martedì 29 settembre 2009

Comunicato stampa? Non solo, ma anche

Prendo spunto da un pezzo pubblicato su Ferpi, proprio l'altro ieri riflettevo sul comunicato stampa e sull'abuso che ne viene fatto oggigiorno sia a livello quantitativo (il nr. esorbitante di cs che viene spedito) sia a livello qualitativo (l'orribile italiano che leggiamo).
Tanto che sembra quasi sia diventato, anzi è diventato un prodotto seriale. Tanto che il 90% degli uffici stampa non fa altro che mandare un comunicato stampa dopo l'altro: urbi et orbi, oppure (ancor più figo!) 'mirato' a cento giornalisti di settore. Con recall, questo è ovvio obviously.

Qui c'è un rischio e un'opportunità. Con questa produzione industriale si perde il senso della relazione con il giornalista e ogni comunicato ha sempre meno valore (il rischio), ma allo stesso tempo chi valorizza la relazione è in grado di fare la differenza (l'opportunità).

Insomma se guardiamo all'antico obiettivo delle relazioni pubbliche ci dovremmo concentrarci su quali strumenti servono per comunicare con (brrr, non mi picchiate) gli opinion leader, coloro che influenzano i nostri target finali. L'altro giorno ho discusso con un addetto stampa che insisteva per mandare a tutti i giornali un comunicato stampa, mentre io gli dicevo di provare con poche testate a far un lavoro differenziato: a uno dai un'imbeccata su questo; all'altro dai la foto di quello; all'altro l'intervista esclusiva.
Lui ribatteva che non era 'corretto'. Per me non aveva senso spedire il c.s. Cosa ne pensate?

Tra l'altro qualche gg. dopo su un evento non automaticamente notiziabile ho spedito il comunicato stampa locale un giorno venendo pubblicato su tutti e tre i quotidiani che mi interessano e portando due tv all'evento; il giorno dopo sono riuscito a uscire di nuovo con articoli importanti sui quotidiani dando imbeccate diverse (foto, frasi strappate al vip di turno, inquadrature diverse della notizia) ma senza rimandare un altro comunicato.

Forse è una banalità questa breve mia; ma son convinto che la dignità del comunicato stampa esiste fintanto che esso ha senso e che le rp abbiano senso non nel produrre tonnellate di comunichéti stampa ma (rel)azioni efficaci. Soprattutto oggi in pieno delirio comunicativo tra information overload e social networks.

Cfr. Il comunicato stampa: tradizione e attualità di uno strumento di lavoro

Mariella Governo fa il punto sullo stato di salute del comunicato stampa dopo la rivoluzione dei social media. Tanti i suggerimenti e i consigli tratti dalla sua esperienza concreta: dalla scrittura del lead alla relazione con il giornalista… Uno strumento ancora pieno di opportunità, purché lo si sappia usare bene!

domenica 27 settembre 2009

La sponsorizzazione logora chi... la fa?

ING Direct ha da pochi giorni smollato la Renault F1: Il gruppo olandese aveva già annunciato l'uscita dalle corse a fine stagione. Si sono però detti "profondamente delusi" della situazione in corso. A seguito della rescissione della Ing Direct, anche la compagnia assicurativa Mutua Madrilena ha annunciato l'interruzione della sponsorizzazione del team. Ricordo come fosse ora, al Motorsport Business Forum di Monaco del 2007, quando la responsabile marketing di ING, oltre a presentare entusiasticamente la sponsorizzazione del team francese, disse che ING aveva deciso di sposare completamente la partnership e integrare in ogni forma di advertising e comunicazione corporate il richiamo alla Renault F1 e ai suoi piloti...
I tempi cambiano. Le sponsorizzazioni, come i testimonial, si portano dietro un alto rischio: la propria immagine legata ai comportamenti di un Esterno (la squadra sponsorizzata, il testimonial, ecc.) che a volte può anche danneggiare la reputazione. E il caso di Piquet jr. (seppur noto da tempo) avrebbe potuto danneggiare ING... anche se si tratta di una banca!

mercoledì 23 settembre 2009

Lo stato del web 2.0

Video interessante per rendersi conto di alcuni trend nel sistema dei media: numeri su numeri. Ma può servire a tutti coloro che devono sottolineare l'importanza di utilizzare per le relazioni pubbliche il web e il web 2.0

Già Fatto?

