mercoledì 24 dicembre 2008

Passione da rott...amare

Parola chiave degli anni 2000 Passione ha invaso advertising, branding, eccetering, e viene infilata ovunque come concetto/parola chiave: dal sole24oriano La Passione si sente a Red Passion, ma anche il Piemonte, Peroni, Algida, Roland...
Sembra che non esista cosa, fenomeno sociale, prodotto, località turistica che non sia generatrice di passione: e allora via con i motori e la passione, la Spagna e la pasion, il drink e la passion...

Non so se ho bisogno di ragione, ma di sicuro ho bisogno di un po' di fantasia da parte dei colleghi, pubblicitari, comunicatori, branders. Non è la parola o il concetto in sé che mi dà sui nervi, è l'abuso e la trista ripetizione.

Urgono sinonimi, please rottamiamo il lessico stanco e inventiamoci parole nuove, concetti ibridi, istantanee neo-futuriste...
Sincerely: la passhione m'ha skassato o' quaglione. Buon Natale pranisti!

martedì 23 dicembre 2008

A Natale... su il Morale!

Relazioni pubbliche: un business splendente!
Le Rp in controtendenza rispetto alla “depressione della pubblicità”: a spiegarlo è lo specialista dei media, Jack Myers, convinto che il modello dell’agenzia di advertising si sia rotto irreparabilmente.



Il guru delle previsioni e specialista dei media, Jack Myers, ritiene che le Relazioni pubbliche saranno in controtendenza rispetto alla “depressione della pubblicità”, che vede il business fatto a pezzi completamente nel 2010.
Myers ha previsto un triennio mai visto prima: tre anni di declino della pubblicità e del marketing communication a partire da quest’anno.
Prevede che la spesa in pubblicità diminuirà del 2.4 per cento (a $ 228B) nel 2008, provocando una caduta complessiva della pubblicità e del marketing a $ 749B. Ritiene, inoltre, che la spesa per le Rp quest’anno aumenteràdel tre percento (a $ 4.4B).
Il cappio si stringerà il prossimo anno. Prevede, infatti, che la spesa in pubblicità diminuirà di un netto 6.7 per cento (a $ 213B) così come la spesa totale scenderà 4.1 per cento (a $ 717B). Le Rp, invece, salteranno in avanti di un altro tre per cento (a $ 4.5B).
L’“emorragia”, secondo Myers, diminuirà leggermente nel 2010. La spesa in pubblicità si fletterà del 2.3 per cento (a $ 208B) mentre le Rp salteranno del sei percento (a $ 4.8B).
Myers ha riferito, inoltre, che il declino della cosiddetta adland (terra della pubblicità) non è dovuto solo ad un’aspra economia. “E’ secolare e sistemico. È come passare da un’economia agraria ad una industriale”.
La pubblicità è nel bel mezzo di un cambiamento epico perché lo spot di 30 secondi “non è più il migliore”, ha detto Myers.
La comunicazione è ormai un “processo interattivo e controllato dal consumatore”, che fa ben sperare per il business delle Relazioni pubbliche.
tratto da O’Dwyer Public Relations News
Leggi qui “Advertising depression” di Jack Myers

venerdì 19 dicembre 2008

Vacanze di Natale a Product Place...ment

Natale a Rio by Filmauro re del product placement è uno dei film di Natale - in realtà quello vero con tanto di obbligo cerimoniale: noi lo andremo a vedere tutti insieme il 23 dicembre tanto per tenere alto il nome della cinematografia italiana.
Già dalla home page del sito si scorge vagamente la presenza di qualche sponsor e partner che non sembra essere solo tecnico... SKY, Wind, Belstaff, Alpitour, Intimissimi, Playstation, Francorosso, ecc. ecc.
Aspetto con ansia l'uscita di Vacanze di Natale a Product Place...ment, in programma per il 2010, ovviamente con De Sica.

Oibò le poste italiane. W Seth Godin!

Non ricevo più PRWeek. Ho disdetto l'abbonamento perché puntualmente le Poste Italiane me lo recapitavano due/tre settimane dopo l'uscita costringendomi a leggere articoli ormai già superati dall'attualità. Continuerò a leggermeli online finché mi rimane l'accesso dell'abbonamento.

Addirittura poi in questi giorni sto ricevendo i numeri di novembre (quindi con ritardi di oltre un mese...): uno scandalo che si allinea alla normale disfunzione dei servizi italiani, dai treni agli aerei, dalla telefonia (H3G che continua a addebitarmi un abbonamento che ho disdetto) alle poste, che penalizza chi dei servizi si ciba e si serve più di ogni altro. Gli innovatori, i brain workers, noi RP ovviamente.

