venerdì 8 luglio 2011

Mafie, relazioni pubbliche, legalità e rendicontazione

Mentre tornavo a casa in auto ho sentito per radio l'intervento del pres. della camera di Commercio di Reggio Emilia che alla trasmissione su Radio24 di Galullo (Sotto tiro. Storie di mafia e antimafia) che denunciava non solo le infiltrazioni delle mafie nel tessuto imprenditoriale reggiano e tra i colletti bianchi, ma soprattutto l'isolamento che lo aveva accompagnato durante la sua campagna antimafiosa.

Che c'entra con le relazioni pubbliche?

Credo ci siano due motivi principali per cui dovremmo occuparci del tema come comunità dei comunicatori e come associazioni di professionisti:
1- dovremmo smentire l'idea diffusa per cui non si deve parlare di mafia in un territorio per paura di danneggiarne l'immagine. Denunciare e accompagnare anche con la comunicazione dei comportamenti virtuosi aiuta a prevenire e pulire il territorio: lo dimostrano i risultati che il sistema confindustriale ha ottenuto in Sicilia e che sta ottenendo in Calabria, grazie anche a un appoggio dei mezzi di informazione del sistema (Sole 24 Ore e Radio 24 appunto)
2- dovremmo coltivare e incoraggiare una cultura della rendicontazione delle organizzazioni e la sua comunicazione verso gli stakeholder. Questo approccio, che teorie e best practices di RP portano avanti, permette di offrire tutti gli elementi per valutare il grado di legalità diffuso in un'organizzazione e nei migliori casi permette anche di prevenire eventuali atteggiamenti di tolleranza verso l'illegalità, sia sensibilizzando l'opinione pubblica sia sensibilizzando i pubblici interni e esterni (dipendenti, manager, fornitori e clienti). 

Se nell'intervento Bini parlava di alcuni settori in particolare, cioè trasporti-costruzioni-commercio, come particolarmente colpiti, non possiamo non vedere in una cultura della relazioni con gli stakeholder e della rendicontazione un'arma utile. Ricordo a questo proposito una proposta di Toni Muzi Falconi in merito all'inserimento obbligatorio negli appalti pubblici per le infrastrutture di un capitolo specifico riguardante proprio la comunicazione: servirebbe non solo ad ascoltare le esigenze delle comunità locali (forse riducendo le sindromi Nimby) ma anche a obbligare le imprese a farsi più trasparenti. Nonché ad aumentare i campi di intervento di comunicazione e relazioni pubbliche.

Quindi bravo Bini (cfr. video su Mafie), ma ragazzi coraggio mettiamoci anche del nostro.

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