Hai comprato il Fatto Quotidiano? Io sì. Come ogni primo numero di giornale che esce, già mezzo esaurito in edicola, me lo son diligentemente comprato.
Ho letto e spizzicato qua e là, tra titoli e rubriche... molto testo forse troppo, bello il fumetto di Stefano Disegni, apprezzabile l'orgoglio sporca dozzina, belle alcune firme (Beha, Fini, Flores, Telese, Gomez, Tabucchi oltre ovviamente a Padella, Travacchio e Colombus) nulla di trascendentalmente nuovo se non il fatto di fare giornalismo (vero? anglosassone?) partendo intanto con un'inchiesta sull'Untouchable Letta, Gianni L. E poi anche pubblicità.... avevo capito non ci sarebbe stata, ma meglio che ci sia per noi, per il mercato e per tutte le retoriche mediatiche.



martedì 22 settembre 2009

Nuovi valori. Nuovi Format?

Un format commerciale innovativo ormai deve adattarsi ai valori della sua epoca per permettere di essere comunicato meglio. Quanto è più facile comunicare sostenibile, costruire una reputazione su valori solidi e condivisi dalla comunità di riferimento e dagli stakeholder.
Ci pensavo riguardo a Bazzopoli, la creatura aziendale di un amico che stimo ma soprattutto un marchio geniale. Bazzopoli dal gergale bazza, parola che vale mille significati tra cui anche affarone, è l'evoluzione del negozio dell'usato ma non solo, dato che vende stock di marca coinvolgendo i negozi del territorio nello smaltimento del proprio magazzino.
Un negozio comunitario basato sulla relazione (cfr. gruppo su FB) e un esperimento di social business che integra nel marchio la parola più usata tra Bologna, Modena e Ferrara.
Che sia davvero una bazza?

venerdì 18 settembre 2009

Il marketing territoriale, prendiamolo con Filosofia

Oggi, domani e dopodomani a Modena c'è Festival Filosofia... piazze piene di ascoltatori già da questa mattina, decine di eventi, conferenze di filosofi tra cui Severino, Augé, Cacciari, ecc., ma anche bar e ristoranti pieni, librerie prese d'assalto, cinema con rassegne ad hoc murati nonché hotel pienotti.

Un evento popolare di alto profilo culturale nell'Italia che si autoflagella, ma anche una gran bella case history di marketing territoriale.

giovedì 17 settembre 2009

Fiere come sagre di paese

Le fiere sono comunicazione. I grandi hub fieristici rappresentano media potentissimi per il sistema economico.
Ieri e oggi sul Sole 24 Ore alcuni articoli ci fanno riflettere sul sistema fieristico italiano. Decine di enti fieristici, centinaia di appuntamenti che spesso doppioni l'uno dell'altro, mettendo in difficoltà proprio gli espositori che non sanno quali scegliere e a volte fuggono all'estero direttamente.
Food contro Cibus, Globe contro BIT Milano che scippa a Bologna il Saie2 ora Made, ecc.
Il sistema fieristico italiano, settore di punta della nostra economia, è tutto involuto a farsi concorrenza da sé, lasciando agli altri paesi i veri appuntamenti importanti (Anuga, SIAL, le Bourge, ecc.). Perché? Spesso (o quasi sempre) per interessi localistici. Mentre siamo ancora in attesa di un Bureau di coordinamento per il congressuale, sarebbe fantascienza pensare a un coordinamento interregionale o ministeriale fieristico?
E dire che l'Italia sarebbe la meta preferita dagli operatori esteri per le fiere, non tanto per i servizi quanto per il contesto: cibo, città, clima.

mercoledì 16 settembre 2009

UK - Italy... ma perché?