Purtroppo non è la stessa cosa leggerselo online perché gli articoli lunghi e alcuni supplementi vanno assolutamente letti con calma su cartaceo. Che dire? Thank you Poste Italiane.
Tuttavia oggi il sole splende su Modena, è venerdì e quindi l'umore mio è raggiante anche perché ho appena acquistato l'agenda 2009 e soprattutto perché ho riscoperto il blog di Seth Godin e mi son comprato un paio di suoi libri, che non so quando riuscirò a leggermi ma che sto scorrendo di nascosto tra un lavoro e l'altro. A Natale mi leggerò anche il Barbiere di Stalin di Anselmi, che mi sembra particolarmente interesting.
Un paio di consigli per i regali natalizi: Anselmi, Seth Godin e l'agenda 2009.

giovedì 18 dicembre 2008

Sfogo di un grande Linkerz

Pubblico lo sfogo di un amico, grande commerciale e innegabile Linkerz, quindi eccelso gestore di relazioni.


L'imprenditoria italiana e i suoi occhi sul mondo
Riscontro sempre più di frequente che ci sono delle caratteristiche comuni tra gli imprenditori italiani che possono essere definiti di successo.

Due su tutte:
- la sfiducia nei propri collaboratori nella definizione delle scelte strategiche
- gli occhi

Sfiducia
Inizialmente mi gratificava l'idea di ricevere offerte economiche particolarmente interessanti per seguire mercati e clienti istituzionali. Riflettevo prima di tutto del perché di queste offerte e mi rispondevo con un "sarai così diverso dagli altri?". Rispondendo sempre con grassi NO. Accettavo gratificato e mi rendo conto che il tempo passa e il mio apporto nelle scelte strategiche è pressoché nullo. L'imprenditore sceglie e me lo comunica. Discutiamo. Ma si fa come dice lui a meno che non parta un'azione politica, che comporta troppe risorse, che lo distolga dalla sua "visione". Così comprendo che non è la mia progettualità ad interessare all'imprenditore, ma la mia figura di "supporto alle proprie decisioni". Avere all'interno del proprio staff qualcuno riconosciuto socialmente come "giovane capace" fa si che presente e futuro siano sotto controllo. Mah?

Gli occhi

I rilevatori sul mercato, un tempo i commerciali, assumono sempre meno peso se confrontati con i media che riflettono con migliaia di approfondimenti sulla crisi globale. Non importa quindi che un prodotto sia provato e abbia valori tecnici, posizionato correttamente sul mercato, che possa puntare ad un target che sente meno la crisi, ecc.., Non importa ciò che si percepisce dall'interesse dei clienti, ma conta il pensiero comune dei media. Così si entra in un circuito in cui i titoli dei giornali locali, studio aperto e i bancari (categoria per definizione depressa) contribuiscano alle scelte strategiche. Noi collaboratori/consulenti ovviamente dobbiamo lottare contro tutto il mondo prima di essere ascoltati e se accettano una nostra tesi sarà "sempre" sotto osservazione. Da qui nascono i vari parac... che si trovano in tutte le posizioni di rilievo. Yes Man inqualificabili e senza dignità.

Così si ha un bel da raccontare che le 4 leve del marketing mix devono essere coerenti che una PR è fondamentale per creare reputazione oppure che non è necessario sparare mille colpi nello stormo per colpire un'anatra.

Le scelte imprenditoriali sono sempre più derivate dal comun pensiero dei markettari. Questa è la realtà che percepisco coi miei occhi, ma mi chiedo: sono uno strumento affidabile?

mercoledì 17 dicembre 2008

Crisi, RP e le Relazioni Postmoderne

C'è un interessante articolo su Ferpi.it di TMF con un bel commento di Italo Vignoli sull'impatto che avrà la crisi economica sul settore delle RP.
Ecco il commento che ho appena postato:


Mi sembra il tema di maggior interesse oggi. L'impatto della crisi sulla nostra professione, o meglio l'impatto di un grande cambiamento socio-culturale (di cui l'attuale crisi è un sintomo o una conseguenza) sul governo/gestione delle relazioni, che dovrebbe essere la nostra professione. Breve esperienza personale.Ero per conto di un cliente dell'agenzia per cui lavoro a un importante fiera di settore nei giorni scorsi; abbiamo parlato con organizzazioni internazionali di business piuttosto rilevanti nel settore motorsport e automotive. Cosa emergeva, oltre alla depressione generale per le vicende GM-Ford-Chrysler? Emergeva sempre di più la necessità di gestire relazioni e il ruolo di questi connettori in grado di creare e rafforzare relazioni di valore, globali e di fiducia reciproca; meno fuffa più ciccia. Questi connettori, soggetti di PR contemporanei, figure in grado di leggere mappe liquide (brrr) e non più incentrate su modelli classici, ma trasversali a culture/economie/tempi. L'organizzazione (The MIA) di maggior successo che ho incontrato a questa fiera (che continuo a incontrare e con cui cerchiamo di stringere accordi) e che suggerirei ad esempio di organizzazione postmoderna di business, oltre ad un enorme competenza sul settore, ha un valore di relazioni inestimabili, cui oggi tutti vogliono attingere perché il costo contatto si è talmente innalzato da costringere in questa direzione. Le riviste e le pubblicazioni (un tempo regine incontrastate) faticano a raccogliere advertising, fanno sempre più markette, ma non influenzano le opinioni, non muovono il mercato, a meno che esse stesse non si mettano a promuovere PR (conferenze di alto livello scientifico, eventi, fiere).Nelle stesse fiere di settore gli attori ritornano a concentrarsi sui fondamentali (prodotto e relazioni: scambio di business card) a scapito di quantità (mq), immagine (hostess & show).E' evidente, secondo me, lo spostamento da un economia della comunicazione "capital intensive" (non ce ne sono di capitali) a una più "labor intensive". Che deve anche tenere conto delle nostre forme di retribuzione.
Dall'ADV alle PR. Un trend che sempre più capita di leggere sulle riviste dei nostri cugini pubblicitari o markettari, con cui ormai siamo destinati a confonderci in un ibridone globale 2.0.E per stare in tema, ributto tutto sul mio blog.

lunedì 15 dicembre 2008

'0 uebb duepundozzero

Sull'inserto speciale del Wall Street Journal di oggi, 15 dicembre, articolone e copertina su The Secrets of Marketing in a web 2.0 world:
"I Consumatori si spostano su blogs, social networking e mondi virtuali, lasciando indietro molti markettari"...
Niente di nuovo sotto il sole, ma la solita lista di suggerimenti con alcuni consigli che elenco di seguito:
  • non parlate solamente ai vostri consumatori, ma lavorate con loro durante il processo di marketing;
  • date ai consumatori una ragione per partecipare;
  • ascoltate e untevi alle conversazioni al di fuori del vostro sito;
  • resistete alla tentazione di vendere, vendere, vendere;
  • non controllate, lasciate andare;
  • trovatevi un buon marketing technopologist;
  • abbracciate la sperimentazione.

venerdì 12 dicembre 2008

Da Orlando: impressioni recessive & prospettive

Sono al PRI di Orlando. la piu' importante fiera al mondo del motorsport. Proprio stanotte il Senato americano ha respinto per diversi motivi la richiesta di aiuti economici a GM, Ford e Chrysler. Oggi USA Today parlava di 2 milioni e mezzo di posti di lavoro che salteranno nel settore, di cui gran parte di questi nell'indotto.

L'altra sera in TV i rappresentanti delle tre case automobilistiche rispondevano in Senato a un'audizione proprio sul tema dei sussidi. Non ne sono usciti bene (si dice qui): elemosinavano aiuti dopo un secolo di potere assoluto. L'intera industria dell'automotive e' stata scossa: anche la nicchia (e chiamala nicchia) del motorsport e' rimasta scioccata. Orgoglio ferito, la consapevolezza di contare meno, l'idea che un epoca sia finita...
La parola che circola qui e' slow. Tradotto in gergo nostrano loffio.
Per tanti si tratta pero' (e non la retorica di un pr) di un'opportunita' in particolare dal punto di vista della comunicazione, del marketing e del posizionamento. Addirittura oggi abbiamo parlato con un costruttore che si sta spostando sul settore advertising (con strumenti molto evoluti e innovativi) perche' se il settore non tiri "you need to advertise!"
C'e' comunque un clima non proprio elettrizzato. Di positivo c'e' che tante imprese americane si rivolgeranno all'estero perche' il mercato interno non basta piu', mentre prima era sufficiente per stare bene. Per noi comunicatori europei un'opportunita' in piu'. We'll see.

lunedì 8 dicembre 2008

Wired Italia... miticool

L'ho scoperto oggi: "In edicola dal 19 febbraio il mensile che racconta le idee e le persone che stanno cambiando il mondo... Wired Italia".

