domenica 1 marzo 2009

Trasparenza globale & Personal branding

Prendo spunto da un post di Seth Godin Personal branding in the age of Google in cui Godin, uno dei miei favorite mkt-blogger parla di come una sua amica abbia utilizzato la rete rete per assumere un/una governante.
Dopo aver inserito l'annuncio su Craigslist, uno dei siti di annunci più utilizzati al mondo, l'amica ha ricevuto tre risposte; cercando su google i nominativi dei tre candidati ha potuto verificare che uno era un ubriacone, uno un artista e l'altro forse era indagato per qualche problema di giustizia...

Godin segnala come sia necessario oggi in piena epoca Google tenere conto che il proprio comportamento finisce inevitabilmente sulla rete, mappato da Google e quindi a disposizione di qualunque internauta. Di conseguenza occorre comportarsi nel miglior modo possibile.

E' un po' ciò che accade - ma che si accentua all'ennesima potenza - con Facebook. Chi utilizza Facebook sa che ormai tutti i suoi "amici" sono al corrente 24x7. E' il motivo per cui diverse persone non vogliono utilizzarlo, è il motivo per cui alcuni miei colleghi sono restii ad utilizzare FB per lavoro. E' in realtà, credo un'inevitabile deriva tecnosociale, per cui la trasparenza diventa un valore necessario delle aziende e delle persone. E la trasparenza come valore incide sui comportamenti a monte (cfr. il dibattito sulla CSR, o leggi il Barbiere di Stalin)
I grandi cambiamenti economico-sociali portano a cambiamenti nei valori guida della società: se il tema della trasparenza emerge sempre più come necessario in campo economico, non dobbiamo stupirci che accada anche in ambito sociale. Come già accaduto con la partepazione: grande issue contemporanea che si è imposta in tutti i campi dalla politica alla tecnologia passando per la società e la comunicazione-mkt.
Allo stesso modo il lato negativo (il disvalore) tecnosociale si riassume bene nel timore del Grande Fratello globale. Trasparenza o grande fratello?
Oltre all'arte e all'architettura che sul tema (tra trasparenza e controllo globale) stanno offrendo eccellenti interpretazioni io guardo il bicchiere... perlopiù trasparente. E da relatore pubblico lo giudico mezzo pieno perché ci aiuta ad esigere da noi e dal committente comportamenti sempre più virtuosi. No question.

1 commento:

  1. Sono d'accordo sulla necessità della trasparenza da parte delle organizzazioni e di chi ci lavora, relatori pubblici in primis. Nel contempo ritengo sacrosanto il diritto alla privacy per quanto riguarda la propria vita privata quando, smessi i panni del comunicatore, ce ne torniamo a casa. Per questo motivo anch'io per il momento non ho ritenuto di usare FB per fini professionali e sullo stesso piano metterei anche Twitter.

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