Non finisco mai di stupirmi della diversa attenzione che c'è nei confronti di comunicazione, rp e informazione in Gran Bretagna.
Sul Guardian del lunedì c'è il consueto inserto Media Guardian con alcuni interessanti articoli - in Italia solo Italia Oggi secondo me ha per quantità qualcosa di simile.
Poi nella pagine degli appointments ecco una sfilza di offerte di lavoro: direttore comunicazione, addetto stampa, responsabile marketing, copywriter, editor, ecc. con stipendi assolutamente rispettabilissimi (cioè della serie qui ce li sognamo).
Perché? E dire che la Gran Bretagna adesso è in crisi nera, aziende che chiudono, disoccupazione in aumento. Ditemi perché... se la mucca fa muuu, in Italia non fa meee

martedì 15 settembre 2009

Il Cav. Bananudista, i solerti vassalli e il paese di... Mediocracy

Ci occupiamo di comunicazione e relazioni pubbliche. Non possiamo non parlare di Berlusconi.
Il problema è farlo senza banalità, senza pregiudizi e con l'obiettivo di capire qualcosa in più di quello che accade. E non basta neanche una visione come quella di Chomsky di Illusioni Necessarie - Mass media e democrazia.

Cosa accade quindi?

Accade che l'anomalia tutta italiana di Berlusconi (TV, Politica, Case editrici, giornali e radio, il Milan, banche, assicurazioni, immobiliari) cui si è conformato l'intero sistema complementariamente (il 50% +1 d'Italia: non avversari e alleati) o antiteticamente (l'altro 50%: gli avversari) in questi mesi sta raggiungendo un grado di conflittualità mai toccato prima.

E allora non è tanto questione di un regime come viene spesso indicato; ma è questione di come ne uscirà questa zoppa democrazia in cui il peso specifico dell'anomalia è tale per cui riesce a creare consenso e controllare punti nevralgici del sistema a scapito di tutto il resto del sistema. Non è regime perché non è l'avversario ridotto al silenzio, ma il non avversario e l'alleato che sono ridotti al consenso, tacito o meno.

E quindi Feltri scatenato contro i non avversari, dopo aver eliminato Boffo, punta il canone dritto a Fini. Non si tratta di colpire gli avversari (Repubblica, il PD, ecc.) ma di tenere buoni i non alleati, competitor veri per la leadership nel centrodestra.
Oggi Vespa, farà una trasmissione spottone per l'ennesimo successo di questo governo.
Il consenso si crea con la comunicazione: bastone (Feltri e altri valvassini) e carota (Vespa e solerti vassalli); riducendo al minimo la voce dell'opposizione che paradossalmente (ma non inspiegabilmente dato che trova quasi la sua natura nell'antiberlusconismo) si trova ingessata dal congresso imminente proprio in uno dei momenti critici del Cavalier Banana.
E' uno di quei momenti in cui il Cavaliere sta facendo attorno a sé terra bruciata, non si sa quanto consigliato o a volte guidato dai suoi vassalli, realisti più del re quando cancellano Ballarò o quando attaccano rabbiosamente il nemico. E allo stesso modo l'intera classe dirigente economica è paralizzata dal timore di incorrere nei modi non-Urbani e nelle ire del potere: è per questo che tutti noi facciamo fatica a parlare, ma ormai il re è nudista.

E allora non è solo videocracy, ma è mediocracy. Sono i media RaiSet ed è la media, anzi la mediana. Il valore ideale è aritmicamente la mediana. Insomma non occorre avere il consenso del 50% + 1 per governare, cioè governare la media; occorre governare la mediana, di alleati e non avversari. Ed è con il ricatto (il centro colpito da Feltri) la promessa (l'area leghista accontentata politicamente) e il sogno (l'elettorato fozista abbeverato alla Tv RaiSet) che il blocco di potere mediocratico tiene tutto insieme.

Ma è un sistema pronto ad implodere perché le relazioni così impostate stanno stritolando il tutto dilaniando il paese, in un conflitto civile (una sorta di guerra civile soft) permanente dilaniante. Quanto durerà? Sembra di vivere l'impaziente attesa di un crollo imminente.
Ma soprattutto cosa succederà dopo? Che ne sarà dei novelli Appelius mediocratici? Come si comporterà il blocco di potere morente? Ripeterà - in salsa mediatica - la sanguinolenta guerra civile che ancora taglia a metà il nostro paese? E gli altri?
E i problemi del paese?

martedì 8 settembre 2009

Architettiamoli!

Leggo oggi sul Sole 24 Ore che il codice deontologico degli architetti che è entrato in vigore dal primo di settembre (cfr. Edilia) recependo finalmente la legge Bersani del 2006. In particolare ci riguarda per la parte della pubblicità informativa che può riguardare titoli e specializzazioni, caratteristiche del servizio offerto e criteri di determinazione del prezzo, ma non potranno essere divulgati i nomi dei clienti. Sarà l'ordine a monitorare le campagne.