La versione italiana del magazine che più ho penato tanto da doverla elemosinare al mio edicolante di corso Vittorio Emanuele (eh già... a Modena non arriva regularly).
Per me è quasi uno ziòc! Anzi è proprio uno ziòck col ck.
Non sono molto up-to-date a quanto pare dato che non lo sapevo. E' che a frequentare certa gente.

Lunga vita a Wired Italia. Suggerisco di inserire una rubrica sulle pr 2.0. Il sito è www.wewired.it; su Facebook si trova già un gruppo e poi c'è il blog del direttore (a cui pare abbiano rubato l'identità su feisbuk proprio) e ancora twitter e flickr. Già abbonatomi. Miticool!


sabato 6 dicembre 2008

Feisbùk... ma 'ndò vai

Fino a qualche mese fa liquidavamo Facebook (usandolo mattina, pome e sera) come il social network ludico, del tempo libero, amici-ci e foto-foto. E intanto i brainworkers più di tecnotendenza fra noi si iscrivevano ai vari social network professionali: da LinkedIn a Viadeo, da Naymz a PRItalia, ecc.
Oggi davanti alla crescita impetuosa di FB, alla sua progressiva occupazione dell'anagrafe mondiale, forse diventa lecito chiedersi se FB non è destinato a diventare la grande piattaforma web 2.0 sui cui si possono innestare i diversi tipi di uso del social network: professionale, ludico, socialamoroso, spionistico... Una sorta di grande portale del 2.0 con tutti i rischi e i vantaggi del quasi-monopolista.

Esempio concreto: la community dei professionisti e degli interessati alle Relazioni Pubbliche. C'è PRItalia, c'è il social network dell'associazione professionale FERPI, ci sono diverse cose internazionali su LinkedIn e Viadeo, e via così. Ma se io voglio iscrivermi (o creare) un network, qualcosa di always connected, ma soprattutto integrato ai principali strumenti 2.0 (tutta la galassia dei widget che trovo su FB) e popolato dalla quasi totalità della cyberpopolazione... dove vado? Su FB.
La massa critica raggiunta è tale per cui io so che tutti lì ci sono.
L'altro giorno è uscito con Nova 24 un allegato su Facebook e sui social network. Me lo sto sfogliando, ma non ho ancora trovato una risposta. Help me!

mercoledì 3 dicembre 2008

L'Opinione Pubica

L'altro ieri durante la presentazione del videolibro di TMF a Scienze della Comunicazione di Bologna (aula 5, dove mi sono laureato qualche anno fa) Toni sollecitato da Omer Pignatti ha affermato che oggi l'opinione pubblica non esiste più, o almeno non più come la conoscevamo nel secolo scorso: esiste una sfera pubblica (mainstream e grandi opinion leader) e diverse opinioni pubbliche che si formano e si disfano su diversi luoghi mediatico/identitari, mentre i comportamenti della gente non seguono i ragionamenti... TMF ha poi chiuso suggerendo che a noi PR serve un po' più di psicologia e un po' meno sociologia.

Prendo questi tre spunti che mi riconducono alle riflessioni che ho scritto ultimamente.

E' un argomento che mi sta particolarmente a cuore e che ho sottolineato negli ultimi post. I comportamenti collettivi seguono ultimamente isterie sempre più info-nervose che hanno una spiegazione mediatica: allarmismi, giornalismo strillato, corto circuito informazione-intrattenimento, ecc.

L'impoverimento professionale della categoria giornalisti, sempre meno mediatori, è proporzionale ad un calo di qualità generale, ma inversamente proporzionale all'effetto che i media mainstream hanno nei comportamenti collettivi: mi sembra sempre più che tutti corrano dietro a quattro/cinque grandi items del giorno, dimenticandosi da un giorno all'altro di temi importanti. Ma quali sono questi media mainstream: i telegiornali nazionali, i tre quotidiani principali, Repubblica.it, diverse trasmissioni radio, poi...

E come reagiscono i pubblici? Cambiano le opinioni, cambiano i comportamenti? Oppure nel clima di insicurezza generale si resta fermi nelle proprie convinzioni ma si seguono i comportamenti più adatti al momento? Il movimento dell'opinione pubblica si trasfromando in un movimento di pancia o peggio ancora... siamo già nell'era all'opinione pubica?

Nuovo blog

Dal 2 gennaio pubblico i miei post su  https://pranista.blog/