domenica 13 ottobre 2013

Cucù... il Motorshow non c'è più!

Pessima notizia dall'Emilia-Romagna. Un brutto risveglio per tanti colleghi.

Nei giorni scorsi è stato comunicato che il Motorshow quest'anno non si farà. 
Si tratta per Bologna e per il Marchio territoriale dell'Emilia-Romagna MotorValley di una perdita molto grave, che anche indirettamente peserà sull'appeal della terra dei motori. 
Da ormai 4-5 anni la crisi dell'evento era conclamata: il milione e mezzo di visitatori non si era più visto nel post-Cazzola e le case automobilistiche avevano cominciato a tirarsi indietro. 

In merito ci sono alcune riflessioni "comunicative" da fare:
  1. quale ruolo ha avuto la comunicazione nella crisi dell'automotive italiano e ancor peggio la crisi nera del motorsport italiano, un tempo eccellenze industriali ed economiche; 
  2. perché una fiera/show smetta di essere appetibile per i suoi clienti (gli espositori) e perché la sovrastruttura (l'organizzazione e la infrastruttura fieristica) sia diventata troppo pesante per l'industria stessa, che nella fiera dovrebbe vedere un'opportunità e non un costo senza ritorni; 
  3. perché la pesante influenza dell'intervento pubblico rischi di "drogare" il mercato e non aiutarlo a crescere in maniera sostenibile. Dietro all'addio del Motorshow ci sono vizi e problemi molto italiani. 
Il primo punto ci riguarda da vicino: ad oggi siamo stati incapaci di creare una narrazione sulla terra dei motori, sufficientemente compelling, in grado di sfruttare a favore del territorio marchi come Ducati, Lamborghini, Ferrari, Maserati e Dallara.
Il secondo ci riguarda egualmente. L'industria delle fiere, importante comparto economico italiano, purtroppo anche per demerito nostro, è spesso viziato dallo strapotere dell'intervento pubblico e della politica, mentre non risponde a logiche di mercato come in altri paesi più virtuosi (cfr. Germania e Gran Bretagna, dove i poli fieristici sono ben organizzati, delimitati e caratterizzati)
Poi c'è il terzo punto, a sua volta collegato con i primi due. E' sempre più evidente che il marketing territoriale debba essere deciso da, e non solo condiviso con, gli operatori della filiera; non quindi calato dall'alto dei governi regionali o delle autonomie territoriali. Non si può prescindere da un progetto integrato sul marchio della terra dei motori: industrie, musei, città e province, eventi, operatori del turismo. 
Pur avendo diversi obiettivi, interessi e modalità di intervento, tutti questi soggetti vanno supportati dalla mano pubblica non economicamente, ma in termini di governance della comunicazione e dei sistemi di relazione territoriali. 

Una riflessione da parte degli operatori delle RP potrebbe essere utile sia per contribuire sul versante del governo delle relazioni stesse, sia per offrire una lettura delle opportunità di comunicazione legate al marchio MotorValley.

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