Gli architetti peraltro sono già molto abili a comunicare (tanto che spesso competono con noi su specifiche azioni come marketing territoriale e urbano) e hanno già da tempo occupato spazi di comunicazione come blog, rubriche su riviste generaliste, giornali e tv.

Sarebbe da approfondire e leggere per capire quanto alcune pratiche di relazioni pubbliche rientrino o meno nella regolamentazione della pubblicità informativa. A naso - ma non ho letto il codice - mi vien da dire che ci sono molti spazi d'azione proprio perché i modelli comunicativi di RP saranno stati ignorati (come spesso accade) a vantaggio/svantaggio dei modelli tradizionali di advertising. Chiedo un parere ai miei amici architects...

domenica 6 settembre 2009

Ma quando ti vergogneRAI?

Leggo dalla newsletter del comitato GuglielmoMarconi questo rilievo carino che la dice lunga sulla perdita di identità del servizio pubblico. Un rilievo abbastanza nerd (o pre-nerd) ma curioso. Tra l'altro scopro questo fantastico blog sulle antenne a Bologna e dintorni...

La RAI da un po' di tempo si sta autocelebrando con uno spot televisivo sul digitale terrestre.
Una suadente voce fuori campo informa il telespettatore che dal 1954 la RAI... bla... bla... bla, mentre scorrono immagini che ricostruiscono momenti legati alla nascente televisione di quegli anni.
Attori ben truccati e ben vestiti secondo i canoni dell'epoca, recitano le loro parti tra oggetti, ambienti ed apparecchi dell'epoca; uno di loro, felice e sorridente in viso, sta terminando il montaggio dell'antenna... ma... è una yagi per le UHF !!!!!!
Nel '54 le emissioni televisive erano solo in VHF!!! E quella era l'unica banda ricevuta dei televisori europei dell'epoca.
Solo con l'avvento del secondo canale gli apparecchi già esistenti furono muniti di un convertitore esterno ed ai nuovi venne introdotto il secondo sintonizzatore.
Che svista tecnica !!!
Ma dico, chi ha prodotto quello spot ? Ed anche se si è trattato di una società esterna, quale funzionario RAI l'ha visionato, scelto e ne ha autorizzato la messa in onda ?!?

Notate anche il monoscopio sperimentale della Rai di Torino utilizzato prima del 3 gennaio 1954 e non dopo. Lo spot contiene altre sviste guardate le immagini attentamente:

Cliccate sotto per vedere alcune immagini dello spot sbagliato
http://www.associazionemarconi.com/public/index.php

Principali monoscopi storici della tv pubblica italiana
http://www.radiomarconi.com/marconi/primi_monoscopi_rai.html

venerdì 4 settembre 2009

La Haine

Oggi a pranzo si parlava tranquillamentequando all'improvviso abbiamo toccato l'argomento della settimana... Boffo-Feltri-Berlusconi.
Al chè uno dei commensali si è lanciato in un discorso di odio, odio puro, che ha anche avuto modo di razionalizzare ma che era davvero pesante da ascoltare se non avesse infine escluso il regicidio.

Ricordo che un articolo di Italia Oggi di qualche settimana fa (forse inizio agosto) aveva già previsto che i movimenti di poltrona su Libero e su Il Giornale avrebbero portato a un periodo di artiglieria pesante sui nemici del Re.

Ora non so. La situazione non mi stupisce: non mi stupisce che l'anomalia italica comprenda anche i colpi bassi feltristi e belpietristi, né mi stupisce l'assoluta intolleranza del Cav. né il suo modello di comunicazione (cfr. Cucku model of Public relations di TMF).
Mi colpisce però il montare di un sentimento contrapposto, peraltro ben comprensibile contro il Potere Primo.
Se l'ordine dei giornalisti avesse un senso forse sarebbe intervenuto: non tanto a censurare ma a prendere posizione contro i killeraggi indiscriminati.
Da relatore pubblico mi sento imbarazzato: intervenire o non intervenire? Si tratta di un problema di deontologia giornalistica o in senso più ampio di etica della comunicazione? Se le black pr adesso le fanno i giornalisti, si crea una crisi nel sistema media piuttosto grave.
Lasciateci almeno fare i cattivi... verrebbe da dire cinically.
Volendo essere seri invece: quando la misura è colma, quando la barbarie straripa non è il momento di prendere posizione anche per noi?

