" Be' dico, pensiamoci!

sabato 5 gennaio 2008

Liverpool: pallone, scarrafoni & cultura (finally)

Finalmente dopo un mese dalla sua uscita mi è arrivato il primo numero di dicembre di PRWeek (il cui abbonamento = dissanguamento x pounds + bolletta mia alla seconda) con uno speciale dedicato a Liverpool capitale della cultura 2008.
Sui media inglesi è un po' che se ne parla (su BBC World questa settimana l'hanno menata dalla mattina alla sera) anche perché sembra che la municipalità non abbia tantissimi soldi da investire e qualche altro problemino.
Interessante, oltre al fatto che la principale rivista inglese di PR dedichi uno speciale ad un'operazione di marketing territoriale, il dibattito su quale immagine della città (sorry, meglio invernizzianamente su quale reputazione) debba trasmettere la strategia di comunicazione connessa.
Liverpool viene associata alla squadra di calcio (mi verrebbe da dire da italiano anche ai più beceri hooligans) e ai Beatles. Da tempo sta cercando di riqualificarsi, in seguito alla crisi dell'industria manifatturiera dell'ultimo quarto di secolo: il progetto di recupero urbano del PierHead sul Mersey Waterfront è un ottimo esempio di come la città si stia riprogettando.
Lo status di capitale della cultura porterà a Liverpool 14.000 posti di lavoro, attrarrà 1.7 milioni di nuovi turisti e 2 miliardi di sterline di investimenti. Testimonial saranno ovviamente Ringo Starr e Paul Mc Cartney. Diverse agenzie stanno cercando di accaparrarsi il budget di comunicazione (non mi sembra che l'abbiano già affidato) anche se gran parte della comunicazione verrà gestita internamente dallo staff comunicazione di Liverpool Culture Company, il soggetto creato dal Council di Liverpool che gestisce l'intera operazione.
Intanto a me, tra speciale e siti vari, è venuta voglia di andarci... sempre sperando che un altro zìopero della lobby dei padroncini non mi faccia arrivare con un mese di ritardo :-p

venerdì 4 gennaio 2008

Caucus Iowa... Buon (o cattiv) Spin Doctor, non mente

Oggi giornata che solletica commenti su diversi 'rgomenti che ci lascian sgommenti e sgommanti...
La vittoria di Huckabee nel Caucus dello Iowa è stata una sorpresona a detta di tutti i commentatori politici (ieri ascoltavo Jefferson Ming su radio 24). Scava scava, chi è il consulente di comunicazione di Huckabee?

Ed Rollins, l'ex spin doctor di Ronald Reagan nella campagna vittoriosa del 1984 e consulente di numerosi altri politici americani nella sua lunga carriera tra cui Nixon.
E' uno di quegli spin doctors alla Carl Rove, offese, lacrime e sangue: "Insultare gli avversari ti fa sentire bene", viene citato come un suo motto. Personalmente quindi non ho una gran stima.
La rimonta in Iowa che Huckabee avrebbe fatto sul suo avversario (compagno di partito) Romney è opera di Rollins? Vedremo nei prossimi mesi... Per ora mi limito a segnalare di nuovo il bel libro Spin di Bosetti ma soprattutto una bellissima trasmissione canadese della radio CBC (Spin Cycles) che parlava anche di spin politico.

L'Am-moratoria di Ferrara

Riguardo al recente dibattito sulla moratoria sull'aborto, ciò che mi interessa sottolineare nel blog attiene specificamente a una questione tecnico-professionale e non al contenuto in sé della proposta (su cui le parole più sagge mi sembrano quelle di Veronesi di oggi su Repubblica).

La proposta della moratoria è stata sollevata e promossa da Giuliano Ferrara, che è direttore del Foglio e conduttore di Otto e mezzo su LA7. Ferrara negli ultimi anni si è contraddistinto per una linea neoconservatrice su diversi temi (guerra in Afghanistan/Iraq, politica estera statunitense, temi etici) invocando sempre un'ispirazione laica - che in altri paesi suonerebbe anche piuttosto stonata.

Nel sondaggio che ludicamente sottopongo la questione è: Ferrara è un giornalista o un lobbysta? Premesso che reputo la funzione dei public affairs e della figura del lobbysta assolutamente necessarie e stimabili, tuttavia credo debba essere dichiarata esplicitamente per aiutare decisori e altri stakeholders ad una lettura trasparente dei fatti.

1- Insomma Ferrara è un giornalista militante, che credo molto in alcune idee e di cui si fa portavoce?

2- E' invece un lobbysta che utilizza legittimamente i suoi media (Foglio e Otto e mezzo) per fare pressioni e issue management? Non sarebbe così strano: basti pensare a Costanzo (uno dei più influenti lobbysti d'Italia in passato) che mentre andava in onda con il M.C. Show era un lobbysta neanche tanto occulto (cfr. vari articoli tra cui l'Independent del 1997) e che in questi ultimi tempi ha poi creato con Alessandro Benetton Maurizio Costanzo Comunicazione.
3- O è infine uno showman naive, come spesso viene dipinto, che sperimenta linguaggi, idee e contenuti dall'infomondo (chi non ricorda Lezioni di Sesso)?
Non sarebbe fair sapere a che tavolo gioca un'opinion leader del suo calibro? A quali regole e deontologie risponde?

giovedì 3 gennaio 2008

Bonne année... SuperCannes!

Anchora sul marketing territoriale... (Intanto buon anno a chi legge e a chi scrive).

Mi trovavo dalle parti di Nizza per gli ultimi giorni del 2007 in un trip mistico-golfistico, quando ho deciso di andare a visitare la mitica Sophia Antipolis, che avevo conosciuto grazie al fantastico romanzo di Ballard, Supercannes.
Un'occasione troppo ghiotta per vedere da vicino una case history di successo del mkt territoriale (cfr. Fondazione Sophia-Antipolis).


Ammirato girònzollo su e giù per le stupende colline supra-cannes, vista mare, vista costa azzurra. Leggo, fotografo, scruto gli abitanti... immaginandomi cervelli in fuga di piacere da tutto il mondo. Poi scovo anche un campo da golf: 9 buche, ben attrezzato. Troppo invitante. Allora un po' di tiri per scaldarmi e via sul percorso. Che faccio insieme a un signore svedese che abita lì.

A parte i miei tristi risultati golfistici (palline disseminate ovunque: mezza confezione da 20 di Inesis qua e là) cercavo di capire senza troppa indiscrezione che cosa facesse lo svedese mio compagno di gioco.

Ex manager della Texas Instruments, che ha sede lì, era adesso disoccupato. Non mi dice se licenziato o dimesso anche se mi fa capire che le cose non andavano benissimo con i manager francesi (troppo attenti alla facade e poco ai risultati).

Gli chiedo delle aziende che hanno sede lì: sono soprattutto piccole-medio piccole. A parte HP, Texas Ins., Accenture, Microsoft le altre son piccole. E anche HP che aveva un casino di uffici ha licenziato migliaia di persone negli ultimi tempi come altre aziende.

Io che ero già pronto a far l'elogio dell'intraprendenza francese comincio a riflettere sui rischi di convertire parte di un territorio a un'unica vocazione: rischi sociali, economici e, non ultimi, culturali.

Nei prox giorni mi riservo di indagare un po' su come vadano le cose a Sophia Antipolis. Che come spesso accade Ballard avesse visto giusto con SuperCannes?

Nuovo blog

Dal 2 gennaio pubblico i miei post su  https://pranista.blog/