venerdì 28 dicembre 2007

Passaparola negativo e pettegolezzo natalizzzio

Da tempo studiamo con curiosità ed interesse il word of mouth marketing (il mkt del passaparola) ben consci che non si tratta di una scoperta degli ultimi anni ma di uno dei fenomeni comunicativi più vecchi al mondo e allo stesso modo uno degli strumenti più antichi delle public relations (almeno dovremmo tutti saperlo).

Il legame tra passaparola ed etica della comunicazione e del marketing è ben evidente: basta leggersi il libro bianco del WOM o per star sul classico le 95 tesi del Cluetrain Manifesto. Quindi è assolutamente devastante il passaparola associato ad un comportamente non etico.
Essendo personalmente (negli ultimi giorni) stato oggetto di passaparola negativo, quello che chiamiamo abitualmente pettegolezzo, mi son reso conto - ahimé - dell'efficacia soprattutto di un passaparola negativo.
Come dicevo occorre ovviamente riconoscere che c'è bisogno di un fondo di verità, ma come nella migliori delle case history ad esso si sono associati:
alcuni evangelisti fortemente motivati spuntati dal nulla, un comportamente negativo che si è trasformato in storiella (ottima miccia con cui appicare il fuoco), la valorizzazione di tutti gli anelli della catena del passaparola, nuove tecnologie utilizzate ad hoc, ecc.
Il passaparola negativo funziona. Credo più velocemente e efficacemente di quello positivo.
L'insegnamento comunicativo da trarre - che altro non è che una morale da manuale un po' natalizia - è che mentre nel passaparola positivo tutto va curato (studiato, seguito e incoraggiato) nel passaparola negativo, ma più in generale nella maldicenza, il verbo si diffonde da sé e tutti l'aiutano.
In questo senso le recenti campagne diffamatorie utilizzate da Carl Rove ed altri suoi emuli italici sono assolutamente esemplari di come funzioni bene la maldicenza e l'insinuazione (cfr. il recente libro Spin di Giancarlo Bosetti, direttore di Reset).
Quindi occhio e comportarsi bene!

2 commenti:

  1. Credo che ciò che dà negatività o positività ad un messaggio sia il contenuto, molto più che il mezzo. Chi produce un contenuto negativo (non chi lancia il messaggio) ha già studiato e curato bene quanto poi viene trasmesso. Semmai è "ingenuità" sottovalutare la capacità di diffusione della comunicazione

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  2. Pienamente d'accord... forse mi son spiegato male. La considerazione generale era che un contenuto negativo ha molta più forza propulsiva di un contenuto positivo per il passaparola; e questo ben è esemplificato dal pettegolezzo, come forma di passaparola negativo.

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