A RIMINI L’OFFICINA DELLA PROFESSIONE

A settembre, per la prima volta a Rimini, il Corso di preparazione alla pratica professionale nelle Relazioni Pubbliche e nella Comunicazione d’Impresa, organizzato da Ferpi - Federazione Relazioni Pubbliche Italiana. Cinque mesi di percorso intensivo, un'occasione unica per acquisire competenze approfondite e per migliorare sul campo le proprie capacità nella pratica quotidiana dell'esercizio della professione.

Il Corso di preparazione alla pratica professionale nelle Relazioni Pubbliche e nella Comunicazione d'Impresa, organizzato dalla FERPI – Federazione Relazioni Pubbliche Italiana – con il patrocinio della Provincia di Rimini, sponsorizzato da Snam Rete Gas e in collaborazione con Parmalat, è una proposta formativa unica nel nostro paese che riprende e sviluppa analoghe esperienze proprie del mondo anglosassone.

Il progetto, inaugurato a Milano dalla FERPI nell'aprile 2007, ha preso origine dalla consapevolezza di un'esigenza che andava sempre più sviluppandosi in Italia: la necessità di un percorso indirizzato a rispondere alla domanda di specializzazione tecnico-operativa, e non solo teorica, sempre più frequente nell'ambito delle Relazioni Pubbliche.

Il corso, rivolto sia a giovani stagisti, neolaureati o diplomati in corsi in RP e Scienze della Comunicazione, sia a quanti desiderano meglio capire il mondo delle Relazioni Pubbliche con il quale dovranno interagire nella loro attività professionale, si presenta come l'adeguata proposta formativa. Un percorso di formazione che, partendo dalle conoscenze teoriche di base, prende in esame i principi fondamentali della pratica professionale e ne analizza le specifiche aree di specializzazione.

Un percorso innovativo volto ad offrire a chi già lavora nell’ambito delle Relazioni Pubbliche e a quanti si affacciano al mondo della Comunicazione gli strumenti concreti per operare quotidianamente nella professione.

100 ore di aula per un programma ricco di esercitazioni pratiche individuali o di gruppo.
Cinque mesi per un corso intensivo finalizzato all’approfondimento pratico di modelli teorici e di metodologie nella pianificazione e gestione di sistemi di relazione, con specifici riferimenti alla comunicazione di impresa nelle sue differenti specializzazioni.

Un corpo docente costituito da affermati professionisti che, attraverso attuali case histories e situazioni vissute sul campo della loro pratica professionale, stimolano una continua interazione con i partecipanti e una costante sollecitazione al confronto diretto.

Tutti i dettagli relativi a programma, calendario, sede, modalità e costi sono contenuti all'interno del sito: http://corsonline.ferpi.it/

Per informazioni e iscrizioni:
Segreteria Organizzativa Ferpi Servizi Srl
Tel. 02-58312455
Fax 02-58313321
E-mail: formazione@ferpi.it

mercoledì 2 settembre 2009

Comunicare la pandemia

Stamattina a Nove in Punto su radio 24 interessante trasmissione sulla nuova influenza e in particolare l'intervento di Luca de Nardis (giovane professore di comunicazione della Sapienza) sull'aspetto che ci interessa maggiormente: come comunicare una pandemia senza scatenare panico nella popolazione.

Si tratta di una bella sfida di comunicazione pubblica. E non solo dato che coinvolgerà la comunicazione (ir?)responsabile anche di Big Pharma.
Non credo tuttavia che oggi non si sia scatenato il panico grazie ad un presunto senso di responsabilità dei media italiani; giornali, tv e radio saranno prontissimi e rapacissimi appena sarà il tempo giusto. Per ora non se ne è parlato perché in agosto il mood mediatico era quello del pettegolezzo e della polemichina... per panico e angoscia c'è tempo: da metà settembre in avanti sui nostri schermi.

Nuovo blog

Dal 2 gennaio pubblico i miei post su  https://pranista.blog/