mercoledì 28 gennaio 2009

Il Barbiere di Stalìn

Finalmente nei giorni scorsi ho finito di leggere "Il Barbiere di Stalin" di Paolo D'Anselmi. Ci ho messo parecchio perché credo sia un libro non facile, ma denso di idee e di pensiero critico.
Un bel libro che fa pensare e riflettere, che mette in discussione il gulliver.

Non so se son riuscito a capirlo al 100%; so che mi sono segnato decine di pagine e spunti. Non so se sono d'accordo con tutte le tesi del libro: ad esempio considerare il settore pubblico per intero un settore che evade il lavoro pare esagerato.
Di sicuro d'ora in avanti ricorderò alcuni punti chiave del libro:
il tema del lavoro irresponsabile; la necessità di dare conto del lavoro; l'irresponsabilità di alcune aziende pubblico-private; l'incapacità e la non volontà di rendicontazione della politica e la sua sostanziale irrilevanza; qualunquisimo e post-qualunquismo alla Grillo; la mancanza di una cultura dell'attuazione.
Infine il tema della Corporate Social Responsibility e quindi il focus sulla comunicazione e sul ruolo dei relatori pubblici (in particolare nell'ultimo capitolo).
Con quattro certezze:
  1. la CSR esiste e c'è;
  2. si può non esserne consapevoli;
  3. la CSR si può gestire (bene o male) consapevolmente;
  4. la CSR si può raccontare, facendone un un bilancio sociale.
Appare evidente che il quarto punto non è la CSR tout court come da molti di noi spesso viene scambiato il bilancio sociale; allo stesso tempo il bilancio sociale è necessaria rendicontazione della CSR. Il ruolo del PR è però l'attuazione dell'ascolto degli stakeholder e possibilmente lo sforzo di far modificare i comportamenti agiti intermente e esternamente. (Torna utile la metafora della cipolla e la declinazione sugli stakeholder...)

Un libro da tenere sulla scrivania e che tutti dovremmo leggere.

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