mercoledì 16 gennaio 2008

Il Gran Rifiuto dei Pap(p)ataci

Chi si occupa di comunicazione sa quanta expertise offra la Chiesa in Italia (la cui istituzione è la CEI) e dal Vaticano nel mondo.
Gestori di public relations per eccellenza dalla notte dei tempi, tutto quello che oggi noi applichiamo nella comunicazione ha un corrispettivo nella vita ecclesiale.

Dai missionari evangelici al fund raising domenicale, dalla lobbying (il capolavoro dell'8 per mille) ai grandi eventi, dai road show internazionali (G.P.II docet) al viral mkt (mi hanno sempre affascinato le posizioni improbabili degli antichissimi graffiti Dio c'è sotto ponti altissimi o in curve autostradali pericolosissime), i geniali slogan propagandistici neoguelfi (il guareschiano Nell'urna Dio ti vede, Stalin no) alla gestione internazionale delle media relations.

Anche nell'ultimo affair, il rifiuto della Saccenza a PapaRazzi mi pare di poter dire che la gestione della crisi è stata eccellente. Basta leggere i titoli, gli editoriali, gli articoli di tutti i giornali italiani; le dichiarazioni di praticamente tutti i politici; il sentimento dell'opinione pubblica cattolica... tutti gli stakeholder della Chiesa (intesa come CEI+Vaticano) concordano su un consenso generalizzato.

Il tutto grazie a un piccolo evento annullato. Una sorta di pseudoevento che sappiamo può far sempre più rumore di un evento realizzato. In questo caso ore di trasmissioni radiofoniche e televisive, centinaia di pagine della stampa nazionale e internazionale. E la bollatura dei cosiddetti laici della Saccenza (67 professori che hanno scritto una lettera interna due mesi fa) al rango di una cinquantina di Pappataci fankazzari fuoricorso.

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