sabato 30 ottobre 2010

Milano è impazzita o son tutti fuori alla fine della fiera? Schizofrenia del sistema fieristico italiano

A Verona c'è la storica Fiera Cavalli, Milano propone cavalli a Milano nello stesso periodo.
A Bologna c'è il SAIE, Milano ha creato il MADE, di sti tempi fa pubblicità-disturbo contro il SAIE e nel 2011 saranno in cintemporanea.
A Parma c'è Cibus, Milano ha creato Tuttofood. Poi si mettono d'accordo per un alternanza biennale. Però Parma presenta CibusTour nell'anno di Tuttofood posizonato ovviamente un mese prima, in collaborazione con SlowFood.
Non è solo una questione milanese (anche se Fiera Milano è forse la più aggressiva): in Italia c'è una guerra delle fiere che, per chi ci lavora, appare assurda.
La competizione tra fiere ha senso se è internazionale. Se la competizione è fatta tra fiere italiane si crea danno alle aziende, confusione nei buyer e clienti esteri, spreco di risorse.
Le fiere sono uno strumento di Relazioni Pubbliche, Marketing e business in generale, importantissimo. La Germania ha un sistema fieristico potente ed è in grado ad esempio di presentare ad Anuga tutto il meglio del food. L'Italia ha una carta in più: degli altri paesi la ricchezza dei territori e i loro asset di ospitalità. Vanno sfruttati con un accordo di sistema per evitare uno spreco (anche di risorse pubbliche) che si ritorce contro tutto il sistema italiano. Far venire i visitatori e gli espositori esteri in Italia è un vantaggio per tutti noi - operatori di settore, operatori turistici, territori - ma solo se abbiamo una strategia comune che razionalizzi il nr di fiere, concentri gli hub per specializzazioni e valorizzi le fiere di nicchia.

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