lunedì 2 giugno 2008

La Percezione logora chi non ce l'ha

Una velocissima riflessione personale su messaggio, contesto e fruizione. Un tema da scienza della comunicazione più che da dibattito RP, però utile a farmi un'analisi di coscienza.

Sabato sera sono andato a vedere Gomorra. Volevo guardarmi Il Divo, ma c'era da aspettare quasi un'ora e allora abbiamo ripiegato su Gomorra. Bello, bravissimi gli attori, grande regia e sceneggiatura. Lo spunto interessante però è che di fianco a me c'erano due tra i 34 e i 40, con un forte accento napoletano. Hanno cominciato a ridere all'inizio del film e smesso in pratica alla fine, commentando quasi ogni scena. Un comportamento che in un'altra situazione mi avrebbe dato fastidio (e infatti L. sbuffava di fianco a me continuamente) ma che invece si rivelava interessante.

I due interpretavano e vivevano il film non tanto come un film-denuncia, ma piuttosto come una parte della loro biografia, che comunicavano con orgoglio.
Allo stesso modo ieri ho guardato per l'ennesima volta "Thank you for Smoking" (anche perché con Fabio abbiamo parlato di un'idea simpatica che potremmo sviluppare nei prox mesi) e a parte la qualità del film, mi son reso conto di guardarlo (e di conseguenza interpretarlo) unicamente alla luce della mia professione. Convincendomi sempre più di quanto sia bella, utile e sfidante.

In entrambi i casi è evidente la distonia tra le intenzioni di chi ha prodotto il messaggio e la fruizione/percezione di chi lo riceve - come dimostravano anni fa nel loro studio su Dallas, Liebes e Katz.

A volte, molte volte, ossessionati dalla quantità (sondaggi, altezze delle rassegne stampa, minutaggi radio/tv, carotaggi internet...) ci dimentichiamo di questo piccolo e importante particolare: la fruizione e la percezione del messaggio. Che credo abbia un po' a che fare con quella distanza di cui abbiamo parlato ultimamente tra paese reale e classi dirigenti.
Banale a dirsi ma in un paese moderno e sempre più diverso i pubblici sono sempre maggiormenti segmentati e parcellizzati sui singoli contesti, che dobbiamo ascoltare molto umilmente. Altrimenti paradossalmente siamo i primi ad avere una percezione erronea di ciò che i nostri stakeholder pensano. Il (piccolo?) problema è come ascoltarli. Basta un poco di Gorel?


E intanto il Bologna è tornato in serie A... particolare non da poco.

3 commenti:

  1. Nei primi anni liceo, prima ancora dell'università, e prima ancora di pensare anche solo lontanamente che mi sarei occupato di comunicazione, lessi un libro di Umberto Eco basato sul fatto che il libro, non appena è finito di scrivere non è più dell'autore ma di chi lo legge, sostenendo anche che non è bene chiedere ad n autore di commentare il proprio libro perchè 1) non è più suo ma di chi lo legge, 2) forza il lettore a trovarci significati che questi non vedeva, alterandone il rapporto con il libro.
    Spesso mi sono ritrovato, molti anni dopo a confrontare questa affermazione di Eco con il mio lavoro nella comunicazione. A cominciare dall'inizio, avvenuto ad anni di distanza da quella lettura, quando facevo i primi marchi per le aziende e mi trovavo a ricevere complimenti per avere reso esplicito un significato che ... io non avevo visto ma che il mio cliente trovava limpido e appariscente.
    Aver affinato le capacità di ascolto oggi mi aiuta molto di più, anche se, un attimo dopo averle prodotte, continuo a sentire sempre meno "mie" tutte le cose che faccio.

    un caro saluto Biagio, seguo con interesse il tuo blog ed oggi ho avuto un raptus nello scriverti.

    Enrico

    RispondiElimina
  2. Ciao Enrico, grazie del commento.
    Trovo molto interessante per tutti noi la considerazione:
    Aver affinato le capacità di ascolto oggi mi aiuta molto di più, anche se, un attimo dopo averle prodotte, continuo a sentire sempre meno "mie" tutte le cose che faccio.

    RispondiElimina
  3. Ciao Biagio,
    la bazza di gomorra mi sembra di averla già sentita...
    ah, vero, me l'hai raccontata tu.

    Io ho ammirato "il divo" lunedì sera. Vicino a me nessuno di estremamente coinvolto o sconvolto, solo un ingegnere - idea che mi è venuto dal mix di orologio e pettinatura. Gli unici commenti che ha rilasciato erano sul risultato riportato sul tabellone della fantomatica partita impressa sulla pubblicità in cui si invita gli spettatori a seguire in sala gli Europei di calcio.

    Come tu hai interpretato alla luce della tua professione, il film "Thank you for Smoking", io ho interpretato "il divo" in funzione della mia professione.
    A tratti mi sono spaventato.

    Riporto una citazione sperando di non essere imbeccato dalla Siae, :-)

    "Ho la coscienza di essere di statura media, ma se mi giro attorno non vedo giganti…"
    (toni serillo, Andre8)

    RispondiElimina

Nuovo blog

Dal 2 gennaio pubblico i miei post su  https://pranista.blog/